"Si vestì, col meglio che aveva, e uscì per la via. La gente si riversava fuori, com'egli l'aveva vista con lo Spirito del Natale presente. Camminando con le mani dietro, Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazione. Era così allegro, così irresistibile nella sua allegria, che tre o quattro capi ameni lo salutarono: «Buon giorno, signore! Buon Natale!» E Scrooge affermò spesso in seguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, i più giocondi, senz'altro, erano stati quelli". (Charles Dickens) La magia del Natale o meglio - da citazione - lo spirito del Natale esiste o no? Mettiamo in ordine le idee, anche se seguendo gli aspetti sentimentali verrebbe voglia di dire d'emblée un forte «sì».
La prima difficoltà quest'anno è stato il 2020 e non è un calembour, perché è stato un anno davvero difficile da digerire e con l'evidente paradosso che - maledizione! - resterà nella memoria molto di più di certi anni lieti. L'insieme dei dodici mesi, che culminano proprio nel periodo festivo, resta nel complesso da dimenticare e la "zona rossa" sulle nostre teste diventa il culmine di tante avversità in una confusione giuridica mai vista. Ci si potrà consolare con la storia del Natale più intimo e familiare, ma si tratta solo di retorica mielosa. E', invece, un Natale pieno di preoccupazioni e apprensioni per quello che sarà. Mi guardo attorno in queste ore e persino la Natura non convince, come se fosse partecipe di questo stato d'incertezza. Le Alpi sono spoglie, la neve non è arrivata e queste montagne brulle sembrano aride come il nostro stato d'animo. Vogliamo dirlo che, in barba al già citato spirito natalizio, esiste un senso diffuso di disagio e costernazione. Eppure, contro questa logica recessiva e depressiva, bisogna sforzarsi di reagire alle avversità. Se si pensa al significato recondito della natalità di Gesù e all'interazione con il periodo del solstizio d'inverno ci si accorge come, nel lento ritorno della luce e nella speranza di Gesù bambino che viene al mondo, ci siano pensieri positivi per chi ha fede e per chi, anche non credente, non può disconoscere certi aspetti simbolici che scaldano il cuore. Li riusciamo a comunicare ai bambini e da essi di riflesso a noi stessi? Penso alla leggerezza del poeta Arthur Rimbaud: «Le matin des étrennes Ah! Quel beau matin, que ce matin des étrennes! Chacun, pendant la nuit, avait rêvé des siennes Dans quel songe étrange où l'on voyait joujoux, Bonbons habillés d'or, étincelants bijoux, Tourbillonner, danser une danse sonore, Puis fuir sous les rideaux, puis reparaître encore! On s'éveillait matin, on se levait joyeux, La lèvre affriandée, en se frottant les yeux... On allait, les cheveux emmêlés sur la tête, Les yeux tout rayonnants, comme aux grands jours de fête, Et les petits pieds nus effleurant le plancher, Aux portes des parents tout doucement touche... On entrait! …puis alors les souhaits …en chemise, Les baisers répétés, et la gaieté permise!».
Vorrei che ci riflettessimo per un momento, pensando a chi bisognerebbe dedicare questo Natale. Penso ai tanti, troppi nostri anziani morti in questi mesi, vittime del "covid-19". Spesso i loro ultimi attimi sono stati in terribile solitudine ed è forse un pensiero lieve pensare a loro bambini, quando il loro Natale li illuminò di gioia.