Il Capodanno del 2000 era stato avvolto dalla retorica mielosa di un cambio di passo per l'Umanità, dopo un secolo, il Novecento, pieno di orrori. Per altro pure il Millennio intero, a considerarlo complessivamente, non era certo stato una meraviglia. Ricordo le parole di speranza che io stesso pronunciai in quel passaggio epocale e non posso che riflettere sul presente e le sue spine. Oggi che siamo negli anni Venti avanzati ci accorgiamo, infatti, che di grandi sol dell'avvenire e di mirabolanti utopie realizzate ne abbiamo visti pochini. Basta mettere assieme gli eventi racchiusi in un pugno di anni per trasalire. La pandemia appare, scompare e riappare, per altro con esperti che ci spiegano come virus e batteri saranno una minaccia crescente, quando credevamo di essere ormai protetti dai prodigi della scienza e lo scrivo senza nulla togliere ai vaccini arrivati con salvifica tempestività.
Ma la pandemia ha innescato conseguenze economiche e sociali da paura, per non dire delle menomazioni fisiche e psichiche che ne sono derivate. Ancora oggi viviamo camminando sulle uova, spaventati dal ritorno del virus o da minacce simili. Poi è arrivata la guerra ai confini dell'Europa e le paure sono evidenti e vanno al di là della logica solidarietà - fatta anche ovviamente dall'invio di armi - ai poveri ucraini, trasformati dai russi in carne da macello in una riedizione violenta e sanguinaria della "guerra fredda", che dimostra come i totalitarismi siano ancora dei fantasmi in carne e ossa. Il timore di una guerra nucleare, specie se a schiacciare il fatidico bottone è nelle mani di Vladimir Putin, aleggia sulle nostre vite. In più ci si è resi conto della dipendenza energetica di quasi tutta l'Europa, che rischia un taglio delle forniture, specie di gas, con conseguenze drammatiche sulla vita quotidiana e sul mondo produttivo. Pandemia e guerra che hanno innescato non solo la ripartenza dell'inflazione con generale impoverimento e perdita del potere d'acquisto, ma hanno anche - con un micidiale "uno-due" - creato un generale rincaro di materie strategiche per le industrie di ogni genere con una penuria di beni che fa sospettare enormi speculazioni a danno di tutti. Nel mondo del lavoro si registra poi un fenomeno, in Occidente, di abbandono di lavori sicuri da chi decide di vivere una propria vita con una logica di discontinuità ed esiste una penuria di manodopera in diversi settori, compreso l'impiego pubblico. L'immigrazione complessiva non si ferma anche perché la crisi globale spinge comunque verso i Paesi più ricchi con uno svuotamento di risorse di quelli più poveri. Ciliegina sulla torta il cambiamento climatico, la cui immagine plastica è lo stato delle nostre montagne arse per mancanza di pioggia con problemi di approvvigionamento, che sono ancora più drammatici in pianura, dove non hanno come noi sulle Alpi quelle riserve d'acqua che sono massimamente rappresentate dai ghiacciai in rapida fusione. Insomma sono anni difficili, che hanno spezzato l'idea di un Eden che sarebbe venuto.