Credo nel valore simbolico delle bandiere e nel loro antico significato rappresentativo. Tant’è che se oggi in Valle d’Aosta esiste l’obbligo di esposizione sugli edifici pubblici (con quella italiana e quella europea per legge nazionale) della bandiera valdostana lo si deve ad una mia legge, voluta quando ero Presidente della Regione. La legge regionale n. 6 del 2006 definì, infatti, ufficialmente- oltre all’obbligo di esporla - il riconoscimento vero e proprio della bandiera regionale rossonera, così definita: è formata da un drappo di forma rettangolare, suddiviso verticalmente in due sezioni uguali di colore nero e rosso, con la banda nera dalla parte dell’asta. Ecco perché mi ha incuriosito l’incredibile dibattito sviluppato giorni fa all’Assemblée Nationale francese sull’esposizione sui Municipi d’Oltralpe della bandiera europea. Apro parentesi per ricordare anzitutto la storia di questa bandiera. La bandiera dell'Europa, così come è conosciuta in tutto il mondo, simboleggia sia l'Unione Europea (UE), che l'unità e l'identità del continente europeo in generale. La bandiera è costituita da un cerchio di 12 stelle dorate su uno sfondo blu. Il cerchio è simbolo di unità, ma il numero delle stelle non dipende dal numero dei Paesi membri o fondatori dell'UE. La bandiera nasce nel 1955.. Fu il Consiglio d'Europa, la prima assemblea comune di molti Stati del Vecchio Continente, a sceglierla nella medesima versione odierna. Nel 1983 a sua volta il Parlamento europeo la adottò e due anni dopo i capi di Stato e di governo dei Paesi membri ne fecero l'emblema ufficiale della Comunità europea, poi diventata Unione europea. Nel 1950, come dicevamo, fu il Consiglio d’Europa ad indire un concorso, per mezzo di un apposito comitato, per selezionare la futura bandiera dell’Europa. Arsène Heitz, che lavorava presso l’ufficio postale del Consiglio d’Europa, presentò più di 21 progetti. Fu lui a presentare il modello dell’attuale bandiera europea con la corona di stelle su uno sfondo blu. Ufficialmente furono scelte 12 stelle perché il 12 sarebbe il simbolo di perfezione e unità. Lo sfondo blu rappresenterebbe il cielo sopra l’Europa e le stelle simbolicamente tutti i popoli europei presenti e futuri. Robert Bichet, vicepresidente del Consiglio d’Europa nel 1955, scrisse che il numero 12 “è il simbolo della perfezione e della pienezza, come i 12 apostoli, i 12 figli di Giacobbe, le 12 ore del giorno, i 12 mesi dell’anno, i 12 segni dello Zodiaco”. Molti anni dopo la ufficializzazione della bandiera, nel 1987, l'ideatore stesso del disegno ne diede invece la spiegazione in chiave biblica, citando un versetto dell’Apocalisse: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”; e anche lo sfondo blu della bandiera europea sarebbe il tradizionale colore mariano. Ma l’ex Direttore dell’Informazione del Consiglio d’Europa responsabile della realizzazione del disegno della bandiera europea, Paul Lévy, in un’intervista del 1998, smentì categoricamente che il significato della bandiera avesse una connessione col culto mariano e di fatto chi indicava come ispirazione una vetrata delle tante che adornano la cattedrale di Strasburgo, che raffigura la Vergine con sopra un circolo di dodici stelle gialle, che ho visto coi miei occhi. A smentire la tesi il modello presentato da Arsène Heitz che aveva nel bozzetto 15 stelle e non 12. Il caso volle, però, che il giorno scelto per l'introduzione ufficiale della bandiera europea fosse proprio l'8 dicembre del 1955, giorno della festa dell’Immacolata Concezione, una delle feste più importanti legate alla Vergine Maria. Ma torniamo alla polemica francese sulla bandiera: ho approfondito il tema dopo aver letto un articolo di Paolo Lepri sul Corriere, essendomi sfuggita la questione nella lettura dei giornali francesi. Racconta il giornalista: “Alla fine i macroniani ce l’hanno fatta ad approvare nell’Assemblea Nazionale (poi sarà la volta del Senato) la legge sull’esposizione della bandiera europea accanto a quella francese nei municipi che abbiano una popolazione superiore ai 1.500 abitanti. Ma l’infuocato dibattito che ha preceduto il voto di ieri è sicuramente il segnale di una politica malata, la cui febbre non può essere spiegata soltanto con le tensioni seguite al varo della controversa riforma delle pensioni”. Ancora Lepri: “Vedere il Rassemblement National di Marine Le Pen e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon cercare di affossare il provvedimento, quasi di comune accordo, non è stato certo un bello spettacolo. Un emendamento comune (al quale si sono associati anche i gaullisti di Les Républicains, sempre più in concorrenza con i lepenisti) ha sfiorato nei giorni scorsi la maggioranza. Fortunatamente alcuni parlamentari ecologisti hanno votato insieme allo schieramento governativo. Anche se da una parte si è sottolineata la necessità di rivendicare il primato nazionale («Il popolo francese si inchina solo ai tre colori della nostra bandiera», ha detto Jean-Philippe Tanguy, di RN) e dall’altra l’inopportunità di una legge costosa e senza interesse («State umiliando l’Assemblea», ha sostenuto Antoine Lèaument di LFI), forse non esagera chi — come il deputato di Reinassance Mathieu Lefèvre, relatore del provvedimento — accusa tanto l’estrema destra quanto l’estrema sinistra di «coltivare l’ambizione» di un’uscita della Francia dall’Ue”. Così conclude Lepri e concordo del tutto: “È comunque certo che la tentazione nazionalistica, nelle sue varie declinazioni, può fare molto male a un Paese che avrebbe bisogno di ritrovare la strada della concordia. I simboli (in questo caso le bandiere) sono molto importanti. Più in generale, l’adesione alla costruzione europea rappresenta il principale test di affidabilità democratica per una forza politica. Non solo in Francia”. Aggiungo solo che alla reticenza sulla legge dei centristi di MoDem astenutisi in Commissione, si sono sommati i socialisti che, pur distinguendosi da Mélenchon e compagni, hanno proposto loro - e mal se ne comprende la ragione - di non mettere la bandiera nei comuni sotto i 1500 abitanti e questo esclude dall’obbligo il 78% dei comuni francesi! Il dibattito ha evidenziato in sostanza un misto fra sciovinismo e antieuropeismo, venato a tratti da cattiveria e talvolta da stupidità.