E' un libro accurato di 636 pagine, che inserisce la storia locale in un documentato e ampio disegno di ricostruzione storica nazionale e internazionale, perché tutto si tiene. Questo consente anche al lettore meno informato di non perdersi nel flusso della Storia, avendo nel testo e anche nelle preziosissime note elementi che permettono di capire. L'autore è Paolo Momigliano Levi, storico serio e coriaceo, che apprezzo da sempre per la sua dirittura morale e per quella sua minuzia nelle ricerche. Nulla viene mai lasciato al caso nella descrizione dei fatti e delle persone attraverso un uso sapiente dei documenti di varia fonte. Il titolo del libro è "Passaggi - Ebrei in Valle d'Aosta", pubblicato da LeChâteau assieme all'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea della Valle d'Aosta nella "Collana ebraica storie e memorie".
Si tratta di una lettura preziosa non solo per capire se e quale è stata la presenza degli ebrei in Valle, ma per capire i loro "passaggi" dalle testimonianze più antiche ai fatti drammatici causati dalle Leggi razziali negli anni del Fascismo con la scomparsa di comunità ebraiche che appartenevano alla Provincia di Aosta, come quelle di Ivrea e del Canavese, pensando anche al ruolo degli industriali Olivetti. In particolare di quell'Adriano Olivetti, che tanto si occupò di questioni valdostane. Il libro, nel muoversi lungo i secoli, registra il male e il bene: dai pregiudizi che emergono dai processi d'inquisizione ai giornali progressisti che denunciano l"Affaire Dreyfus", dall'antisemitismo della Chiesa locale più volte espresso alla grande generosità di chi aiutò gli ebrei per sfuggire a fascisti e nazisti (compresi mio papà Sandro e mia nonna Clémentine Roux Caveri). Certo, spicca l'avvento del Fascismo, il suo consolidamento, la sua caduta, assieme alla Resistenza e alla Liberazione, attraverso le vicende di famiglie ebree stanziali e mobili e ai partigiani ebrei che salgono in montagna e agli ebrei in fuga verso la Svizzera. E' un susseguirsi di incroci fra vicende singole, familiari, che si impastano con la "grande storia", drammatica e terribile che finisce per molti - come il celebre Primo Levi, arrestato in Valle - nel cuore degli orrori del campo di sterminio. Spuntano storie che non conoscevo, come la possibile origine ebraica di molti cognomi valdostani o la storia poco edificante di Alessandro Passerin d'Entrèves che non si fa scrupoli di ottenere la cattedra di Diritto internazionale a Torino al posto di un professore ebreo che perde il posto, o ancora del grande gruppo di ebrei slavi che durante le vicende della Seconda guerra mondiale vissero a Saint-Vincent e vennero aiutati da tanti cittadini. Ci sono per contro varie storie tragiche, come l'eccidio della famiglia Ovazza o la tragedia della famiglia Jona: storie esemplari della ferocia umana e anche delle omissioni della Giustizia nel dopoguerra. Tutto quanto va tenuto a mente in un tempo di negazionismo, revisionismo e oblio. Esiste ormai un vasto movimento di riabilitazione del Fascismo, che ne esalta - in una logica di fake news - gli aspetti "buoni", mentre proprio la vicenda delle leggi razziali emerge nel libro nella sua durezza e rozzezza, fino alla complicità nell'Olocausto del Regime. Ancora poche sere fa, ascoltando una barzelletta sugli ebrei con profondo imbarazzo in una festa fra amici, proprio mentre leggevo il libro, mi sono ritrovato addolorato e stranito, pensando a certi pregiudizi anti-ebraici duri a morire.