È del tutto evidente che esiste ormai una parte del mondo degli animalisti che ha perso il senso della ragione e che non si occupa più dei legittimi e ragionevoli diritti degli animali, ma ha attraversato un confine, considerando in molti casi ormai l’uomo il problema. Lo si vede ogni volta che si ragiona sugli eccessi di espansione di certa fauna selvatica e dovrebbe essere l’uomo a cedere i propri spazi vitali. Un caso di scuola è la strenua difesa dei cinghiali trasferiti a frotte in grandi città come Roma, dove ormai spadroneggiano pericolosamente. L’eventualità di abbattimenti, di recente manifestatasi con scelta del legislatore, è diventato per alcune associazioni una questione di importanza capitale, cui reagire con i soliti esposti di qualunque presso tutte le magistrature e con manifestazioni in cui inneggiano al cinghiale. Naturalmente loro, i cinghiali, non ne hanno consapevolezza e continueranno a creare incidenti stradali o a inseguire la vecchina con il sacchetto della spazzatura in mano, fonte di sostentamento. C’è chi in certi quartiere della Capitale impedisce ai bambini di giocare in cortile. Ma il cucciolo d’uomo ha meno diritti del maialino. Lo stesso, trasferito sulle nostre montagne, vale per la protezione integrale del lupo, diventata per alcuni una sorta di religione con il canide sull’altare. Gli animali d’allevamento uccisi negli alpeggi o quelli d’affezione ammazzati sulla soglia di casa non interessano. Sono, in questo caso, privi di diritti e non hanno un progetto comunitario per proteggerli, com’è invece Life WolfalpsAlps EU che da anni dispensa milionate a professionisti che fanno ormai questo di mestiere: protettori indefessi del lupo, senza se e senza ma. Mentre tutto un mondo di persone sensate incomincia a preoccuparsi del dilagare del lupo, che si riproduce con grande velocità, le vestali animaliste gridano: no pasaran. Lo fanno con applaudite tournée sulle Alpi, riempiendo di sensi di colpa chi obietta. Il lupo è diventato il simbolo dell’incomprensione del mondo della montagna, considerato capriccioso e rozzo da chi dice “che bello il lupo!”. Aiutato, anche in Valle d’Aosta da coloro che, tecnicamente capaci, minimizzano il fenomeno e dicono “tanto i lupi in eccesso vanno altrove”. In realtà spostano solo ad aumentarne il numero in vallate vicine, ma molto cambierà quando un lupo o più lupi aggrediranno qualcuno o quando il lupo, come il cinghiale, scoprirà la vita confortevole in pianura e città e dilagherà con buona pace dei difensori più strenui. Cambio scenario, ma non argomento. Oggi ci sono in Trentino un centinaio di orsi e secondo la Provincia negli ultimi 5 anni c’è stato un trend di crescita annuo medio pari al 12% della consistenza della popolazione. Nel 1999, per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione, il Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea, ha dato avvio al progetto europeo - anche in questo caso! - Life Ursus, finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia. Grandi studi per spiegare la convivenza facile, peccato i tassi di riproduzione che sono quelli già descritti e che, per l’espansione dell’orso come del lupo, torneranno piano piano su tutte le Alpi. Scelta nobile, ma sarebbe bene capire se l’espansione sarà - come capiterà con il lupo- infinita. L’altro giorno, in una vallata trentina, Alessandro Cicolini, 38 anni, si è trovato l'orso che era con un cucciolo a poca distanza. Come già avvenuto in altri casi, l'animale lo ha raggiunto alle spalle, buttato a terra, morso alla testa e al braccio, prima di fuggire. Cicolini ora, ferito a un braccio e alla testa, è in ospedale Esemplare l’intervento dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali): "La Provincia autonoma di Trento - scrive in una nota stampa - ha grave responsabilità: ha il dovere di interdire a persone e cani l'accesso alle zone con presenza di femmine di orso con cuccioli". E sostiene ancora che quanto avvenuto "non volutamente causato, ma dovuto ad errori involontari o a condizioni inaspettate e imprevedibili". Vi risparmio il resto: la colpa in sostanza è del povero Ciccolini, trovatosi nel posto sbagliato al momento giusto. Amen. Interviene sul caso anche l'Oipa del Trentino: l'Organizzazione internazionale protezione animali, in risposta a quanto dichiarato dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, preoccupato dell’ennesima aggressione, lo invita a "riflettere sulle responsabilità e sulle soluzioni di cui l'uomo dispone per sostenere la vita selvatica sulla terra". Si è passati, insomma, ai massimi sistemi, sempre utili per svicolare dal tema specifico: chi andrà in Trentino se la popolazione di orsi crescerà con il ritmo attuale e senza possibilità di fissare dei limiti? I montanari di un tempo fecero strage anche in Valle d’Aosta di lupi e orsi e nessuno pensa che questa sia la strada, ma si può ritenere invece che certi predatori, senza competitori in natura, possano occupare del tutto montagne abitate e con attività economiche importanti?