Propongo pensieri in apparenza sbilenchi, ma funziona così anche un puzzle con pezzi che paiono non combaciare, ma alla fine finiscono per farlo. Ho smesso i tre giorni alla settimana dedicati allo "smart working". Torno a fare il mio mestiere sul posto di lavoro. Bilancio? Si può fare con giudizio e per chi crede al lavoro più per risultati che per impegno orario - un faro nella società del domani! - l'esito è interessante e ringrazio di avere la "fibra", per puro caso, a due passi. La connettività è infatti l'indispensabile premessa all'utilizzo delle tecnologie digitali, che rendono possibile una miriade di attività e di contatti. Ho sempre creduto al "Telelavoro", prima che diventasse "agile" e quando ero presidente della Regione sognavo di svuotare gli uffici e ripopolare, sempre con discernimento, i paesi della Valle più vuoti con persone che lavorassero da casa o in uffici nei Municipi che fossero a disposizione di tutto il settore pubblico.
Un vero toccasana contro la spinta ad andarsene dalle vallate, luoghi di bellezza straordinaria, ed a scendere nel fondovalle od a concentrarsi ad Aosta e dintorni. Soluzione anche contro la mobilità dei pendolari che vanno e vengono consumando energia e perdendo il loro tempo. Altra riflessione sul confinamento, lasciando indietro gli aspetti giuridici attorno alla tutela della libertà personale ed ai risvolti psicologici che saranno oggetto degli appositi studiosi, riguarda un ritrovato e piacevole senso di stupore. Mi spiego meglio per evitare di apparire sciroccato. Ho letto da qualche parte che la meraviglia è l'espressione diretta dello stupore, essendo la comunicazione di un vissuto, di un'esperienza in cui si esprime una forma di sorpresa per qualcosa che non ci si aspettava, o non si pensava che sarebbe stata così. Si dice non a caso dello stupore dei bambini e delle loro infinite domande da piccoli nel farsi largo nel mondo e avendo in noi genitori delle guide che considerano affidabili. Uno può buttarla sul difficile e citare Arthur Schopenhauer: «Ad eccezione dell'uomo, nessun essere si meraviglia della propria esistenza; anzi, per tutti gli altri esseri l'esistenza è una cosa talmente ovvia, che essi non la notano. [...] Da questa coscienza di sé e da questa meraviglia nasce allora quel bisogno di una metafisica che è proprio dell'uomo soltanto: questi è quindi un "animal metaphysicum"». Ma, quando per età hai già visto tante cose e finisci per darle per scontate, perdi quello smalto che ti viene dato dallo stupore. Ebbene, oggi mi accorgo di quante cose davo per scontate, usando il pilota automatico della mia esistenza, e sono sicuro che la lezioni più grande sarà proprio questa: la voglia di trovare mille piccole e grandi cose. Altro punto di questo elenco riguarda una viva preoccupazione per il ritorno dei confini. Anzi il loro allargamento: in Europa si riformano piano piano, si chiudono da e verso l'Europa, in Italia esistono confini regionali e persino comunali, noi - chiusi in casa - ci siamo trovati un confine sulla porta di casa. Questo ferisce molto il mio modo di pensare di vecchio illuminista che crede ancora nel cosmopolitismo e nella libertà di movimento. Infine ho avuto conferma che le emergenze nuocciono alla democrazia. Troppe misure sono state imposte, pensando a cittadini fessi e disobbedienti, ma forse anche questo mio atteggiamento è venato di positivismo immotivato rispetto alla realtà. E naturalmente si è anche visto come la giusta esigenza di trattare persone e territori diversi da loro sia diventata per gli indomiti centralisti una "cacofonia", quando invece si tratta di una giusta espressione dell'eguaglianza che non è una egualitarismo cieco ma porta tutti ad avere le stesse chances, a seconda delle necessità. Poi che la macchina della "leale cooperazione" si sia inceppata è altra cosa.