Certo che sulla pandemia ed il suo snervante allungamento siamo tutti esauriti. Chi fa Politica ed Amministrazione, come chi vi scrive, si trova in un mondo agitato e nuota in mezzo ai marosi, come quando da ragazzino aspettavo la mareggiata per buttarsi in mezzo ai flutti. Ma è meno divertente. Già che io sono arrabbiato per mille cose e la principale è il succedersi di decisioni da Roma contraddittorie e spesso solo effetto annuncio «per vedere l'effetto che fa», come diceva Enzo Jannacci, quando «voleva andare al suo funerale». Si aggiunge a questo la difficoltà di discutere anche in sede locale, visto che - lo vedo nella scuola - ognuno vede la stessa cosa in modo diverso e trovare una sintesi è operazione titanica, sapendo che si è tutti in buona fede, forse. Oggi - lo dico ai rari smemorati - è l'anniversario del confinamento dichiarato in Italia proprio il 9 marzo 2020 e fu il primo in Europa. Due giorni dopo, l'11 marzo, l'Organizzazione mondiale della Sanità dichiarò che l'epidemia di "covid-19" poteva essere qualificata come pandemia e fu una svolta.
Da allora abbiamo alternato momenti cupi e qualche schiarita, specie in estate. Poi è proseguito il gioco dell'oca del tipo: «se state bravi in autunno farete il Natale»; a Natale «se state bravi ne usciremo a gennaio»; a gennaio «fermi tutti così faremo il Carnevale sereni»; a Carnevale «meglio essere prudenti per avere una Pasqua serena»; di recente «niente Pasqua, anzi potremmo fare la zona super rossa». Modo gentile per ripartire un anno dopo con un lockdown senza "se" e senza "ma". Il primo che parla dell'estate ormai è degno di impiccagione, specie se virologo, visto che molti rappresentanti della categoria in un annetto hanno detto tutto ed il suo contrario. I miei amici del "Grand Continent" nella splendida lettera del lunedì così riassumono e non saprei fare di meglio: "Dal confinamento al vaccino. Un anno dopo, quella che era percepita come la prima soluzione per combattere il virus è diventata uno spauracchio, mentre tutti gli occhi sono ora puntati sulle strategie vaccinali. Il ritorno delle decisioni unilaterali. L'Ungheria è stata la prima a decidere di acquistare forniture di vaccini russi e cinesi al di fuori del quadro europeo. La settimana scorsa è stata seguita da due partner del gruppo "Visegrád" (Repubblica Ceca e Slovacchia), mentre la Polonia, per il suo forte sentimento anti-russo, ha annunciato che si rivolgerà ai vaccini cinesi. Allo stesso tempo, Danimarca e Austria hanno annunciato la loro disponibilità a lavorare con Israele. E' in questa cacofonia che l'Agenzia europea dei medicinali ha annunciato giovedì scorso che avrebbe iniziato l'esame "in tempo reale" (cioè più velocemente del solito) del vaccino russo "Sputnik V". A causa della lentezza delle vaccinazioni, le restrizioni rimangono in vigore. Questa settimana, tra gli altri, il Belgio ha esteso il divieto di viaggi non essenziali fino al 18 aprile; la Francia ha confinato il Pas-de-Calais nel fine settimana; la Campania è di nuovo in zona rossa. Verso un passaporto sanitario. Il passaporto sanitario dovrebbe essere digitale e permettere a un residente europeo di dimostrare di essere stato vaccinato o di avere un test negativo, permettendogli così di viaggiare. Mentre alcuni paesi (Grecia in testa) vorrebbero che fosse introdotto rapidamente, in particolare per garantire una ripresa dell'attività turistica, la Commissione, la Francia e la Germania non ne fanno una priorità, poiché attualmente solo il quattro per cento della popolazione europea è vaccinata. La Commissione farà delle proposte in materia a marzo. Viviamo insomma una certa vaghezza e personalmente, in attesa di essere preso in considerazione per il vaccino, cerca di destreggiarmi fra screening nelle scuole, preoccupazione dei dirigenti scolastici, orizzonti sul "Recovery fund", stato di difficoltà di Partecipate come gli impianti a fune e mi fermo nell'elenco per evitare il magone. Un anno dopo - e sembra trascorsa una vita - ci si ritrova con la triste impressione che il game over sia distante e ogni tanto si riparta dall'inizio, come in certi incubi notturni.