Incominciano per ciascuno di noi lentamente ma inesorabilmente a fare capolino i famosi buoni propositi per il 2022. Come metodo non è male: possono essere piccole cose o argomenti di peso. E' un modo per evitare certe pigrizie che sono il peggio nella vita, perché il rischio è quello di finire nel solito tran tran, mentre a qualunque età bisogna scuotersi dalla routine che ci spegne. So bene per onestà intellettuale come queste promesse rischino di essere - come si dice - «promesse da marinaio» e cioè non mantenute. Una definizione con due versioni, che mostrano come la stessa cosa possa essere letta ben diversamente.
a. Questo curioso dato di fatto deriva proprio da momenti di vita in mare e si riferisce a tutti quegli impegni presi dai marinai nei confronti di Dio, dei santi e di tutte le altre figure a cui chiedevano normalmente protezione, che potevano essere invocate per scongiurare gli eventuali pericoli mortali che avrebbe causato una tempesta violenta se si fosse abbattuta sulla loro nave. b. Un modo di dire legato alle abitudini dei marinai di avere una ragazza in ogni porto dove fanno scalo e di promettere e far credere ad ognuna che al proprio ritorno le sposeranno. Promesse destinate, ovviamente, a non essere mantenute. Fatto il distinguo, eccomi ai buoni propositi. Il primo, banalissimo. Basta coi nuovi gruppi "Whatsapp". Ormai sono saturo e ne ho troppi e molti sono eccessivamente invadenti con una notifica dietro l'altra. Ho gruppi politici a geometria variabile, ci sono poi quelli dei familiari, degli amici e dei conoscenti, quelli sportivi e scolastici. Sono due aspetti nefasti. Il primo è che non ci sono orari e questo non vale solo per i gruppi e neppure solo per gruppi "Whatsapp" ma per singoli che si insinuano ed anche per altra messaggistica. Ma non avete una vita? Lo stesso vale per la posta elettronica che giunge a tutte le ore, incalzandoti. Chi dice che non sei obbligato a leggerla sa di dire una cosa falsa. Quando si annuncia con la sua suoneria, come tutti gli altri messaggi, uno ormai sta all'erta e guarda per curiosità e forse per dipendenza. Cresce nel mondo del lavoro in Europa e in Italia il "diritto alla disconnessione". In Italia lo prevede ormai la legge con una dizione che chiarisce come sia riconosciuto al lavoratore che svolge l'attività in "modalità agile" il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche. Ma questo non basta e aggiungo un secondo argomento. Da questo punto di vista è necessario tornare di più alla socialità in presenza, pandemia permettendo. Ma sin da subito, con tutte le accortezze sanitarie necessarie, bisogna tornare ad incontrarsi e questo in politica è difficile e però capitale. Non è facile: allo scetticismo già esistente verso la politica si è sommata una fatica di vivere rispetto a problematiche serie e non per chissà quale ignavia, ma perché siamo ancora in affanno con elementi psicologici di fondo tra apprensioni e incertezze. Eppure bisogna tornare dentro le cose, perché delegare solo ad altri comporta rischi, anche per la democrazia.