«Una risata vi seppellirà»: è questa una frase dell’ottocento attribuita all’anarchico Michail Bakunin, personaggio storico interessante. Si tratta di una frase, quella iniziale, che mi ha sempre divertito per la sua carica beffarda, essendo nel secolo successivo espressione scherzosa della parte buona del famoso Sessantotto, che la scrisse sui muri. La ricordo riecheggiare anche nel 1977, quando si creò un nuovo Movimento giovanile, infine sprofondato nei terribili Anni di Piombo, in cui c’era poco da ridere. Già, c’è poco da ridere, purtroppo, anche oggi. Viviamo tempi incerti e devo riconoscere che mi ero convinto che il post pandemia sarebbe stata un’epoca piena di joie de vivre, ma poi è sopravvenuta la guerra e quella instabilità di vario genere che si è creata come conseguenza. In contemporanea come con un flash improvviso che illumini la scena è cresciuta la consapevolezza sul cambiamento climatico, questione già ben nota da tempo e la cui drammatizzazione (cosa diversa dal prendere sul serio il tema, come va fatto) ha creato una situazione di incertezza e persino il neologismo, che spero sparisca presto, “ecoansia”. Credo lo si veda in maniera plastica in quest’estate, preannunciata da record, e che invece sembra in parte languire proprio per il clima di incertezze con l’inflazione che morde e – mi sia permessa osservarlo – con un Governo che macina provvedimenti che sembrano incoerenti gli uni con gli altri e questo genera quella sfiducia che si deposita come una polvere sulla vita quotidiana. Lo dico senza logica di schieramento, ritenendo da sempre che chi vince le elezioni viene scelto dai cittadini e dunque non solo è legittimo ma è del tutto doveroso che si assuma le sue responsabilità, governando. La verità, anch’essa triste da dire, è che non ci si improvvisa e troppi dilettanti e talvolta solo militanti hanno preso leve di potere importanti non essendo sempre all’altezza delle aspettative che si erano create e questo tornerà indietro come un boomerang. Ma avverrà nel vuoto della politica italiana con un PD alla ricerca di sé stesso con una Elly Schlein che sembra arrivata dalla Luna e un Centro diviso in due parti destinate ad allontanarsi. Non parliamo del grillismo contiano, che ha ancora buone percentuali nei sondaggi e questo lascia del tutto sgomenti. In autunno si capirà meglio lo scenario nella sua complessità e devo dire che invidio chi ha grandi ricette per il futuro. Per quel che mi riguarda spero solo che il processo di integrazione degli autonomisti valdostani faccia il giusto cammino prefigurato, perché mi sembra una scelta necessaria, strettamente collegata al futuro della nostra Autonomia speciale. Lo ribadisco in modo spoglio da ogni retorica, perché deve avvenire in modo semplice e naturale senza attorcigliamenti che farebbero perdere tempo e credibilità. E il sorriso? Quello credo che sia importante mantenerlo. In momenti complessi e con sguardi all’avvenire con molte inquietudini l’idea di piombare nella cupezza non mi appartiene. Sarà per carattere o frutto della mia educazione, ma ho sempre ritenuto che vedere nero non serva a niente. C’è una bella poesia di un poeta francese, di cui consiglio di leggere la vita coraggiosa e generosa, che vorrei proporre:
Un sourire ne coûte rien et produit beaucoup, Il enrichit celui qui le reçoit sans appauvrir celui qui le donne, Il ne dure qu'un instant, mais son souvenir est parfois éternel, Personne n'est assez riche pour s'en passer, Personne n'est assez pauvre pour ne pas le mériter, Il crée le bonheur au foyer, soutient les affaires, Il est le signe sensible de l'amitié, Un sourire donne du repos à l'être fatigué, Donne du courage au plus découragé Il ne peut ni s'acheter, ni se prêter, ni se voler, Car c'est une chose qui n'a de valeur qu'à partir du moment où il se donne. Et si toutefois, vous rencontrez quelqu'un qui ne sait plus sourire, Soyez généreux donnez-lui le vôtre, Car nul n'a autant besoin d'un sourire Que celui qui ne peut en donner aux autres. Raoul Follereau (1903-1977)