La cornucopia di Giuseppe Conte e del suo Governo sembra inesauribile: a tutte ed a tutti si promette qualcosa ed il debito pubblico cresce, mentre non si sa ancora bene quanto denaro ed in che forma arriverà dall'Europa, anche per le reticenze dei "pentastellati". Cos'è la "cornucopia" lo ricorda la "Treccani": "E' il "corno dell'abbondanza", simbolo della fertilità, emblema del complesso di beni necessarî alla vita umana. La leggenda voleva che essendosi spezzato uno dei corni della capra Amaltea che nutriva il piccolo Giove, il corno fosse riempito di frutti, circondato di fronde, e donato da Giove alle ninfe. Un'altra leggenda voleva che Ercole, vinto Acheloo, gli strappasse uno dei corni e lo consacrasse ugualmente alle ninfe. E' probabile che nel corno di abbondanza si debba vedere solo una trasformazione del corno di animale, di cui in antico ci si serviva come di vaso da bere. Spontanea doveva nascere l'idea di accoppiare il corno da bere coi frutti, a significare quello che in un'umanità primitiva doveva bastare per il benessere della vita. Ed è naturale che l'emblema divenisse specialmente l'attributo degli dei che dispensano i beni terreni". Così Conte e i suoi Ministri dispensano, anche se tra gli annunci e quanto arriva alla fine a troppi resta l'amaro in bocca. Fra il dire e il fare...
Leggevo l'acuto editoriale dell'economista Lorenzo Bini Smaghi sul "Corriere della Sera", che pone dei punti fermi senza i quali l'attesa ripartenza potrebbe restare al palo. E' il suo un linguaggio semplice e non iniziatico: «Uno dei fattori che maggiormente incide sull'efficacia della manovra di politica economica è il persistere dell'incertezza, in particolare per quel che riguarda la possibilità di una nuova ondata del virus nell'autunno, che potrebbe portare ad altri lockdown. Più alta è la probabilità che si verifichi una seconda ondata, e che questa venga gestita con nuove misure restrittive, più alto è il rischio che i fondi immessi nel sistema nei prossimi mesi finiscano in risparmi, piuttosto che in consumi e in investimenti. Prevedere una eventuale seconda ondata del virus, e la sua intensità è a questo stadio particolarmente difficile. Di sicuro, non può essere esclusa. E' tuttavia possibile affrontare una seconda crisi in modo diverso rispetto alla precedente, cercando di minimizzare le misure più recessive per l'attività economica. Ciò richiede una più efficiente gestione sanitaria, possibile ora grazie all'esperienza acquisita, che miri ad identificare i contagi in modo tempestivo e a trattare la malattia con farmaci adeguati, senza gravare eccessivamente sulle strutture sanitarie che devono essere riservate ai casi più gravi. Per poter affrontare una nuova ondata, sono pertanto necessari investimenti ingenti, da realizzare subito. Bisogna ad esempio assicurarsi che subito dopo l'estate il più gran numero possibile di persone si vaccini contro l'influenza stagionale classica, per consentire una diagnosi più precisa ed evitare di affollare i centri diagnostici. E' necessario, inoltre, incrementare la disponibilità e la rapidità con cui vengono fatti testa, per incoraggiare i cittadini ad usare l'applicazione "Immuni", che segnala il contatto con soggetti contagiati. Data l'incertezza attuale sulla possibilità di essere testati rapidamente, il rischio che il contatto segnalato dell'applicazione si traduca in quarantene inutili e ripetute crea un forte disincentivo a scaricare l'applicazione stessa e ad usarla. Non è un caso che siamo in pochi ad averlo fatto finora». A me - ma anche a molti altri - "Immuni" sembra non funzionare e troppo spesso segnala la mancata copertura della Valle d'Aosta. Aggiunge l'economista: «E' necessario anche aiutare le aziende ad equipaggiarsi per consentire la riapertura in sicurezza per i dipendenti. Interventi sono richiesti anche per favorire il ritorno alla normalità nel sistema dei trasporti pubblici, che dovranno essere rafforzati per fare in modo che si possono usare senza timori anche in caso di un nuovo aumento dei contagi. Ci vuole certezza anche sulla riapertura delle scuole. In sintesi no, non può esserci una ripresa duratura dell'economia se non si diffonde fra i cittadini la fiducia che, anche in caso di un nuovo aumento dei contagi sarà possibile gestire la situazione senza mettere nuovamente in atto misure di chiusura drastiche. Le misure più urgenti da adottare nei prossimi mesi richiedono importanti investimenti. I fondi per finanziare questi interventi ci sono. Vengono messi a disposizione dalle istituzioni europee attraverso il Meccanismo europeo di stabilità, che eroga prestiti finalizzati a interventi collegati direttamente o indirettamente al settore sanitario, a tassi di interesse praticamente nulli per una scadenza di dieci anni. Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni esponenti politici, la "covid facility" del "Mes" è lo strumento adeguato per finanziare questa emergenza». Concordo e sono stranito delle baggianate dette sul "Mes". Conclude Bini Smaghi: «Senza un'azione incisiva nel settore sanitario da mettere in atto nelle prossime settimane, qualsiasi intervento fiscale è destinato a fallire. E' inutile discutere di riduzioni di tasse, per le famiglie per le imprese o di bonus per varie evenienze, se non si crea la fiducia presso i cittadini che è tornato il momento di spendere investire. Fin quando circola la paura di un nuovo lockdown in autunno, la messa in atto di qualsiasi piano di rilancio economico rischia di finire in uno sperpero di risorse». Questo è il punto ed invece ci si distrae in mille rivoli.