Ho conoscenti che dormono con la pistola sul comodino, perché sono convinti assertori dell'autodifesa. Non lo fanno perché sono appassionati di "tiro a volo" come risulta ufficialmente, ma per difendere la propria casa, e ciò avveniva prima ancora che si allargassero le maglie del possibile utilizzo per difesa in ambito domestico (portare con sé in giro l'arma è ben più complicato). Mi riferisco al concetto, valido contro intrusi che penetrino nell'abitazione, definito quale "grave turbamento", prima che si prema il grilletto ed a giustificazione della scelta. Una dizione che sarà regolata necessariamente dalla giurisprudenza e il caso del tabaccaio di Pavone Canavese - che tanto clamore ha creato - non servirà molto a creare un precedente, se davvero risulterà che il ladro è stato ucciso mentre fuggiva di spalle. Capisco che l'odio, che condivido, verso questi ladri o rapinatori è tale che la reazione pare non essere considerata eccessiva ma comprensibile se non auspicabile dalla gran parte delle persone con cui si parla dell'episodio, ma credo sia bene mantenere la mente fredda e pensare al quanto possa imporsi il rischio "Far West".
Un'arma a casa prevede non solo di saperla usare, ma il rispetto di regole per la sua custodia per evitare un utilizzo improprio che se ne può fare. I rischi potenziali sono plurimi e naturalmente crescono anche i pericoli non solo di una reazione eccessiva di fronte ai malintenzionati ma anche - in un mondo che registra casi di cronaca gravi, da tragici suicidi, a uxoricidi ed a liti che finiscono facilmente nel sangue anche per ragioni banali - nelle vicende quotidiane che appunto degenerano. E' sbagliato citare il "caso americano", dove nella gran parte degli Stati si possono acquistare e detenere in piena libertà veri e propri arsenali e ciò ha innescato vicende terribili, ma resta comunque un ammonimento importante di che cosa si deve evitare come escalation anche in un Paese come l'Italia dove ci sono molte armi legali e troppe illegali da parte di criminalità più o meno organizzata. L'uso delle armi da parte dei cittadini - così io la vedo - deve considerarsi fatto eccezionale per la semplice ragione che certe competenze non appartengono al "fai da te", ma allo Stato, che deve garantire la sicurezza dei cittadini e non far pensare loro che possano sparare senza rispettare regole certe. E' indubbio come il comparto dell'ordine pubblico abbisogni di riflessioni ed anche di utilizzo migliore delle nuove tecnologie e lo sono ad esempio le telecamere di videosorveglianza che non devono essere oggetti inanimati, ma occhi sul territorio presidiati ed utili per prevenire i delitti. Inutile poi dire che, a monte, bisogna avere un coordinamento migliore delle Forze di polizia, così numerose in Italia, e, a valle, leggi e loro applicazione da parte della Magistratura che non siano un colabrodo a favore dei delinquenti fra gradi di giudizio, lungaggini e pure manica larga nelle sentenze con dubbi sulla certezza della pena. Emiliano Fittipaldi anni fa su "L'Espresso", aveva ricordato come l'Italia fosse in Europa prima in classifica per il numero di agenti presenti sul territorio: ben 278mila, contro i 243mila della Germania ed i 203mila della Francia. E aggiungeva: «Il dato italiano, inoltre, non comprende le polizie municipali (60mila uomini), i vigili del fuoco (altre 31mila unità) e la polizia penitenziaria (38mila). Il numero di poliziotti, carabinieri e finanzieri è elevatissimo anche rispetto agli abitanti: tra Aosta e Caltanissetta contiamo 508 agenti ogni 100mila persone, contro i 300 della Germania, i 354 della Francia e i 259 della Gran Bretagna. Peccato che, in termini di sicurezza, facciamo però peggio dei nostri partner Ue. Un'anomalia, la nostra, dovuta innanzitutto al numero abnorme di polizie autonome, con propri comandi e specifiche strutture: ben nove, se si contano anche la municipale e la provinciale, per una spesa complessiva che supera i venti miliardi di euro l'anno. Se Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, ipotizzava di risparmiare fino a 2,7 miliardi di euro l'anno, secondo i sindacati una riforma è necessaria anche per migliorare il controllo del territorio: ben il sessanta per cento delle divise, spiega il Sap, non è adibito alla sicurezza dei cittadini, ma lavora negli uffici e vigila stazioni e comandi sparsi per le nostre regioni». Questo penso sia il punto: prevenzione e repressione. Sono questi i due cardini su cui lavorare, più che pensare a pistoleri che proteggano i loro fortini, surrogando un ruolo dei poteri pubblici, cui spetta invece il lavoro in materia di sicurezza.