La triste impressione è che in troppi parlino dell’autonomia differenziata, prevista dall’articolo 116 della Costituzione a beneficio delle Regioni a Statuto ordinario, senza conoscere quanto scritto nella norma inapplicata. In particolare questo vale per esponenti politici del Sud, che si scagliano con veemenza contro questa possibilità che il Nord ”cattivo” vorrebbe usare contro il Sud ”poverino”. Un insopportabile piagnisteo che farebbe vergognare i padri nobili del meridionalismo e che dimostra l’adesione a un vecchio statalismo. Chi conosce il cattivo uso dei fiumi di denaro europeo nel Mezzogiorno e guarda con stupore i finanziamenti del PNRR, che sono stati dirottati ampiamente al Sud senza esatti criteri di ripartizione, potrebbe stupirsi di certe lagne. Più autonomia significa più responsabilità per la politica locale e regionale. Ma esiste un vecchio vizio centralista di chi preferisce vivere all’ombra di Roma e riprendere il vecchio e pericoloso vizio della lite Nord-Sud, che non porta da nessuna parte. Finisce per essere un comodo “divide et impera” per chi vuole accentrare sullo Stato poteri e competenze, tenendo al guinzaglio Regioni e Comuni, in barba alla Costituzione vigente che prevede l’autonomia differenziata per chi la domandi (lo ha fatto anche la Campania, che ora dice il contrario) e non applicare quanto previsto è un’intollerabile omissione.