Confesso le mie colpe: solo questa mattina ho guardato l’esito del voto delle Politiche. Ho seguito moltissimo volte i riti degli exit poll (da quando ci sono!), spesso non proprio precisi, come capita anche con i sondaggi che li hanno preceduti. Mentre ho seguito sempre - specie quando ero in lizza e per le Politiche è avvenuto quattro volte - la tortura dello scrutinio dei voti. Per mia fortuna sempre risultando eletto, anche quando la lotta per il seggio appariva improba. Questa volta appunto, pur svegliandomi presto, sono andato al sodo e cioè a quello che è successo davvero. La vittoria alla Camera di Franco Manes restituisce con nettezza agli autonomisti la Camera dei deputati, mentre la leghista Nicoletta Spelgatti andrà al Senato per un pugno di voti. Una “incrociata”, come si dice in gergo politico, essendo espressione di due coalizioni contrapposte con Manes che ce la fa grazie ad un radicamento del mondo autonomista coeso e questo è un segnale per chi crede nella famosa réunion da ma sempre predicata, mentre la Spelgatti viene eletta nel momento in cui la “sua” Lega a Roma crolla ed è un caso dei paradosso della politica. Ci vuole tempo per capire meglio la dinamica del voto, leggibile Comune per Comune, a differenza di quanto avviene con lo spoglio delle Regionali e certo l’astensionismo resta un dato enorme su cui riflettere. Il sistema uninominale all’inglese è spietato: si può vincere o perdere per un solo voto di differenza. Certo questo si riverbererà sulla politica regionale alla ricerca di una maggioranza più solida, ma nulla va dato per scontato e soprattutto - per gli altri candidati in lizza - si chiaro che chi pensa di trasferire il bottino buono o cattivo sulle Regionali del 2025 sappia che certe traslazioni non valgono per la differenza evidente fra i sistemi di voto. A Roma. Invece, su cui torneremo con calma nelle prossime ore, vince e questo inquieta per la nostra Autonomia speciale Giorgia Meloni, espressione della destra più estrema e questo si vedrà purtroppo nel corso della Legislatura. Merito suo e di un elettorato italiano che segue le sirene con grande facilità è colpa di un centrosinistra senza leader veri e con troppe contraddizioni nel suo seno. Per il resto tocca vedere le risultanze finali per capire bene gli equilibri dei rispettivi schieramenti. In bocca al lupo ai neoeletti valdostani. Il loro compito di parlamentari della nostra Valle non sarà facile con lo scenario attuale delle Camere nel mare in tempesta che è facile prevedere per i problemi che incombono in questi anni complicati se non pericolosi. Chi, come me, ha vissuto un lungo periodo da parlamentare sa quando il lavoro, se fatto seriamente, sia faticoso e impegnativo e la riduzione dei parlamentari pareva essere una chance per contare di più. Ma la nettezza dell’affermazione del centrodestra offre a Meloni la possibilità di riforme costituzionali in solitaria e questo preoccupa perché il nostro Statuto resta appeso alle procedure, fattesi troppo facili, del 138 della Costituzione che si applica alle leggi costituzionali e dunque che ci si attrezzi politicamente al rischio di incursioni pesanti sul nostro ordinamento.