Dopo l'Abruzzo e la Sardegna, arriva il nuovo test elettorale in Basilicata, dove - dopo quasi venticinque anni - il centrosinistra cede il governo al centrodestra. La Lega vola ed i "Cinque Stelle" affondano, il Partito Democratico "tiene" per modo di dire ma perde la Regione e non fruisce di un "effetto Zingaretti", che pareva esserci nei sondaggi nazionali. Appare sempre più evidente come la politica dei due forni (con i "pentastellati" a Roma e con Forza Italia e "Fratelli d'Italia" nelle Regioni) non potrà essere una situazione valida per sempre per il leader in crescita Matteo Salvini, che non potrà in più che far tesoro di come i "grillini" si siano evaporati in tempi rapidissimi. L'elettorato è ormai, per natura, infedele e colpisce nel breve chi lo delude, dando alla propria risposta tempi rapidi, perché manca la pazienza nell'incalzare degli eventi che hanno reso tutto più veloce. Certo, le elezioni europee saranno un passaggio significativo e non tanto, purtroppo, in una logica di discussione sulla politica comunitaria, ma perché questo passaggio sarà e resterà una forca caudina per la politica nazionale.
Potrebbe anche essere la resa dei conti: molto spesso ormai Matteo Salvini e Luigi Di Maio appaiono come separati in casa, perché troppi dossier stridono nelle diverse posizioni assunte. Più che la "Tav" su cui si è scelto di prendere tempo con la rabbia dei francesi per questi giochetti, sarà la patata bollente dell'Autonomia differenziata per Lombardia e Veneto la vera sfida da duello da film western. Mi veniva da sorridere l'altro giorno, traversando in auto alcuni Comuni del Canavese, dove sulle scritte con la dizione del paese figurava uno scrostato adesivo con la scritta "Padania", progetto fra Autonomia speciale ed indipendentismo, cancellato nel nome di un sovranismo distante anni luce dal federalismo. Eppure quello del Nord è lo zoccolo duro, allargatosi al Centro Italia, perché si sa che l'elettorato del Sud è ancora più volubile e grandi numeri in certe zone hanno un prezzo da pagare, laddove a comandare non è lo Stato. Insomma: un guazzabuglio e l'eventuale scelta di andare alle elezioni anticipate a Roma potrebbe essere l'occasione per evitare l'attuale strabismo fra situazioni locali e governo nazionale. Ma, si sa, come la Politica resti l'arte del possibile e pure dell'impossibile. Lo dimostrano, nel piccolo, le vicende valdostane, dove le alleanze vanno e vengono e il boccino non si ferma mai roteando sul campo di gioco con i giocatori-elettori che capiscono sempre meno.