Ho seguito la conclusione de "La Casa di Carta", successo mondiale che ha premiato la genialità spagnola sinora inespressa in televisione. In contemporanea sto seguendo l'epilogo del grande successo italiano di "Gomorra". Entrambi i prodotti creano uno strano effetto, pur con prospettive diverse. Il primo crea simpatia verso un gruppo di rapinatori contro un potere costituito che diventa sempre più antipatico puntata dopo puntata sino all'epilogo che non spoilero. Il secondo è una rappresentazione che, serie dopo serie, diventa grand guignol e che mette in scena una camorra impunita per uno Stato assente. Non faccio moralismi: certi prodotti servono a suscitare impressione ed attenzione oltre alla realtà ed alla verità. Quel che colpisce è che alla fine i cattivi o diventano buoni in un'inversione dei ruoli oppure, persino peggio, ci si abitua a cattivi onnipresenti che ci obbligano a parteggiare in assenza di buoni. Vero che tutto avviene nello spazio libero della fantasia degli autori, ma senza fare moralismi, la rappresentazione non ha aspetti edificanti. Basterebbe qualche piccola dose di giudizio morale per evitare un mondo che appare alla rovescia.