I giornalini hanno avuto un peso notevole nella formazione delle generazioni come la mia, in assenza di overdose di televisione e del mondo sconfinato dei tablet. Per me il periodo d'oro era soprattutto l'estate, quando periodicamente - ritenendo che fosse utile per esercitarsi alle lettura - venivo autorizzato a comprare una buona dose di giornalini. Penso davvero che si trattasse di un utile allenamento e ricordo in più l'emozione dell'abbonamento a "Topolino", ricevuto a casa a mio nome! Pur essendo più vecchio di me, leggevo con divertimento, qualche giorno fa, Paolo Isotta - noto musicologo - su "Libero quotidiano". Così esordisce: «Nel 2018 si celebrarono i novant'anni di Topolino. Nacque direttamente al cinema, primo cartone animato col sonoro sincronizzato all'immagine. Che il personaggio vedesse la luce direttamente come film dimostra il genio avveniristico di Walt Disney».
«Solo dopo Topolino, e tutta la famiglia gradualmente generata - continua Isotta - diventarono un fumetto. Nelle due forme, la creazione di Disney e tutte le vicende delle figure da lui inventate, sono state fra le cose importanti della cultura del Novecento ed oltre. Dai miei cinque anni i fumetti di Disney erano il mio pane quotidiano. Poi ne arrivarono altri, quelli dell'"Intrepido", Batman e soprattutto Flash, che mi appassionava di più: ma Flash è di qualche anno posteriore, giacché si coniuga a un' altra mia passione, la fantascienza, la velocità della luce, il viaggio nel tempo. Si aggiunsero, al cinema e come "strisce", altri prediletti, il coniglio Bunny ed il grandissimo Gatto Silvestro. Ma tutto questo nasce dalla prima invenzione di Disney, è un omaggio a lui. Le "strisce" di Topolino recavano allora un testo, e le avventure s'interpretavano leggendolo attentamente». Quanto è vero! Io aggiungere "Il Monello" e "Tex Willer" e poi, grazie al cuginone più grande, persino "Linus", che è valso anche come formazione politica - per quel che ci capivo - piuttosto anzitempo e forse il bernoccolo per la politica è spuntato pure da lì. Paolo Isotta critica Topolino: «Sin dall'infanzia il topo saputello non mi era simpatico, così come m'infastidiva il libro "Cuore", che più tardi ero costretto a leggere. Pure un bimbo piccolo poteva avvertire che Topolino è troppo perbene, troppo bempensante. Alleato del commissario Basettoni, è un difensore dell'ordine costituito basato sulla proprietà e sulla discriminazione di classe. Con un po' di enfasi, possiamo affermare che Topolino è un cantore della triade "Dio-Patria-Famiglia". E' un piccolo borghese e tale è la sua ideologia. L' Italia fascista lo accolse con condivisione». In fondo mi ci riconosco in questo commento caustico, cui bisognerebbe aggiungere - se si può - l'insopportabilità della compagna Minnie e la straordinaria pazienza del suo amico Pippo. Ma sopratutto mi riconosco nel mio disegno preferito, mio vero alias dei fossi un personaggio dei fumetti: Paperino! Mi piace la sua goffaggine, l'inventiva e anche quella capacità di inalberarsi e di reagire alla sfortuna volgendola in fondo in burla. Scrive Isotta e sottoscrivo: «La mia simpatia andava a Paperino e alla sua famiglia. Paperino, idealista e sfortunato, eversore come Silvestro, la sua personalità messa sempre in ombra da altri tre cantori dei Buoni Sentimenti, i nipotini, infallibili e sapienti, grazie al loro manualetto tascabile. Anche Zio Paperone, grandioso mostro di avarizia, reincarnazione d'un tipo nato con Plauto e giunto allo Scroogedi Dickens, mi piaceva molto». Paperino e la sua genia (compreso Paperinik) sono un respiro di libertà nelle sue diverse declinazioni. Ci si abitua, in sostanza è questa la sterminata famiglia disneyana, alla varietà dell'umanità resa con l'antropomorfismo che dalle fiabe dell'Antichità approda ormai ai film d'animazione digitali con animali così umanizzati che ci fanno restare con un palmo di naso o - lo osservo con il mio lato paperinico - con un palmo di becco.