La mia generazione è stata scossa dalle fondamenta quando è spuntato il fenomeno – ovviamente politicamente corretto – della scrittura inclusiva e cioè dei tentativi di affermare i diritti femminili, che nei testi scritti sarebbero frustrati dallo strapotere del maschile. Tema da affrontare e penso lo si debba fare, a differenza di certe scelte operate, senza stravolgimento della lingua. Lo abbiamo visto con il genere femminile nelle professioni, che ha un suo perché, anche se poi emergono orrori come “Assessora” o “Direttora” (io sono giornalista e non rivendico giornalisto). Vi è poi la lotta al maschile sovresteso per cui bisogna salutare con “Ciao a tutti e a tutte” per essere equi. Ma l’idea più balzana si evidenzia in questo elenco, che traggo dal sito Ilmiolibro: “1) , l’asterisco: da anni utilizzato soprattutto all’interno di collettivi studenteschi e gruppi socialmente attivi di sinistra. La realizzazione grafica è la seguente: “Car Amic”; “Compagn”; ecc. La pronuncia non è però facilmente definibile, poiché trattandosi di un simbolo non rientra tra i suoni di nessuna delle lingue viventi. 2) @, la chiocciola: soluzione adottata soprattutto in Spagna (e bocciata dalla Real Accademia), ma anche abbastanza di frequente in Italia. La realizzazione grafica è di questo tipo: “Car@ Colleg@”, “Sono tutt@ invitat@”; ecc. Come l’asterisco, anche la @ non ha una sua realizzazione fonetica all’interno di una lingua, ad eccezione dell’at con cui la leggono gli anglofoni, che è comunque difficile da sostituirsi in una pronuncia italiana. 3) ǝ, la schwa: questa e rovesciata di cui si parla sempre più frequentemente permette delle realizzazioni grafiche piuttosto complicate, a causa della sua assenza, per ora, dalle tastiere qwerty e azerty. La realizzazione nello scritto è la seguente: “Signorǝ”; “Benvenutǝ”. A differenza degli altri simboli, la schwa, da sempre utilizzata negli studi linguistici per le trascrizioni fonetiche, ha una sua realizzazione a livello di pronuncia: ovvero un suono indistinto tra la a e la o (esattamente lo stesso fonema prodotto dalle parole troncate in napoletano, come “jammǝ”, “Napulǝ”, ecc.). 4) /, lo slash: al momento, è la soluzione più apprezzata nei testi ufficiali, sebbene all’interno di un testo letterario/saggistico o di un semplice articolo di giornale, genera una grandissima confusione a livello grafico. La realizzazione di questa opzione, infatti, produce risultati di questo tipo “Le/gli invitate/i”; “La/il bambina/o”, ecc. Lo stesso accade nella pronuncia, in cui si dovrebbe sostituire lo slash con o/oppure o ripetere il nome due volte modificandone la desinenza. 5) L’escamotage…ovvero il ricorso a formule alternative e gender-neutral per evitare di infliggere modifiche strutturali alla lingua. Ne sono un esempio l’utilizzo di forme non marcate in italiano come: “gente”, “persone”, “utenza”, ecc. Non si tratta di una vera e propria alternativa, dal momento che si tratta di formule già previste dall’italiano standard, ma richiede comunque un momento di riflessione preliminare per riuscire a eludere il vincolo della marca di genere”. Ora, come una luce negli eccessi micragnosi che nulla hanno a che fare sull’indiscutibile parità uomo e donna (ma oggi dobbiamo anche a complicare le cose e cioè chi pone fra i due), si è espresso il Presidente francese, come riporta Le Monde: “Emmanuel Macron a appelé lundi 30 octobre à « ne pas céder aux airs du temps » s’agissant de la langue française, et à « garder aussi les fondements, les socles de sa grammaire, la force de sa syntaxe ». «Dans cette langue, le masculin fait le neutre. On n’a pas besoin d’y ajouter des points au milieu des mots, ou des tirets ou des choses pour la rendre lisible», a-t-il ajouté, assénant, lors d’un discours prononcé à l’occasion de l’inauguration de la Cité internationale de la langue française, à Villers-Cotterêts, que la langue française « forge la nation ». Le chef de l’Etat s’exprimait alors que l’interdiction de certains éléments de l’écriture inclusive fait l’objet d’une proposition de loi examinée au Sénat”. In effetti il Senato, tratto dallo stesso giornale, ha votato il testo, come sintetizza France Info: “Les sénateurs ont adopté à 221 voix contre 82 une proposition de loi de la droite visant à "protéger" le français "des dérives de l'écriture dite inclusive". Elle prévoit de bannir cette pratique "dans tous les cas où le législateur (et éventuellement le pouvoir réglementaire) exige un document en français", comme les modes d'emploi, les contrats de travail, les règlements intérieurs d'entreprise. Sont également visés les actes juridiques, qui seraient alors considérés comme irrecevables ou nuls si le texte venait à devenir loi. Le texte de la sénatrice Les Républicains Pascale Gruny interdit aussi les "mots grammaticaux" constituant des néologismes tels que "iel", une contraction de "il" et "elle", ou "celleux", contraction de "celles" et "ceux". "L'écriture inclusive affaiblit la langue française en la rendant illisible, imprononçable et impossible à enseigner", a martelé l'élue, soutenue par son collègue Etienne Blanc, dénonçant une "idéologie mortifère". Ma il Governo francese non sembra del tutto convinto per un eccesso di severità della legge e la Sinistra francese – di questi tempi sotto scacco dell’ala estrema – protesta vibratamente. Ora toccherà affrontare il tema all’Assemblée Nationale, se la normativa sarà messa all’ordine del giorno. Può essere che il Senato francese estremizzi, ma la logica sembra essere – in casi come questo - estremismo contro estremismo…