Tra due giorni la Consulta darà o no ragione alla Regione Basilicata, che tramite i suoi avvocati ha depositato alla Corte costituzione un'istanza per chiedere la sospensiva del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari fissato per il prossimo 20-21 settembre. Alla base della richiesta ci sarebbe, secondo la Basilicata, un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato e, se al referendum dovessero vincere i "sì", ci sarebbe una «lesione grave della rappresentatività parlamentare costituzionalmente riconosciuta alla Regione, che verrebbe drasticamente ridotta». Non sarebbe male che ciò avvenisse, perché forse farebbe uscire questa storia del taglio da un certo oblio che non ci sta proprio, compresa una clamorosa e forse voluta mancata di informazione...
La deriva populista ha portato all'approvazione di una legge sgangherata e nociva, ma troppi tacciono nel timore di sembrare difensori della famosa "Casta". Figurarsi poi con quei deficienti dei cinque deputati che si sono presi il "bonus-covid" e spingeranno la cieca rabbia popolare. Ha scritto sul referendum del 20 e 21 settembre, con la solita lucidità, Mattia Feltri, direttore di "Huffpost": «L'intimazione a parlare è altrettanto dispotica dell'intimazione al silenzio, e ognuno dei numerosi "Costituzionalisti del no", impegnati quattro anni fa nel contrasto alla riforma di Matteo Renzi (molti dei quali impegnati dieci anni prima nel contrasto alla riforma di Silvio Berlusconi) hanno pieno diritto alla riservatezza cui si sono dedicati davanti alla riduzione dei parlamentari votata dall'attuale maggioranza. Non mi piace chi, con una nota di disprezzo, chiede loro conto dell'inatteso disinteresse. E tuttavia, a poco più di un mese dal referendum che confermerà o no il cambio della Costituzione, ci sono alcune domande a cui la politica non dà risposta, cocciutamente, e su cui i "Costituzionalisti del no", da Gustavo Zagrebelsky in giù, potrebbero dare risposta. Non per amore di polemica ma per amore di chiarezza, così irrinunciabile quando si mette mano alla Carta». Anche io sono stupefatto e seguo del tutto il ragionamento di Feltri: «Mi tocca una premessa. Non mi spaventa il taglio dei parlamentari: era previsto sia dal disegno di Berlusconi sia da quello di Renzi (ho votato "sì" entrambe le volte). Mi spaventano i presupposti: i parlamentari sono troppi, inutili, più probabilmente dannosi, sono denaro buttato, alla lunga traditori della volontà popolare, sono casta pasciuta. Niente altro. Non c'è una riforma sistemica, complessiva, nessuna idea per adeguare ai tempi il funzionamento della macchina legislativa. Questa era anche la riflessione del Partito democratico quand'era all'opposizione, e in aula tre volte votò "no". Poi è passato in maggioranza, ha cambiato riflessione e alla quarta volta ha votato "sì". Non sono ironico. Capisco che, senza voltafaccia, il governo non sarebbe mai nato, ma in tanti ci aspettavamo correzioni che rendessero la riforma meno irosa e più armonica. Ora però è successo qualcosa di mai visto: di solito sono i partiti d'opposizione a gridare alla pericolosità della riforma, scambiandosi abito e vocabolario: fascisti, gridava la sinistra alla destra nel 2006; fascisti, gridava la destra alla sinistra nel 2016. Stavolta - senza arrivare a darsi del fascista da solo - uno dei partiti di maggioranza - il PD - ha dichiarato pericolosa la Costituzione che uscirà da un'eventuale, e probabilissima, conferma referendaria. Prima lo ha detto il padre spirituale Goffredo Bettini, poi il segretario Nicola Zingaretti, infine l'ex ministro Graziano Delrio. La Costituzione, hanno spiegato, diventerà pericolosa per la tenuta democratica se non sarà approvata una legge elettorale proporzionale: con una maggioritaria (per esempio il "Rosatellum", in vigore), chi vincesse le elezioni, in un Parlamento che passa da 945 a 600 membri, avrebbe una tale superiorità numerica da disporre di una maggioranza qualificata, e potrebbe modificare la Costituzione in autonomia. A me questa pare un'enormità sulla quale non riesco ad avere delucidazioni dai dirigenti del PD. E sono delucidazioni dovute agli elettori. Il PD ci sta dicendo di avere contribuito ad approvare una riforma che non è pericolosa per la Costituzione se c'è il proporzionale ma lo è se c'è il maggioritario. Dunque, per evitare di mettere in pericolo la Costituzione, chiede il ritorno al proporzionale. Però la legge elettorale è una legge ordinaria: significa che qualunque governo, di destra o di sinistra o ibrido, al prossimo giro potrà cambiarla e la Costituzione sarà di nuovo in pericolo. Cioè noi abbiamo una riforma costituzionale la cui pericolosità dipende dal solo passaggio di una legge ordinaria». Ragionamento limpido e assieme cupo perché la democrazia diventa un azzardo per la deriva grillesca, che ha fatto dell'anti-politica e dell'anti-parlamentarismo la sua bandiera. Specifica Feltri: «Non solo: siccome mancano i tempi, ed è impossibile approvare la legge proporzionale entro il referendum, il PD conta almeno in un primo passaggio parlamentare per dimostrare le buone intenzioni. Insomma, è un "pagherò". Il PD chiede di votare una riforma pericolosa, la cui pericolosità sarà annullata da una legge elettorale che non c'è e semmai sarà approvata successivamente». La conclusione - dopo questa analisi impietosa - è un appello alla ragionevolezza: «Non è un po' troppo? Non è un po' troppo dire sì? Non è un po' troppo votare una riforma costituzionale, con l'eventualità che nel giro di qualche mese il governo cada e si debba andare a votare col "Rosatellum", che per ammissione del PD metterebbe a rischio la Costituzione e la tenuta della democrazia? Non è un po' troppo votare una riforma Costituzionale, anche se dovessero poi approvare il proporzionale, col rischio che una futura maggioranza reintroduca il maggioritario, rimettendo in pericolo la Costituzione e la tenuta della democrazia? Sono - le mie, e di pochi altri - preoccupazioni eccessive? Questo vorrei chiedere ai costituzionalisti, se intendessero uscire dalla riservatezza e rendere un servizio a tutti». Non avrei potuto scrivere di meglio e voterò "no".