La plastica, pensando agli sforzi iniziali degli inventori, ha ormai quasi un secolo di vita. Ha dimostrato molti vantaggi e non sto elencare tutti i pregi che hanno spinto all'utilizzo di queste sostanze variamente ottenute e che fanno parte del nostro quotidiano. Tuttavia siamo ad un momento di riflessione per evitare un abuso e regolare di più il loro utilizzo. Basta constatare quando si differenziano i rifiuti, magari subito dopo una grande spesa al supermercato con l'eliminazione degli imballaggi, la quantità mostruosa di questa materia che ciascuno di noi "produce". Ma è indubbio che ciò che pesa di più è l'inquinamento ambientale di sostanze dalla lunghissima durata perché si degradano lentissimamente, che mettono a dura prova zone ormai letteralmente invase da plastiche di varia provenienza.
Le montagne alpine, quelle che conosco meglio, sono costellate di rifiuti piccoli e grandi di plastiche che aggrediscono anche habitat di particolare pregio come laghi, ghiacciai, boschi. Lo stesso vale per i mari: chi ami le immersioni vede di tutto nei fondali e con una semplice maschera, anche in apnea, si notano microplastiche che - tipo plancton - galleggiano in superficie anche nei mari più cristallini. Negli oceani ci sono isole di plastica ed il Mediterraneo - mare "chiuso" - ha visto litorali sfigurati da plastiche invasive. Scrivo - per fare un esempio - dalle coste mediterranee della Turchia, dove al "Club Med" di Palmiye vengono distribuite come piovesse bottigliette di acqua ed il golfo fronte spiaggia ha spesso pezzi e pezzettini di plastica vaganti, come una sorta di pena del taglione. Chiaro che, senza immaginare divieti senza logiche, si debba invertire la tendenza e qualcosa matura, sapendo che la plastica è finita nella catena alimentare e ciascuno di noi ha perciò dei dannosi rimasugli nel proprio organismo a detrimento della propria salute. Osservava caustico Roland Barthes: «Più che una sostanza la plastica è l'idea stessa della sua infinita trasformazione, è, come indica il suo nome volgare, l'ubiquità resa visibile». "Eppure si muove" e, dopo lunghi confronti al Parlamento europeo, si è deciso che saranno vietati nell'UE entro il 2021: posate di plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette); piatti di plastica monouso; cannucce di plastica; bastoncini cotonati fatti di plastica; bastoncini di plastica per palloncini; plastiche ossi-degradabili; contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. Ed ancora: il novanta per cento delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli Stati membri entro il 2029. Inoltre, le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25 per cento di contenuto riciclato entro il 2025 ed il trenta per cento entro il 2030. Si rafforza inoltre l'applicazione del principio "chi inquina paga", introducendo una responsabilità estesa per i produttori. Questo nuovo regime si applicherà ad esempio ai filtri di sigaretta dispersi nell'ambiente ed agli attrezzi da pesca persi in mare, per garantire che i produttori sostengano i costi della raccolta. Le nuove norme stabiliscono infine che l'etichettatura informativa sull'impatto ambientale di disperdere per strada le sigarette con filtri di plastica sarà obbligatoria. Ciò dovrà valere anche per altri prodotti come bicchieri di plastica, salviette umidificate e tovaglioli sanitari. Questa legislazione ridurrà - secondo le stime - il danno ambientale di ventidue miliardi di euro, il costo dell'inquinamento da plastica in Europa fino al 2030. L'Europa dispone ora di un modello legislativo da difendere e promuovere a livello internazionale, data la natura globale del problema dell'inquinamento causato dalle materie plastiche. Sarebbe interessante che la Valle d'Aosta si dotasse di una legge regionale che fissasse, anche con scadenza fissate nel tempo, un uso ragionevole della plastica, tenendo conto delle nostre competenze statutarie che possono immaginare misure che, ad esempio, modulino il territorio a seconda dell'altimetria e con scelte più drastiche in zone di particolare pregio. Non dovrebbe essere solo questione di divieti e sanzioni, ma anche di informazione ambientale e collaborazione intelligente con chi adopera le plastiche nei diversi settori per avere scelte alternative frutto anzitutto di accordi e condivisione per il bene della Natura.