Non sono ossessionato dal lupo, come mi scrive qualcuno in privato. Chi mi segue sa, però, che mi preoccupa l'idea di un proliferare senza limiti di questo predatore, la cui capacità riproduttiva fa impressione, in assenza in Natura sulle Alpi di un competitore, che non sia l'uomo. Poi - altra nota stonata per molti - obietto sulla vulgata della non pericolosità del lupo, come se secoli di cronache fossero balle popolari nel nome dell'etologia. Nessuno pensa a chissà quali stragi perché sarebbe una follia, ma neppure ci può essere una logica di protezione costi quel che costi. Si sappia e molto cambierà nel giudizio sul lupo che dalla zona alpina sta ormai scendendo sempre più in pianura. Ad Aosta città già circola per le strade e si aggira nel fondovalle, come avviene ad Arvier a due passi dalla scuola con gioia dei soliti ambientalisti infervorati e molto meno degli abitanti che se protestano vengono presi per fessi. Mi spiace che non si possa ragionare su di un equilibrio possibile che consenta la convivenza del lupo con le attività umana senza pensare che ci debba essere una logica di soggezione alla presenza di un animale.
Trovo esemplificativo di qualche stortura il racconto del mio amico occitano, che ogni tanto pubblico sul mio blog. Così Mariano Allocco: «Un lupo che ulula alla luna, così si presenta il 69° "Trento Film Festival" col suo manifesto presentato sabato 20 marzo e realizzato da Gianluigi Toccafondo, artista sanmarinese. "Ho deciso di concentrarmi sugli animali selvaggi della montagna: lo stambecco, l'orso, l'aquila e infine il lupo, un omaggio al "Richiamo della foresta" di Jack London". Per la rassegna di cinema e culture di montagna in programma dal 30 aprile al 9 maggio l'autore del manifesto colloca al centro dell'evento "Un lupo che ulula nella notte, nel cuore della natura incontaminata, tra boschi e vette innevate, con il muso che si riflette sulla faccia illuminata della luna... da sempre il lupo è un potentissimo simbolo della natura selvaggia". Questa immagine ben rappresenta il modo con cui si guarda alle Alpi, ponendo al centro degli interessi l'ambiente e non l'uomo che quell'ambiente vive. Il lupo rappresenta oramai la frattura tra il mondo urbano e quello rurale, per il primo è simbolo di una libertà che viene idealizzata in quello che è ormai un totem, per il secondo è una limitazione della libertà, valore insindacabile per vivere le Alpi. In questo modo il più importante Festival cinematografico della montagna non rischia di allontanarsi da chi di montagna e in montagna vive? Quassù la presenza millenaria dell'uomo ha creato bellezza e un paesaggio culturale in cui dappertutto è presente la sua orma. No, non è guardando verso le Alpi che si può parlare di "natura incontaminata" o di "wilderness". Io non vedo traccia della presenza dell'uomo che il Monte vive in un manifesto che inneggia a una natura incontaminata, una immagine che nulla ha a che fare con la cultura alpina». Esagerato? No, segno del clima surreale che stiamo vivendo. Una cesura ben visibile - su un piano diverso ma esemplificativo - del pasticcio sui ristori nelle zone di montagna nel "Ristori 5" del Governo Draghi con un decreto legge scritto con i piedi e di difficile applicazione, certamente iniquo. Una montagna vista dalla pianura e da una Roma distante anni luce.