La pandemia è stata - e speriamo non lo sarà più - fonte di sofferenza e di molte crisi concatenate. Personalmente l'ho vissuta in un crescendo di consapevolezza di quanto di rischioso si manifestasse. All'inizio dello scorso anno, quando il virus appariva come un'entità ancora distante, mi misi a condurre per la radio di "Rai Vd'A" una trasmissione settimanale di un'ora per seguire l'evoluzione della malattia in Valle d'Aosta con qualche periodica riflessione sul resto d'Europa. Credo che, se dovessi riascoltarla oggi già storicizzata, darebbe conto soprattutto di come la preoccupazione montasse, fra alti e bassi, e di come mutasse in profondità la nostra vita quotidiana con spazi di libertà sempre più angusti. Lo sconcerto, già allora, nella ricerca degli interlocutori da intervistare, era come quanto si susseguiva fosse avvolto da molte incertezza sulle risposte da dare di fronte ad una pericolosità evidente e sempre più diffusa. Per altro questo programma radiofonico si accompagnava alla crescita, attorno a me come per tutti, del numero di persone colpite nella cerchia familiare e delle amicizie e da un martellamento - che questo stesso mio blog in quei mesi, se riletto, testimonia - dell'opprimente incremento di un'ondata mediatica ossessiva sul tema che cancellava ogni altra cosa.
Questo senso incombente di angoscia e di accerchiamento veniva in parte attenuato dalla fiducia verso la Scienza e cioè dalla consapevolezza che, accanto alle misure per limitare la diffusione del virus, medici e ricercatori stessero lavorando sia sul vaccino arrivato in fretta che sui medicinali che potessero limitare i danni della malattia e anche questo sta avvenendo. Già allora quel che colpiva era la cacofonia delle voci e cioè il fatto che, specie i famosi virologi, nuove star del panorama informativo, si bisticciassero fra di loro su molti fondamenti, creando situazioni conflittuali e dando notizie contraddittorie. Il peggio in un momento catastrofico, specie al culmine di una malattia che minacciava la vita stessa di ciascuno di noi (alla mia età uno su centocinque ha lasciato la pelle). La partenza della campagna vaccinale pareva essere il respiro di sollievo e sicuramente in larga parte cosi è stato. Abbiamo imparato l'esistenza di diversi vaccini, le cui caratteristiche venivano indicate come più o meno adatte per stato di salute e soprattutto per fasce di età. Ma le regole si sono dimostrate così mutevoli da ingenerare confusione e preoccupazione. Ma il peggio lo stiamo vivendo con il vaccino più discusso, l'"AstraZeneca" con cui il Regno Unito ha vaccinato a tappeto. Emerge un ulteriore cambio nel suo uso, mentre siamo al tornante decisivo della campagna vaccinale, necessaria per ottenere quella immunità di gregge, chiave per liberarci del virus. Come in parte già avvenuto in questi due anni, è bastata la morte di una giovane diciottenne in Liguria - vicenda drammatica e dolorosa - per innescare un tam tam ed assistiamo alle solite liti fra virologi per rimescolare l'uso per età per ciascuno dei vaccini e persino per gli impieghi delle seconde dosi. Ma quel che è grave è il riavviarsi, con gioia dei pessimi "no-vax" con cui si manifesta un'eccessiva tolleranza vista la salute come posta in gioco, di una campagna di svilimento sui vaccini, che certo avrà ripercussioni sull'efficacia da qui ai prossimi mesi della necessaria vaccinazione di massa. Si è creata, insomma, una nociva situazione di impasse e di pasticcio proprio mentre la nostra vita stava imboccando la strada della normalità. Speriamo che si rientri nei binari del buonsenso e che le autorità sanitarie, quantomeno in Europa, non solo parlino con una stessa voce, ma che vengano perseguiti con serietà tutti quelli che continuano ad alimentare paure e superstizioni. Così come si metta la parola fine a chi, anche in Valle d'Aosta in campo sanitario, non si limita, ormai contro la legge, a non farsi vaccinare in spregio ai propri pazienti, ma contribuisce pure alla diffusione di notizie false e ad affermazioni improvvide che allontanano molti dai vaccini. Basta un giretto sui "social" per scoprire certi personaggi che andrebbero cacciati, specie quando si atteggiano a coraggiosi e eroici nemici del vaccino. Roba da matti.