La Festa dell'Europa viene festeggiata da pochi amatori del genere. Triste dirlo, ma veritiero e bisogna reagire a questa indolenza e farne una giornata di consapevolezza. Oggi lo farò - in occasione della giornata canonica - con l'Università valdostana con una manifestazione, assieme a diversi professori, a partire dalle ore 18. Il 20 maggio poi - ma avrò tempo di parlarne - sarò assieme a tanti giovani per una manifestazione europeista per la prima volta in piazza Deffeyes davanti alla Regione, omaggio a quell'Albert Deffeyes federalista, morto anzitempo a soli quarant'anni. Con esattezza non so cosa dirò oggi. Ho sempre pensato che il successo di un intervento in pubblico dipenda dall'aria che si respira in una sala e dai visi dei partecipanti. Mai pensare ad un discorso precotto, specie se si è l'ultimo a parlare, verosimilmente con un pubblico affaticato.
Dovessi esprimere delle priorità direi:
La pandemia forse al tramonto e l'orrore della aggressione della Russia all'Ucraina obbliga tutti, noi valdostani compresi, a riflettere sull'antieuropeismo. Non appaia un paradosso, perché serve proprio - per opposizione - a tenerci stretto l'europeismo; Per apprezzare l'integrazione europea bisogna assolutamente capirne il percorso. Esistono diverse profondità di scavo. Come minimo dal 1958, Trattato di Roma, ad oggi e, se ci si riesce, compararlo con il cammino della nostra Autonomia; Utile guardarsi attorno e capire - dati alla mano - i vantaggi derivanti dai finanziamenti europei in diversi settori. Le procedure per seguire i programmi e elaborare i progetti sono stati un utile insegnamento è una sfida continua; Certo che l'Europa resta quella degli Stati, ma spetta anche alla Valle agire ovunque, anzitutto per la propria legislazione che dev'essere originale, affinché la democrazia locale - da noi pure Autonomia speciale - non venga schiacciata dallo strapotere di Bruxelles; Torna utile, in questo senso, il nostro filone federalista e bisogna riprendere il cammino di quella scuola estiva sul tema che fece della Valle un centro conosciuto in Europa. E' un filone da alimentare con lo studio e il confronto con chi coltiva questo interesse; La cooperazione transfrontaliera o meglio territoriale ci deve veder impegnati sempre di più con le Regioni italiane verso i nostri popoli cugini delle Regioni francesi e svizzere con cui coltiviamo rapporti millenari; Ma "Eusalp", la macroregione alpina, può essere un contenitore politico irripetibile, se sapremo essere all'altezza. Bisogna però riprendere "AlpMed" l'euregione per noi naturale. Priorità assoluta agli scambi scolastici, lavorativi e di buone pratiche varie; Dimenticarsi la rete delle minoranze linguistiche europee sarebbe un delitto, così come abbandonare il filone della francofonia, che resta una specificità aperta a popoli europei e al mondo, sarebbe una sciagura; Siamo un popolo di montagna e le nostre conoscenze ed il savoir faire in tema di politiche per la montagna - terra che da noi è interamente alpina - possono andare in rete con numerose zone dell'Unione europea con cui fare sistema e con cui lavorare, facilitati dalle nuove tecnologie digitali; Essere valdostani e europei, fieri delle radici ma proiettati in una dimensione più vasta ci obbliga ad uno sforzo. Scegliere una Regione amica in ogni Paese comunitario con cui intrattenere rapporti speciali in diversi settori. Questa scelta ci deve sprovincializzare e anche questo è un sistema per rendere più solido il radicamento europeista.