L'altro pomeriggio per andare a Roma ho preso uno degli ultimi aerei dell'Alitalia prima della chiusura, oltretutto in un giorno in cui la ormai ex compagnia di bandiera cancellava molti voli. Forse per lasciarci senza rimpianti... Ho passato molti anni della mia vita come pendolare sugli aerei, diventando un vero habitué sulle rotte nazionali e europee e negli aeroporti che sono comunità interessanti e variegate. Alitalia, che per molti anni ha avuto una buona copertura per diverse destinazioni e anche un monopolio fra Torino e Roma, tratta privilegiata nel mio lavoro, aveva pregi e difetti, ma ci si abituava a tutto per necessità. E' vero che per un certo periodo ho goduto del volo di "AirVallée" da Aosta, prima con un piccolo jet e con un bel turboelica, poi con quella meraviglia del "Dornier", vero gioiello nei cieli. I primi tempi, con i velivoli più piccoli, si atterrava a Roma Urbe, a due passi dal centro, poi si alternarono gli scali di Fiumicino e Ciampino.
Decollo e atterraggio dal "Corrado Gex" sono sempre stati, come il tratto di volo sulle nostre montagne, un'esperienza emozionante e talvolta al rientro anche un po' paurosa, quando si "tagliava" dalla Val Clavalité, sfiorando le montagne con qualche turbolenza "ballerina". Allora come oggi restò convinto della grande potenzialità del nostro aeroporto, specie per il turismo dei charter e ricordo con piacere il viaggio con la mia famiglia, genitori e bimbi compresi, a "Disneyland Paris" partendo da Aosta. Ma torniamo ad Alitalia, che rinasce per l'ennesima volta con spaventosi aiuti di Stato sommatisi nel tempo (e mai trasformatisi in danno erariale), questa volta cancellando nome e logo a favore del banale "ITA". Vedremo se sarà una sciagura annunciata o una rinascita. Mi si consenta un certo scetticismo sul punto. Ha scritto, rispondendo ad un lettore sul "Corriere", Aldo Cazzullo (che ogni tanto salutavo incontrandolo in aeroporto!) e mi ci riconosco: «In questi anni ho preso, come tanti di voi, centinaia se non migliaia di voli Alitalia (giustamente qualche lettore si preoccupa per la sorte dei punti "Millemiglia"). A volte ho trovato nel personale l'arroganza di chi sa - o, meglio, crede - di avere le spalle coperte, di non dovere il proprio stipendio al cliente ma allo Stato; ma sono state di più le volte in cui ho trovato passione e professionalità (con alcuni dipendenti Alitalia ci scambiamo abitualmente opinioni via mail). Almeno un vantaggio la compagnia che fu di bandiera lo aveva: la sicurezza (dallo schianto di Punta Raisi sono passati 43 anni). Segno che i piloti Alitalia sono bravi, e non dovrebbero essere umiliati dalla nuova compagnia; altrimenti se ne vanno, e a metà stipendio si assume gente che magari vale la metà. E anche i ritardi (si diceva che l'acronimo significasse: "Always late in take-off, always late in arrival (sempre in ritardo al decollo, sempre in ritardo all'atterraggio)" con il tempo si erano ridotti, sino a fare di Alitalia una delle compagnie più puntuali. Il vero errore fu non integrarla per tempo in uno dei grandi gruppi europei: o Air France-Klm, o Lufthansa. Un errore di cui sono corresponsabili governi e sindacati, e che abbiamo pagato caro noi contribuenti. Ora attendiamo di conoscere il destino di "ITA"; se sarà un'Alitalia più piccola, flessibile e virtuosa, o un ramo secco nella storia del trasporto aereo». Buon volo a "ITA" e lo dico egoisticamente, perché è ormai chiaro come certi aeroporti italiani vivano solo più grazie a compagnie low cost straniere proprio a causa della cattiva gestione, degli sprechi e delle inefficienze della ormai defunta Alitalia. Riposi in pace.