La montagna è fatta di storie che si somigliano. Per questo sono sempre stato curioso - e non solo in quello straordinario susseguirsi di popoli e di culture che sono le Alpi - di capire come altrove si risolvessero i medesimi problemi. Per cui è facile confrontarsi e immedesimarsi con montanari vicini e lontani, come fossero degli alter ego. Questo vale anche per storie apparentemente minori e purtroppo fra queste ci sono anche le tristi vicende di cronaca nera. Ed è nerissima e dolorosa questa vicenda, raccontata magistralmente nelle pagine de "La Stampa" che ogni tanto ricorda di avere nelle zone alpine di suo radicamento storico cronisti di razza, del fuoristrada rotolato fuori da una strada poderale, falciando giovani vite, così preziose sempre e lo sono a maggior ragione in quelle vallate occitane dove le culle sono sempre più vuote.
E' accaduto - immagino che tutti lo abbiano letto - in Provincia di Cuneo con cinque giovani che sono morti a Castelmagno, piccolo comune di 61 abitanti in cima alla Valle Grana (Alpi Cozie meridionali) a circa 1.150 metri di altitudine. La tragedia è avvenuta in piena notte. In prossimità del rifugio "Maraman", lungo la strada per monte Crocette, una "Land Rover Defender 130" è uscita di strada. Cinque le vittime accertate dai Vigili del fuoco, sul posto con Carabinieri, "118" e Soccorso alpino. Alla guida dell'auto c'era Marco Appendino, di 24 anni, con i fratelli Nicolò ed Elia Martini di 17 ed 11 anni, Camilla Bessone, 16, e Samuele Gribaudo, 14. Ferite in maniera non grave le loro amiche diciassettenni Chiara ed Anna (sorella di Samuele), sono gravi ma non in pericolo di vita Marco (24 anni, di Savigliano) e Danilo (17, di Verzuolo), trasferito in codice rosso all'ospedale "Santa Croce" di Cuneo. Erano saliti all'Alpe Chastlar, partendo dalla frazione dove stavano quasi tutti passando parte dell'estate, per vedere le stelle cadenti, più facili da ammirare lassù nel buio della notte, in mezzo a quei pascoli dove si produce lo straordinario formaggio "Castelmagno". La tragedia durante la discesa a valle. I racconti di strazio e di dolore dei genitori accorsi sul posto mi hanno fatto accapponare la pelle e riportato alla memoria incidenti simili del passato avvenuti anche da noi. «In una sola notte, persi metà dei giovani della nostra comunità», queste le parole che ho letto del sindaco di Castelmagno, Alberto Bianco, commentando l'accaduto. Leggo ancora su di un sito locale: "Li conosceva bene quei due giovanissimi che ieri sera sono saliti in quota per andare a vedere le stelle. «Qui non c'è molto da fare, non abbiamo neanche un bar, il massimo che si può fare è andare a tirare due calci al pallone e raccontarsi qualche storia - aggiunge - i due fratelli avevano la casa qui. Una tragedia che lascerà il segno per sempre nella nostra storia locale». E ancora, con grande umanità: «Mi sento molto coinvolto in questa tragedia, mi rendo conto che potrebbe essere stata una distrazione che si paga cara. Qui siamo tutti persone genuine, conosco la famiglia, è gente per bene, grandi lavoratori. Anche come credente fatico ad accettare l'accaduto, ma purtroppo non si può tornare indietro nel tempo»". Saggezza montanara e partecipazione sincera, come avviene in comunità piccole, dove anche di questi giovani e delle loro speranze stroncate si sapeva tutto. E certo risulta terribile che in una notte ferragostana siano state cancellate queste loro vite.