Malgrado rari scetticismi sottotraccia e qualche silente malpancista d’ordinanza, la prima manifestazione della Réunification ha funzionato con una grande e condiviso momento di incontro. Credo che a tutti il canto conclusivo di Montagnes Valdôtaines, inno della Valle, abbia fatto risalire alla memoria certi momenti del passato che mostrano, anche in termini emotivi e sentimentali, come lo stare insieme abbia un significato profondo. Ora con l’approssimarsi dell’estate, che distrae giustamente dalle quotidiane preoccupazioni e permette di tirare il fiato, il rischio è che non si batta il ferro sinché è caldo. Lo spazio politico autonomista esiste e bisogna che sia presidiato in modo forte, perché questo è il solo modo per evitare che la Valle d’Aosta diventi terra di conquista di appetiti politici vari. Il pluralismo - intendiamoci bene - è un valore in democrazia, ma lo è anche e a maggior ragione il mantenimento di quella caratteristica di originalità identitaria della Valle d’Aosta senza la quale verrebbero meno le ragioni profonde che consentono l’esistenza di una Regione autonoma piccola come la nostra. Chi dà per acquisito per sempre questo diritto non conosce a fondo i rischi, ricorrenti nel tempo, delle azioni dei molti nemici sempre in opera contro questa nostra eccezione valdostana, costituita anche da una componente politica originale nel panorama italiano. Ecco perché perdere tempo nel corso del processo di accorpamento degli autonomisti sarebbe sbagliato e ci sono passaggi in cui si deve premere sull’acceleratore. La parte finale del documento votato il 18 maggio a Saint-Vincent recita: “Profitant de l’absence de périodes électorales, les mouvements se réuniront pour partager des règles pour reconstituer un dialogue commun, où les différences soient le potentiel pour permettre à la Vallée d’Aoste d’aborder son avenir en tant que protagoniste. Les intervenants invitent enfin les Mouvements à concrétiser, au plus tôt, ce parcours”. Avrei preferito mettere una data precisa per mia indole personale, perché una data sul calendario obbliga sempre a rispettare i tempi. Tuttavia quel “au plus tôt” mi pare che sia comunque un impegno forte e su cui lavorare. Direi in questo senso che sarebbe bene serrare le fila e lavorare su alcuni filoni. Sarebbe interessante avere anzitutto un momento festivo e chi ha vissuto il clima caldo e coinvolgente dei ”Rendez-vous valdôtains” sa a che cosa mi riferisco. Poi bisogna lavorare sullo Statuto del soggetto politico unificante per una casa comune accogliente e non può che essere sotto vessillo dell’Union Valdôtaine per evidenti ragioni storiche. Ma nel frattempo, affinché non sia un prodotto di laboratorio, bisogna scegliere i temi cardine di un programma politico e non solo nella pur legittima logica elettoralistica. Per incidere ci vogliono - accanto al ruolo attuale nel governo della Valle - proposte serie di prospettiva sulle diverse necessità e urgenze che investiranno la nostra comunità per alimentare le azioni politiche e amministrative necessarie nel futuro. Bisogna metterci cuore e intelligenze in questa fase costituente, facendo tesoro del passato senza passare il tempo a guardare nello specchietto retrovisore, ma guardando avanti alle molte cose da fare lungo una strada davanti a noi che potrà essere impervia e che tuttavia va percorsa con reciproca fiducia. Lo ha detto bene un passaggio del documento finale che ho già citato: ”Un parcours qui ne signifie pas effacer les années récentes, où la passion politique a porté à une fragmentation qui a profondément marqué les émotions et les actions de plusieurs Valdôtains : mais le moment est venu pour relancer une forte entente entre des personnes qui partagent des idéaux liés à l’autogouvernement, à l’importance du territoire, à la responsabilité du futur de la Vallée d’Aoste”. Ma non c’è tempo da perdere per mantenere un ruolo decisivo nella politica valdostana nel mare procelloso dei cambiamenti.