Sembra ormai di parlare del tempo delle caverne. Eppure io lo ricordo quel primo sms - eravamo negli anni Novanta - che comparve sul mio telefonino e l’emozione che si passasse dall’orale della telefonata allo scritto. Non potevo sapere quanto sarebbe capitato oggi rispetto a quel misero messaggino. Oggi siamo schiavi della messaggistica sotto diverse forme e il più inquietante - perché è pure parlante e consente videochiamate - è Whatsapp. L’origine la traggo dal sito di Fastweb: ”L'applicazione di messaggistica istantanea è stata creata nel 2009 da due ex dipendenti di Yahoo, Jan Koum e Brian Acton. I due vogliono creare un'app che dia la possibilità agli unteti di scambiarsi i messaggi gratuitamente utilizzando il proprio numero di telefono e la rete Internet. Dopo alcuni mesi di lavoro, i due programmatori danno vita a WhatsApp: il nome è la fusione tra le parole inglesi "what's up?" (come va?) e app (da application)”. Oggi non so quanti gruppi abbiate collezionato e con quante persone singole intratteniate conversazioni. Non li conto per carità di patria e ogni tanto tento di fare pulizia o di far finta di essere morto con chi dimostra un eccesso di invadenza a qualunque ora del giorno o della notte. Di grande soddisfazione è anche il profilo temporaneo, quasi sempre scherzoso. Il fatto certo è che questa "cosa” ci invade la vita e il peggio sono ormai i vocali, che creano in me un senso di ripulsa senza eguali e noto in chi indugia per minuti una sorta di sadismo verbale.Il vero incubo sono certi gruppi per l’infantile ripetitività dei contenuti. Un vero eroe di questi giorni è risultato Thomas D’Orazio, 51 ans, che vive in Pennsylvania. Ho letto su di lui il racconto di Magali Cartigny su Le Monde. D’Orazio ha annunciato alle sue figlie ventenni di voler uscire dal gruppo creato con loro perché non ne poteva più: “Ironie de l’histoire, en tentant de reprendre son destin numérique en main, ce père de famille a engendré un buzz mondial, sa fille aînée ayant publié une capture d’écran de son message sur les réseaux. Les enfants sont merveilleux. Résultat : 16 millions de vues et des milliers d’humains, conscients de leur propre aliénation, exprimant sur Internet leur soutien à ce geste de bravoure et défendant le droit à la déconnexion”. Scrive la giornalista, dopo aver dato le cifre che dimostrano la nostra schiavitù: “Thomas D’Orazio nous pose donc cette question : pour se préserver, faute de pouvoir quitter une messagerie professionnelle, peut-on démissionner d’un groupe rassemblant sa famille? Ne serait-ce pas considéré comme une preuve de désintérêt, pire, de désamour, ou comme un acte de misanthropie socialement inacceptable?”. E aggiunge: ”Les groupes de discussion WhatsApp seront peut-être étudiés par les anthropologues du troisième millénaire pour tenter de percer le mystère de l’Homo iphonus. Tels les historiens d’antan décryptant les hiéroglyphes, ils se gratteront le haut du crâne face à ces tombereaux de messages vocaux, mèmes de Hugh Grant ou de John Wick (tueur à gages interprété par Keanu Reeves) et échanges absurdes liés au décalage entre intervenants (« A quelle heure on se retrouve? – Oui, je prends le train gare de Lyon »)”. Già, il trionfo della banalità digitale e mi autoaccuso pure io di un abuso! Condivido la conclusione ironica dell’articolo: “Dans son dernier spectacle, Gad Elmaleh confie son désarroi face à ces discussions multipartites. «On fait des groupes pour la moindre occasion, pour n’importe quoi. On organise un simple dîner, on crée un groupe. J’en peux plus, j’en ai marre, je sors des groupes». Le plus redouté étant celui des parents d’élèves, quand «maman Bérénice» lance son «alerte poésie» à la classe de CE2, à 22 heures, pour récupérer le texte de La Grenouille et le Crocodile, dont la récitation est prévue le lendemain” Capita esattamente così, se non di peggio, e posso confermare la medesima invasività che si subisce sotto diverse forme, che si insinuano nelle mie multiformi chat che quotidianamente trillano giulive sul mio portatile. Ci sono pure apparizioni improvvise di chi - senza invito alcuno - ha scovato il mio numero e mi chiede pure se…disturba.