Quando Donald Trump, il leader della più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti, continua - come un disco rotto - a dire che il riscaldamento globale è un'invenzione c'è davvero poco da stare allegri, perché questa sua posizione spinge grandi Paesi in via di sviluppo a fare orecchie da mercante nel nome del «voi avete dato, ora tocca a noi». Purtroppo questo negazionismo si somma - e lo si vede anche in Valle d'Aosta - ad una sottostima di tutte quelle azioni locali di buonsenso che possono comunque risultare utili per fare la propria parte con comportamenti singoli e buone pratiche collettive, ma soprattutto bisogna incominciare ad abituarsi davvero alle emergenze prossime venture che dovranno modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini.
Intanto i segnali ci sono tutti per essere preoccupati e basta per ciascuno guardarsi attorno. Sulle Alpi questa è l'ennesima estate da record con l'alta montagna che si squaglia, come dimostrato a Zermatt con una inondazione senza pioggia, ai piedi del Cervino, a causa del caldo record che ha fatto fondere una parte del ghiacciaio. Intanto sotto il Dente del Gigante sul Monte Bianco, per le stesse ragioni, spunta un laghetto e sulla cima della vetta d'Europa le temperature sopra lo zero consecutive sono da record. Gli appelli del Soccorso alpino sui diversi versanti non differiscono e invitano gli alpinisti alla massima attenzione per i rischi crescenti e anche gli escursionisti a quote più basse sono avvisati per via di violentissimi temporali che possono rivelarsi pericolosi. Sono rischi che si aggiungono ai pericoli già noti e che non sono solo fenomeni da allerta meteo, ma che ricadono sulle comunità locali e su tutte le attività umane, rendendo più rischiosa e diversa la vita in montagna. Mi ha colpito molto e vale anche, in maniera speculare per via degli inverni senza neve e freddo per le famose Olimpiadi invernali di "Milano - Cortina" 2026, questo editoriale di Stéphane Pulze sul "Dauphiné Libéré", che parte dallo stop al tappone alpino del "Tour de France" per la grandinata clamorosa, che ha investito la discesa verso Tignes dal Col de l'Iseran: «À l'heure où le "Tour de France" a pu mesurer, hier après-midi, à son corps défendant, toute la palette du dérèglement climatique, qui va des pics de chaleur les plus étouffants aux orages de grêle les plus virulents, "Paris 2024" lançait, au même moment, son compte à rebours qui va le mener dans cinq ans à l'événement sportif le plus grandiose qui puisse exister. Les Jeux olympiques d'été! Du 26 juillet au 11 août 2024. Impeccable dans son costume de président du Comité d'organisation, Tony Estanguet récite, depuis des mois, un panégyrique irréprochable, s'appuyant sur des chiffres impressionnants. 95 pour cent des équipements qui accueilleront les épreuves existent ou seront temporaires. 150.000 emplois générés, quatre milliards de téléspectateurs attendus. Pour un budget total de sept milliards d'euros et des retombées économiques qui varient entre cinq et onze milliards d'euros. Mais le triple champion olympique de canoë a beau maîtriser, à merveille, son rôle de "VRP", il y a comme une légère inquiétude quand on songe à ce soleil brûlant qui a paralysé une grande partie de la France cette semaine et les 42,6° C qui ont, littéralement, plombé la capitale jeudi». Da qui la legittima e interessante riflessione dell'editorialista: «Qu'en sera-t-il dans cinq ans, quand la vague de chaleur aura submergé le pays comme on peut le redouter. À moins de climatiser l'ensemble des sites - ce qui aurait pour conséquence d'aggraver l'empreinte carbone et de favoriser l'effet de serre - il va bien falloir anticiper ce problème. Paris a l'ambition d'organiser les Jeux les plus durables de l'histoire. "Une référence en matière environnementale", comme ils disent. Le challenge est redoutable. Mais si les Jeux olympiques veulent être une fête, il va falloir respecter cet engagement à la lettre, car la canicule n'a pas l'intention de faire d'impasse en 2024». Ciò vale, come dicevo, per famose Olimpiadi "ecologiche", che avranno fra sette anni come centro Milano, che si è venduta come località alpina e in parte si svolgeranno su quelle Dolomiti che soffrono del climate change ancora di più delle Alpi occidentali, che mantengono per ora la chance di quote più elevate e dei ghiacciai purtroppo in crisi (gli svizzeri hanno messo grossi teli bianchi per proteggere il Glacier du Rhône!). Sarebbe bene pensare a cosa ci aspetta, se i governanti del mondo e quelli di casa nostra non daranno risposte concrete.