Mi manca un gatto. A dir la verità mi manca anche un cane. Ne ho sempre avuti, ma mia moglie è allergica al loro pelo, roba seria con conseguenze pericolose. Oggi, se potessi scegliere, prenderei un gatto, perché il cane - con il suo amore infinito - sarebbe troppo difficile da conciliare con l’attuale tran tran della mia vita. Non potendo avere un micio mi godo, quando capita, quelli altrui e manifesto tutta la mia simpatia a quelli che incontro con l’impressione che riconoscano al volo un gattofilo. Gli ultimi della serie sono stati gatti egiziani, spesso in mezzo alle rovine, magri e scattanti, a differenza dei cani stesi per terra, come morti. Per questo ho letto con interesse un articolo di Michael Marshall sul New Scientist, giornale del Regno Unito, che propone alcune novità sul piccolo felino. Scrive l’autore, autodenunciatosi sin da subito come amante dei gatti, con un dubbio che tutti abbiamo: “La maggior parte dei padroni di gatti (sempre che “padroni” sia la parola giusta) ha il sospetto che, se non fossimo più capaci di aprire le loro scatolette di carne o le buste di croccantini, ci abbandonerebbero”. Più avanti un poco di storia: “I felini sembrano aver cominciato il percorso verso l’addomesticamento circa diecimila anni fa nel Mediterraneo orientale, il cosiddetto Vicino oriente. Tra le testimonianze archeologiche ce n’è una segnalata in un rapporto del 2004 secondo cui sull’isola di Cipro, in una tomba risalente a 9.500 anni fa, un gatto era stato sepolto insieme a una persona. (…) I gatti hanno cominciato a frequentare gli umani nel periodo in cui gli abitanti del Mediterraneo orientale hanno cominciato a coltivare, invece di cacciare e raccogliere. Il cambiamento nello stile di vita fece accumulare riserve di cereali come il grano. “E queste attirarono roditori e altri parassiti”, dice Danijela Popović dell’università di Varsavia, in Polonia. “L’aumento di roditori a sua volta attirò i gatti”. In altre parole, non c’è motivo di supporre che gli essere umani li abbiano intenzionalmente addomesticati. “I gatti scoprirono che si stava bene vicino alle persone perché lì c’era da mangiare”, dice Popović. “E le persone scoprirono che gli piaceva avere gatti intorno”. Semmai, i gatti si addomesticarono da soli”. Più avanti vien da sorridere: “Vi siete mai chiesti se siete i soli a parlare con il gatto con la stessa vocina acuta e gioiosa che usate per rivolgervi ai bambini piccoli? I padroni di cani parlano così con i loro animali domestici. In uno studio pubblicato nel 2022 Charlotte de Mouzon, dell’università di Parigi Nanterre, e i suoi colleghi hanno dimostrato che anche i proprietari di gatti lo fanno: “Abbiamo registrato gli esseri umani che parlavano con i loro gatti e lo facevano tutti” “. Poi Marshall torna alla prima questione posta “Il legame con i gatti è un’illusione? Forse no. Uno studio approfondito del loro comportamento rivela che sono più in sintonia con noi di quanto pensiamo, e non solo per interesse. “Ci sono molti stereotipi a proposito del comportamento dei gatti”, afferma Kristyn Vitale dello Unity college nel Maine, negli Stati Uniti. “Ma molte ipotesi non sono confermate dalla scienza”. I gatti, per esempio, sanno quando stiamo parlando con loro. In uno studio dell’ottobre 2022 de Mouzon e i suoi colleghi hanno registrato i proprietari che parlavano ai gatti con una vocina acuta e poi in tono normale. Poi hanno registrato degli estranei che dicevano le stesse cose. Quando i gatti sentivano parlare i loro padroni, cambiavano comportamento: si guardavano intorno, si fermavano o muovevano le orecchie e la coda. Non reagivano nello stesso modo quando a parlare erano degli estranei. “Non considerano uguali tutti gli esseri umani”, dice de Mouzon. “Provano una sensazione speciale quando il padrone si rivolge a loro”. Di recente un gruppo di ricercatori giapponesi ha fatto una serie di scoperte sorprendenti. Nel 2019, da una ricerca condotta da Atsuko Saito dell’università di Tokyo, in Giappone, è emerso che i gatti domestici riconoscono i loro nomi. Le orecchie e le code si muovevano in modo diverso quando sentivano le registrazioni dei padroni che pronunciavano il loro nome rispetto ad altre parole con un suono simile. Ma è probabile che il nostro animale domestico continuerà a ignorarci quando lo chiamiamo. “I gatti non si sono evoluti per rispondere ai segnali umani”, dice Saito. “Comunicano con le persone solo quando vogliono” “. Fantastica la loro indifferenza quando si astraggono! Ma in fondo ha ragione l’etologo Desmond Morris: “ll gatto, compagno pigro e sfuggente, elettrico e carezzevole è una fonte inesauribile di enigmi, delizie e tormenti”.