Anche oggi, come capita ogni anno, ci dovremo sorbire le reprimende di chi non sopporta Halloween e fin lì tutto legittimo, perché nessuno obbliga nessuno a giocare ai travestimenti mostruosi, alle zucche illuminate, alle ragnatele sospese e ai pipistrelli che volano. Diverso, invece, è chi usa l’occasione per spiegare ai bambini che Halloween non va bene e che anzi si finisce per svilire la celebrazione dei Morti ricordata dal cristianesimo che, non a caso, si svolge nel medesimo periodo. Diamo per scontato, prima dia parlarne, almeno due cose. La prima: indubbio che Halloween è avvolta da una forte cappa di interessi commerciali, che avvolgono per altro qualunque altra occasione o festività e perciò meglio non fare gli schizzinosi. La seconda: non è colpevolizzando bambini e genitori che si fa un’operazione valida per ricordare le proprie tradizioni da rispettare, che è altro argomento. Ha scritto Elisa Belotti su Thesubmarine: “L’accusa principale che viene rivolta ad Halloween è di essere una festa estranea alla tradizione cattolica italiana. Ma c’è chi si spinge più in là e le associa al satanismo, basandosi sulla convinzione che i costumi utilizzati e i simboli legati alla morte avvicinino a un presunto elemento demoniaco. Si giunge addirittura a paventare “conseguenze anche gravi sul piano spirituale, ma anche sul piano dell’integrità psicofisica” dovute al contatto con il mondo dell’occultismo, come sostiene padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazione Internazionale Esorcisti. Mi pare un eccesso, pensando alle brutture che il mondo contiene, senza l’ombra di un sorriso: “In realtà il nome stesso di Halloween mostra un lato spirituale comune al cristianesimo. Hallow e-en è infatti la forma contratta di All Hallows Even, cioè vigilia di Tutti i Santi. “Infatti, originariamente era celebrata in primavera,” specifica la teologa Sandra Letizia, “la festività di Tutti i Santi fu probabilmente spostata al primo giorno di novembre per facilitare la conversione dei pagani che vivevano nell’attuale Regno Unito e che in quel periodo dell’anno celebravano il capodanno Celtico, Samhain — letteralmente “fine dell’estate.” In origine si trattava quindi di una festività celtica che segnava la conclusione dell’estate e rimarcava il movimento ciclico in cui alla vita, simboleggiata dal rigoglio di una stagione, segue la morte”. Ben sappiamo come il nostro cattolicesimo abbia fatto la scelta vincente di impastare la propria dottrina, appoggiandosi anche su usi, costumi e tradizioni preesistenti e lo ricordo come elemento positivo. Scrive don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma: «I cristiani – grandi maestri della gioia e del festeggiare – inventarono la festa dei santi (e la commemorazione dei morti) per celebrare il fatto che la morte era vinta e che il duro male era ormai sconfitto. Di questo dobbiamo parlare ai bambini, spiegando il nome Halloween». Prosegue don Lonardo, «i celti cattolici (gli antichi irlandesi) iniziarono a celebrare l’illuminazione della notte, le zucche che mettevano in fuga il male, il cielo che visitava la terra, i dolcetti che i morti portavano ai loro discendenti come segno del loro amore sempre presente e della loro intercessioni per i loro cari presso Dio, la sconfitta del male» Il frate scrittore Alberto Maggi aggiunge: “Perché i super cattolici hanno paura del riso? Per costoro, che indubbiamente vivono una loro spiritualità, questa s’intende come qualcosa contrapposta al corpo, alla carnalità, alla materia, qualcosa che entra in conflitto con la felicità umana, quasi che per essere spirituali occorra rinnegare una parte importante ed essenziale della propria vita, quella dei sensi e del piacere. La spiritualità per costoro sembra relegata al mondo dello spirito e non della materia, del divino e non dell’umano, del religioso e non del profano, dell’eterno e non del temporale”. Insomma: essere tolleranti vuol dire anche capire il successo di Halloween non vivendolo “contro”.