I miei genitori - papà ci ha lasciati a 86 anni, mia mamma ne compirà 91 - mi hanno mostrato, in un'esperienza condivisa assieme a mio fratello Alberto, il volto difficile dell'età avanzata, sia per loro che per noi. Per chi ha avuto la fortuna di avere dei figli l'impressione è evidente e dolorosa: più invecchi e più regredisci come se, nella chiusura di un cerchio della vita, tornassi in qualche modo bambino con difficoltà di camminare, di parlare e di fare - colpisce scriverlo - i propri bisogni. Ma mentre il bambino progredisce ed impara, l'anziano regredisce e perde i colpi per il declino fisico e spesso viene meno parte del senno e molti cadono nell'oblio. Tocca a noi adulti già bambini per i nostri papà e le nostre mamme assumere, in un'inversione dei ruoli, decisioni importanti ma difficili per loro, quando ne hanno bisogno nel tratto finale della loro vita.
Mia mamma è rimasta indipendente sino a poco tempo fa, pur contando su qualche aiuto. Ora la situazione è precipitata e tocca fare scelte difficili e dolorose. Stare nella casa dove si è vissuto so bene che dovrebbe essere un diritto, ma esiste purtroppo un livello di inabilità fisica e mentale che obbliga a scelte diverse, che mettono angoscia e si cerca di fare il meglio. Ci si sente comunque impotenti e pure commossi quando si chiude la porta di casa, accompagnandoli altrove. Lo si fa in un misto di affetto e preoccupazione e ci si spinge verso soluzioni di protezione razionali, ma che non placano sensi di colpa per un passo che appare in fondo irreversibile. Un punto e a capo che si vorrebbe evitare. Forse bisognerebbe, come si fa con i bambini che crescono e li si attrezza per la vita adulta, spiegare a chi, come a me che sono transitato oltre i sessant'anni, come prepararsi fisicamente e psicologicamente all'invecchiamento, che è un fatto naturale cui nessuno può sfuggire. Sfuggendo alla retorica della bellezza dell'età che avanza e della saggezza, bisognerebbe prepararsi per tempo al decadimento che ne consegue con più aspetti negativi che positivi e averne coscienza è un bene. Vorrei capire meglio in quale mondo vive mia mamma novantenne con acciacchi crescenti ed un suo mondo mentale che mischia passato e presente in una sorta di sogno. Difficile per noi capire come ci si senta e forse è più doloroso per noi e c'è qualcosa di crudele in queste immagini di decadenza, che si sovrapporranno purtroppo nella memoria a quei ricordi dei tuoi cari più giovani ed in forze. Penso poi, a titolo consolatorio, che mia mamma affronta questo ultimo tratto della vita dopo un'esistenza felice, senza troppi dolori ed una salute di ferro. Quanto purtroppo, guardandosi attorno, non è per nulla banale, sapendo quanti destini terribili ciascuno di noi ha visto o sperimentato. A molti è stata negata la possibilità di invecchiare. E per l'invecchiamento e la la necessità di averne consapevolezza vale il pensiero dello storico Adriano Prosperi: «Per dirla ironicamente la vecchiaia oggi arriva a nostra insaputa. Non si distingue dalle altre età. La camuffiamo. La allontaniamo. La rimuoviamo. Inseguiamo un'idea di immortalità. Dimenticando il numero dei nostri anni. Poi di colpo arriva la decadenza. Quella parola che avevamo cancellato, come una raffica di vento spazza via il presente».