Se vivessimo in uno Stato alpino, il tema dei ghiacciai che stanno scomparendo sarebbe un tema capitale. Ma l'Italia - lo "Stivale" della nostra infanzia - malgrado la vasta estensione delle Alpi resta un Paese che considera l'Arco alpino come marginale zona di confine, vista nella logica romanocentrica che resta fondamentale nella visione complessiva. Chi auspica che le Autonomie regionali - comprese quelle Speciali - sfocino prima o poi nel federalismo non lo fanno per nulla. Si sa, però, che il clima è esattamente inverso in questa fase storica, senza troppe eccezioni. Ci pensavo, leggendo in queste ore sul sito del giornale svizzero "Le Matin" un articolo, che annuncia un'iniziativa politica di fatto impensabile in Italia non solo per la diversità degli ordinamenti giuridici, ma anche per le differenti volontà appena descritte. Lo riporto tale e quale: "La protection du climat devrait être ancrée dans la constitution et les émissions de gaz à effet de serre réduites à zéro d'ici 2050. C'est ce que vise l'initiative populaire pour les glaciers. Ses initiants ont jusqu'au 30 octobre 2020 pour récolter les signatures".
"La Chancellerie fédérale a examiné le texte - prosegue l'articolo - et l'a publié mardi dans la Feuille fédérale. L'initiative populaire "pour un climat sain" a été lancée par l'Association suisse pour la protection du climat fondée l'an dernier. Celle-ci recense deuxmille membres et est soutenue par des organisations environnementales, ainsi que des églises, des scientifiques, des organisations agricoles et économiques. Le comité d'initiative est formé de politiciens du PS, des Verts et Vert'libéraux. Mais il compte aussi le soutien des conseillers aux Etats Ruedi Noser (PLR/ZH) et Stefan Engler (PDC/GR) ou de la conseillère nationale Rosmarie Quadranti (PBD/ZH). Présentée en janvier dernier, l'initiative pour les glaciers veut sensibiliser les milieux politiques pour que les objectifs de l'Accord de Paris soient inscrits dans la constitution. Des exceptions seraient toutefois autorisées, notamment quand il n'est technologiquement pas possible de faire autrement. La lutte ne doit pas seulement être individuelle, mais aussi institutionnelle, selon les initiants. La politique climatique doit aussi renforcer l'économie et utiliser des instruments de promotion de l'innovation et de la technologie". Si potrebbe risolvere sostenendo che si tratta di una visione ambientalista cupa e pessimista, ma in verità sono i dati scientifici e la vasta letteratura a dimostrare - con buona pace dei cretini che osservano che l'andirivieni dei ghiaccia c'è sempre stata, negando in sostanza quell'intervento umano che è diventato decisivo nel riscaldamento globale - che siamo sull'orlo di disastri ambientali. Nel nostro caso una Valle d'Aosta arida senza quelle riserve d'acqua che sono i ghiacciai, che sono anche la straordinaria attrattiva paesistica delle nostre montagne. Eppure l'impressione è che, a parte la retorica di circostanza ed iniziative - ad esempio contro i carburanti fossili - si vada esattamente in senso contrario, come ben dimostrato dalla crescente metanizzazione delle nostre vallate, per non dire del "teleriscaldamento" di Aosta, che consentirà al gestore di aumentare le tariffe in un regime monopolistico. Ma così è e dunque bisogna guardare bene a cosa avviene in Svizzera, sia per il sistema istituzionale che fa da cinghia di trasmissione fra l'opinione pubblica e le Assemblee parlamentari ed il Governo, sia perché i nostri vicini sono Stato alpino vero e proprio con una generale fierezza di appartenenza e di identità, di cui troppi valdostani hanno perso le ragioni.