Da tempo ci si interroga sulla fattibilità di grandi manifestazioni popolari in questa situazione particolare di un'epidemia che, attenuatasi nel corso dell'estate, ora rialza la testa. Purtroppo anche da noi le percentuali dei contagiati, soprattutto rispetto ai tamponi effettuati, non promettono nulla di buono. Non lo dico per allarmismo, ma perché credo che la soglia di attenzione deve accrescersi, dopo un periodo estivo in cui ci si è sentiti troppo liberi, pur sapendo dei rischi reali della seconda ondata. Pensando al calendario autunno-inverno, normalmente fra i momenti più significativi di grande riunione ci sarebbero stati le finalissime delle "Reines", rese impossibili per l'annullamento del calendario delle eliminatorie. Ci sarà lo stesso, in tono minore, una esibizione sempre nella penultima domenica di ottobre, ma nulla di comparabile con quanto avveniva normalmente.
Idem per il "Marché de Noël", grande vetrina nei piccoli chalettini allestiti a ridosso del Teatro Romano. Punto interrogativo per ora sulla "Foire de Saint-Ours" di Aosta del 30 e 31 gennaio e lo stesso vale, in calendario pochi giorni prima, della Fiera di Donnas. Si è svolto, invece, sabato e domenica scorsi il "Marché au Fort", che riunisce a Bard ogni anno il meglio delle produzioni alimentari valdostane con varie aziende del settore. Lo scenario è sempre stato tra il Borgo e strade e piazze sotto la grande fortezza. Ovviamente il covid-19, malgrado l'iniziale prologo del sabato, ha ridotto i numeri del passato, ma comunque l'afflusso c'è stato ed è meritoria l'organizzazione proposta dal Forte, che ha scelto un modo intelligente di regolare i flussi per evitare i temibili assembramenti. L'accesso, infatti, è avvenuto con un obbligo di prenotazione oraria sul Web e, una volta attraversato una parte del centro abitato dalla strada statale, ci si trovava ad uno sbarramento dove si segnalava il proprio nome ed un qr-code dimostrava la possibilità di transitare nella parte "protetta". Gli espositori sono stati spostati in due piazze, posizionati a distanza di sicurezza ed il flusso di visitatori è stato fluido e dunque l'esperienza è diventata un test utile, se la crisi sanitaria proseguirà. Ma non è solo questione di manifestazioni, perché il nuovo Dpcm del Governo Conte di queste ore creerà problemi applicativi anche da noi. Ho già scritto della questione degli impianti a fune, cardine del turismo invernale. Già si sa che daranno forfait i turisti stranieri e dunque bisognerà sperare che il blocco delle frontiere e l'appeal delle Alpi, dimostratosi tale nel periodo estivo, attragga il turismo italiano. Ma certo bisognerà capire se gli spostamenti saranno facili e se il Governo nazionale non interverrà a gamba tesa sul settore funiviario con regole proprie. Per ora la Regione con gli impianti a fune così ha stabilito e mi rifaccio al sito della "Associazione valdostana impianti a fune - Avif": "Tutti i comprensori sciistici valdostani apriranno in piena sicurezza, ponendo la massima attenzione e adottando le misure previste dal protocollo di regolamentazione per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus covid-19, approvato dalla Regione Valle d'Aosta. Al fine di ridurre al massimo i tempi di attesa e di percorrenza, gli impianti non avranno alcuna limitazione di portata oraria. L'utilizzo della mascherina chirurgica, o altra con valore protettivo equivalente o superiore, sarà obbligatorio nei veicoli, negli spazi chiusi e nelle aree di imbarco. Le società metteranno a disposizione degli utenti dei dispenser di gel disinfettante per l'igienizzazione obbligatoria delle mani e, nei pressi delle casse, saranno posizionati dei termoscanner automatici per la misurazione facoltativa della temperatura corporea. E' onere dell'utente misurarsi la temperatura al proprio domicilio e sarà vietato accedere agli impianti in caso di temperatura corporea superiore ai 37,5". Tutto abbastanza semplice, come espresso, ma molto dipenderà dallo sviluppo della malattia.