Faccio i miei migliori auguri ai candidati valdostani, che si presenteranno alle imminenti elezioni europee, sapendo come il sistema elettorale remi contro di loro, "annegati" come sono in una circoscrizione elettorale enorme, lesiva del diritto dei valdostani di avere una rappresentanza in qualche modo garantita. Personalmente mi atterrò alla scelta di Mouv' di libertà di voto e questo vuol dire - a differenza di Stefano Ferrero, che sarebbe capogruppo in Consiglio Valle, che è che è stato presente e molto parlante ad un comizio della Lega senza avvertire nessuno - che sarò silente e mi recherò alle urne senza sbandierare scelte. Questa non è violazione di una presunta libertà di opinione e neppure omissione, ma si tratta di rispetto delle regole che non si accettano secondo le convenienze ed addirittura evocando la "camicia di forza", triste simbolo dei manicomi di un tempo, che è meglio non usare a vanvera.
Un voto, quello europeo, che avviene in un momento difficile a tutti i livelli ed il caos politico sembra la cifra che, a salire, avvolge Valle d'Aosta, Roma e pure la politica europea, in attesa di capire come certe situazioni potranno peggiorare o migliorare. Sono ottimista per natura, ma spesso vengo messo a dura prova in questa mia attitudine. Pur fiero come sono di essere stato il solo valdostano sinora a sedere al Parlamento europeo (immodestamente, con un ruolo significativo con la Presidenza della "Commissione Affari regionali, Trasporti e Turismo"), sarei ben lieto che si infrangesse questo mio record e tornasse - nella navetta del lavoro fra Bruxelles e Strasburgo - un "nostro" rappresentante nella grande Assemblea, di cui ho avuto l'onore di fare parte ormai tanti anni fa. Per chi dovesse farcela ad essere eletto, osservo che il compito non è facile: confesso che se non avessi avuto un lungo esercizio a Roma, che mi aveva trasformato in "parlamentare di lungo corso", l'impatto con la complessità del Parlamento europeo mi avrebbe messo al tappeto in quattro e quattro otto. Si tratta di un mondo da capire, fatto di procedure e confronti molto particolari, e dovetti fare un grande sforzo di apprendimento per prendere in mano le cose. Si è trattato comunque di un'esperienza senza eguali per la mia formazione personale e la mia crescita umana, ancor prima che politica. Non mi metterò a spiegare i punti salienti che obbligano la Valle a guardare all'Europa, perché non ho voglia di fare il "saputello": nomea che qualche fesso alimenta per quella brutta bestia che è l'invidia. Già in passato mi è capitato di fare "ripetizioni" di Europa a certi miei colleghi in politica per evitare che dicessero cose sbagliate, ma questo ruolo di "coach non mi appartiene affatto, anche perché spesso mi sono accorto che si trattava di esercizio inutile, come lavare la testa agli asini. Mi piace farlo, semmai, con i cittadini comuni che dimostrano curiosità e interesse, specie quando si argomenta loro con semplicità che cosa abbia significato anche in concreto il lungo percorso dell'integrazione europea. Si tratta ogni volta di smontare pregiudizi e "balle spaziali" sull'Europa, distribuite a piene mani di questi tempi da diverse parti dello scacchiere politico ed ogni volta spiego come l'Unione europea sia, come tutte le costruzioni umane, qualcosa di assolutamente migliorabile, ma l'alternativa per il Vecchio Continente è tornare alle divisioni, alle "lacrime e sangue" che hanno attraversato secoli di storia comune. Ciò non cambia e anzi rafforza la mia convinzione che oggi chiunque faccia politica debba avere l'umiltà di capire che senza quel minimo di cultura, non solo giuridica, non ci si può confrontare in nessun tavolo. Figurarsi quando ciò deve avvenire a Roma e persino di più a Bruxelles. Ma restano in tanti - che si presentano nell'agone politico alla ricerca di posti di responsabilità - ad avere un coraggio da leone e di conseguenza si fanno avanti, malgrado modeste conoscenze riflesse sia di scarsi studi che di incapacità di affrontare le problematiche necessarie. Alcuni, quando ottengono ruoli apicali, fanno disastri per manifesta incompetenza e vedo ogni giorno chi peggiora le cose anche più elementari con una sicumera degna di miglior causa. Certo l'altro lato della medaglia sta nei loro elettori, che spesso dimenticano che le competenze non sono "aria fritta" ed il rischio nello scegliere persone senza le necessarie conoscenze è che, nel rappresentarci, ci fanno perdere occasioni e credibilità. Proprio la fortuna che ho avuto di lavorare fianco a fianco, a Roma e a Bruxelles, con leader importanti e con parlamentari di grande esperienza e spessore mi ha consentito, ogni volta, di imparare e di tenermi con i piedi per terra, sapendo che mai ci si deve ritenere "arrivati" e il confronto con chi è più bravo di te ti costringe ad inseguire ed a sforzarti. Una lezione di vita, che vuol dire anche evitare di esacerbare i toni, perché gli eccessi di violenza verbale sono veleni.