Capisco che sarò ripetitivo ma questa storia dell’Intelligenza Artificiale mi solletica e chissà che un giorno certi ragionamenti che si fanno oggi sui pericoli non saranno considerati ridicoli come i pregiudizi dei luddisti che all’inizio del XIX combattevano la meccanizzazione nelle industrie. Personalmente, per altro, ho vissuto l’inizio dell’ informatizzazione e la digitalizzazione invadente con amici che predicavano disastri come preconcetti. Ho letto il direttore della Repubblica Maurizio Molinari in un suo editoriale sul tema, che traccia il solco in modo interessante su di una novità che ho già testato: “ChatGPT è nata lo scorso 30 novembre, parte di un più ampio insieme di tecnologie sviluppate dalla start up OpenAI di San Francisco. Disponibile come una application, è accessibile anche gratis online da chiunque abbia una connessione ed è disegnata per rendere possibile a tutti l'accesso all'intelligenza artificiale. Solo nei primi cinque giorni di vita è stata adoperata da oltre un milione di utenti unici. La sua straordinaria capacità di seduzione si deve al fatto che funziona come una conversazione digitale scritta e dunque chiunque può fare qualsiasi domanda ricevendo la risposta nell'arco di pochi secondi”. E poi ne spiega le caratteristiche: “Si può usare ChatGPT non solo per avere repliche assai più dettagliate e immediate rispetto a Google - il più diffuso motore di ricerca digitale sul Pianeta - su ogni singolo tassello della conoscenza umana ma anche per creare dal nulla veri e propri testi inediti: dalla descrizione, in rime, della Roma di oggi da parte di Dante alla conversazione sui diritti umani fra Josef Stalin e Barack Obama, fino a nuove formule di fisica”. Una novità che negli Stati Uniti divide chi pro e chi contro: “L'asprezza di toni ed argomenti su entrambi i fronti si deve al fatto che, per chiunque, la decisione su ChatGPT sarà identitaria perché l'accesso libero all'intelligenza artificiale è un punto di non ritorno nella trasformazione del nostro sapere. Da qui la decisione del Dipartimento all'Educazione della Città di New York che ha aperto lo scontro decretando, a inizio mese, il divieto assoluto di accesso di ChatGPT alle scuole della più grande metropoli degli Stati Uniti per "il timore di un impatto negativo sull'apprendimento degli alunni" e della "diffusione di contenuti né sicuri né accurati nelle nuove generazioni". Ovvero, questa app può incentivare al massimo la capacità di copiare dal web da parte degli alunni così come può spingerli a creare falsi storici, letterari e scientifici in quantità tali da far apparire le attuali fake news una sorta di divertimento adolescenziale”. Ma attenzione a chi parteggia a favore: “Ma la levata di scudi da parte di alcuni dei più importanti distretti scolastici del Paese ha trovato sul fronte opposto la determinazione di Microsoft, fra i primi investitori nel progetto della Open AI di Sam Altman ed Elon Musk, che ha risposto stanziando un pacchetto di 10 miliardi di dollari al fine di portare sul terreno dell'intelligenza artificiale la competizione con Google e Amazon, che già usano questa tecnologia, rispettivamente, per le direzioni sulle mappe e per consigliare acquisti alla clientela. In particolare, Microsoft vuole rendere accessibile ChatGPT dal proprio motore di ricerca Bing che fino a questo momento ha solo una minuscola frazione di un mercato globale dominato da Google. Basta immaginare che una ricerca su Bing potrà dare all'istante risposte confezionate dall'intelligenza artificiale - dalla soluzione di formule matematiche alla scrittura di testi - per arrivare alla conclusione che il quasi monopolio di Google potrebbe essere sulla via del tramonto. E non è tutto perché Microsoft vuole incorporare la tecnologia di ChatGPT anche dentro Word, Excel e PowerPoint promettendo di rivoluzionare il modo di scrivere, operare e creare online per miliardi di utenti. Inclusi gli appassionati di arti creative perché fra le opzioni possibili c'è la realizzazione di quadri e disegni di ogni tipo”. Bing, che pure avevo testato, oggi conta poco, ma chissà ora cosa potrebbe succedere. Osserva Molinari che bisogna imparare, anche nelle scuole, come già avviene con i motori di ricerca, insegnare l’uso dell’avvenire dell’Intelligenza Artificiale. Lo stesso Direttore riporta correttamente qualche inquietudine: “Dunque, prima iniziano ad affrontarla, conoscerla, esplorarla, meglio è. Da qui l'editoriale con cui Bloomberg si spinge fino a chiedere se ChatGPT "assomigliando così tanto alla magia" non indichi forse "l'inizio della rivoluzione dell'intelligenza artificiale" con cui tutti dovremo fare i conti. Ma è forse proprio questo il pericolo maggiore perché, come scrivono sul New York Times lo scienziato dei dati Nathan Sanders e il tecnologo per la sicurezza Bruce Schneider, "l'intelligenza artificiale è destinata a sostituire le menti umane" con il risultato che minaccia di stravolgere radicalmente non solo come apprendiamo ma anche come scegliamo e dunque anche votiamo. Fino al punto di "porre seri rischi alla democrazia" per il semplice fatto che a contare di più saranno non le parole, le opinioni dei singoli ma le campagne di propaganda sui temi più imprevedibili generate da anonimi bot, inondando le nostre menti in maniera assai più pericolosa e sofisticata delle odierne fake news”. Conclusione che condiviso in pieno perché non sono i divieti che risolvono le questioni: “Ecco perché la discussione aperta in America sulla app ChatGPT porta anche dentro le nostre case l'interrogativo urgente su come affrontare, gestire la più rivoluzionaria delle tecnologie in arrivo”.