Fra le poche cose che so di certo sull'Autonomia è che senza un suo fondamento giuridico non si va da nessuna parte. L'ho imparato facendo politica a Roma e a Bruxelles, confrontandomi con le Autonomie speciali in Italia e con le Regioni europee simili o con maggior Autonomia della nostra. I più pervicaci restano i sudtirolesi, i più tosti - arrivati sino alla soglia dell'indipendenza, sono i poveri catalani che per questo hanno propri politici in galera e gli scozzesi che hanno provato a restare soli, ma hanno perso il referendum. Segno che bisogna diffidare di chi a parole alza la posta e spinge sull'acceleratore della retorica vuota o s'inventa scenari fantasiosi sul futuro della Valle e pare non conoscere quanto avvenuto sinora. Se torniamo indietro nel tempo cosa scopriamo? Intanto che dobbiamo rifarci a quanto sappiamo e cioè ai documenti scritti che dal Medioevo in poi, che hanno regolato i rapporti con le strutture politiche di cui abbiamo fatto parte.
La storia liofilizzata ci dice: dalla seconda metà del Settecento, con il crescente centralismo sabaudo e il loro afflato espansionistico a corrente alternata, la Valle ha perso piano piano l'autonomia del Duché d'Aoste, che era culminata all'inizio del Cinquecento - a causa di complesse vicende internazionali - in un breve periodo di "indipendenza". Con l'Ottocento il ruolo istituzionale declina e la "Divisione di Aosta" nata nel 1814 viene fusa nel 1847 in quella di Torino. Nel 1927 nasce, facendo arrabbiare i valdostani per l'annessione del Canavese ed i canavesani per l'esatto inverso, la "Provincia d'Aosta", soppressa dopo la Liberazione nel 1945 coi valdostani che ottengono prima la Circoscrizione autonoma e dopo il 1948 la Regione autonoma. Senza Autonomia saremmo oggi nell'Area metropolitana di Torino. Basta fare un giro nelle vallate piemontesi e vedrete - provare per credere - lo stato pietoso dei servizi pubblici di tutti i generi in un clamoroso abbandono e sfruttamento della montagna, contrario ad elementari principi di autogoverno e parità di occasioni per i cittadini. La scelta di stare nell'alveo del Diritto costituzionale e di operare in un rapporto, che dovrebbe essere corretto, ieri con lo Stato ed oggi anche con l'Europa, non possono essere considerate fragilità e fiacchezza nei confronti degli evidenti pericoli da contrastare per rispetto anzitutto verso sé stessi. Certo, nell'esprimere le ragioni dei diritti bisogna scegliere una linea di difesa convinta e documentata, e non basata su logiche di sudditanza o peggio di accattonaggio verso i potenti di turno. In molti lo fanno, svilendo talvolta la propria storia personale e rinnegando le proprie radici. E lo si vede in questa confusa stagione politica valdostana: senza dignità e competenza nessuno ti prende sul serio. Ecco perché l'Autonomia giuridica vuol dire oggi applicare lo Statuto, pretenderne uno nuovo adatto ai tempi ma con un'intesa forte per evitare che il Parlamento possa stravolgere un testo inviato a Roma, adoperando di più le "Norme d'attuazione", facendo buone leggi regionali adatte alle necessità, seguendo la legislazione italiana e quella europea mentre la si discute a tutela dei nostri poteri e delle nostre competenze. Una battaglia seria, poco chiassosa ma efficace, contro i fanfaroni ed i populisti che non capiscono la forza del Diritto. E soprattutto bisogna ricordare il Federalismo.
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