Al calo demografico bisognerà porre rimedio e non basteranno - pur utili in un disegni di sostegno - soldi per i neonati, fiscalità agevolate e servizi pubblici vari al capezzale delle famiglie, pensando anche alla maggior conciliazione a favore dei genitori fra lavoro e propria vita privata. Certo maggior stabilità nei lavori precari e stipendi adeguati servirebbero per spingere molti titubanti verso la maternità e la paternità. Esiste, tuttavia, qualcosa di più profondo, umano e psicologico, sociale e comportamentale, che spinge le coppie a scegliere di non avere figli o ad averne solo uno. Tornassimo al dopoguerra, senza scomodare le generazioni precedenti, vedremmo attitudini ben diverse e non era solo l’impossibilità di controllare bene le nascite con metodi anticoncezionali. Ma una spinta vitale che si rifletteva sulla natalità. Prima o poi bisognerà - a complemento delle politiche familiari accennate - fare in modo che flussi migratori non caotici e disperati come gli attuali, frutto in gran parte di speculazioni mafiose senza alcuna logica e purtroppo con il giusto e doveroso diritto di asilo usato spesso come foglia di fico. L’ho detto di recente all’assemblea delle Regioni francofone in Camerun con una platea composta perlopiù da africani di diversi Paesi, tutti accomunati da crescite demografiche da capogiro, che nulla hanno a che fare con il nostro ormai clamoroso crollo delle nascite. Avevo solo cinque minuti in una parte d XDz a ei lavori, ma mi ero appuntato in francese qualche pensiero, che qui riprendo e che tiene conto della possibilità che siano accordi regionali, pur validati dagli Stati, una risposta efficace per la buona conoscenza delle esigenze che la democrazia locale assicura. ”Il est essentiel d'éviter un appauvrissement de l’Afrique avec un flux migratoire non réglementée. Une immigration réglementée et bien gérée peut être bénéfique à la fois pour les Pays d'accueil en Europe et pour les Pays africains d'origine des migrants”. Un reciproco interesse, visto che mentre da noi stiamo invecchiando la gran parte delle società africane ha come età media i 30-35 anni e tassi di disoccupazione e qualità della vita mediocre che non a caso spingono le persone a viaggi della speranza in cui rischiano la vita e lo sanno bene. Avevo scritto: “Une immigration réglementée permet de prévenir la fuite des cerveaux, c'est-à-dire la perte de compétences et de talents essentiels pour le développement des pays africains. En mettant en place des politiques qui encouragent la mobilité circulaire et le retour des talents, les Pays africains peuvent bénéficier des compétences et des connaissances acquises par leurs ressortissants à l'étranger”. Vediamo poi un altro fenomeno già oggi per diversi migranti presenti in Valle, anche di provenienza dall’Est europeo e appunto dall’Africa: ”Les migrants envoient souvent de l'argent dans leur pays d'origine sous forme de transferts de fonds. Une immigration réglementée peut faciliter ces envois de manière plus transparente et efficiente, contribuant ainsi à l'économie des Pays africains et à l'amélioration des conditions de vie de leurs familles”. Anche se è ben diverso avere, per favorire l’integrazione con il rispetto della società di accoglienza, famiglie e non persone sole. Certo devono esistere accordi e cooperazione vera con formazione nei Paesi di origine e da noi per alimentare professioni ormai disertate dagli italiani o anche specialistiche e di livello senza coperture: ”Une immigration réglementée peut favoriser la coopération économique. Cela peut se traduire par des partenariats commerciaux, des investissements mutuels, des transferts de technologie et des opportunités de développement économique partagées”. Sia chiaro, ma non sono arrivato a dirlo, se non in un accenno, spiegato poi nelle discussioni successive: ”Une immigration réglementée offre également l'occasion de promouvoir les échanges culturels, les dialogues interculturels et les relations diplomatiques. Cela favorise une meilleure compréhension mutuelle, le respect des différences et la construction de ponts solides entre les Régions”. A scanso di pensieri colonialisti o fordisti mi ero scritto(ma poi - chi mi conosce lo sa - quando parlo vado a braccio e metto via gli appunti) quest’ultimo spunto: ”Il est important de mettre en place des politiques migratoires justes, équilibrées et respectueuses. Cela nécessite une collaboration internationale, une coordination entre les acteurs concernés et une approche fondée sur le respect mutuel et le développement réciproque”. Ero tentato di dire ”durable", ma ormai è inflazionato. Sono pensieri da sottoporre a dibattito e approfondimenti. Certo eviterei di aspettare: meglio decidere quali strade prendere.