Per segnare il tempo che passa basta talvolta una battuta bonaria. Un vecchio amico che abita distante e con cui ci scriviamo brevi battute su Whatsapp mi scrive: ”Ma davvero scii ancora?”. La risposta è stata che ho appena affittato gli sci per la stagione e che spero che un ginocchio un po’ cigolante non faccia scherzi. Confesso, però, che alla fine dell’inverno scorso mi sono detto che, senza aver dubbi sul fatto di sciare, mi dovrei dare una calmata sulla velocità per evitare, se mai cadessi, di trovarmi qualche acciacco serio. Lo stesso ortopedico - che per ora mi ha fatto abile e arruolato - mi ha detto che qualche sosta per non forzare troppo non mi farebbe male. Ci pensavo a questo mio desiderio di non mollare lo sci attorno a certa polemica nata sulle dichiarazione del Presidente dei funiviari valdostani, che è pure il decano della categoria, Ferruccio Fournier. Premetto che lo conosco da sempre e siamo stati grandi amici per molti anni, anche prima che facessi politica. Poi abbiamo avuto qualche divergenza, ma per me la stima per le sue qualità umane e professionali è sempre rimasta intatta. Devo a lui l’interessante esperienza per alcuni anni di VicePresidente dell’ANEF, associazione che raccoglie le stazioni di sci di tutta Italia. Ferruccio con quel suo parlar chiaro che ha sempre fatto il pari con l’ intraprendenza manageriale ha detto alcune cose, che riporto con il virgolettato dell’Ansa. ”Con i sistemi informatici noi sappiamo esattamente quanti sono i valdostani che sciano, comune per comune. Perché per avere diritto a delle tariffe agevolate bisogna avere la tessera 'carte résident'. La media degli sciatori sui residenti è del 10%. Abbiamo delle percentuali più alte nelle zone dove ci sono gli impianti, scendendo in bassa Valle si arriva al 6 o 7%. Cosa vuol dire? Che i valdostani sciano poco". E ha aggiunto con schiettezza: ”Che la Valle d'Aosta sia un paese di montagna non ci sono dubbi. Sul fatto che gli abitanti della Valle d'Aosta siano dei montanari comincio ad avere un po' di dubbi, a vedere soprattutto la frequentazione dei comprensori sciistici". Anche perché, spiega Fournier, in Valle d'Aosta "abbiamo avuto una modificazione della composizione degli abitanti estremamente fluida e variegata". Mi pare che abbia detto delle cose su cui riflettere senza adombrarsi. I dati raccontano la verità ed è altrettanto vero che non è detto che per essere montanari o sentirsi tali si debba sciare. Basti pensare che lo sci, anche da noi, è attività sportiva che inizia in modo pionieristico poco più di un secolo fa, diventando poi attività economica che incide in profondità nel modificare l’alta montagna e gli inverni solo nel secondo dopoguerra. Concordo, invece è del tutto, con Fournier sul fatto che ci siano abitanti della Valle d’Aosta sia di origine che di altra provenienza che non hanno interesse per la montagna in cui abitano e che la bassa pratica dello sci possa essere uno degli indicatori di questa sorta di dimenticanza. Scrissi già anni fa del rischio, specie per molti giovani del fondovalle o di Aosta, di uno "spaesamento" nel senso di una vita tropo avulsa dai luogo dove si sta, che porta alla perdita quel piacere di conoscere e vivere la montagna in cui abitano e che li circonda. Un fenomeno allarmante, che colpisce chi si trova a perdere certi propri riferimenti territoriali e naturali per un problema culturale, fatto di interruzione nel passaggio di testimone fra generazioni e fondato su una sorta di ignoranza dei propri luoghi di appartenenza. Come se un'educazione sentimentale, usando l'espressione di Gustave Flaubert, si fosse inceppata. Mi è capitato spesso di annotare il paradosso del giovane autoctono che immerso in un mondo globalizzato perde di vista molti riferimenti di prossimità. Come se in prospettiva la montagna diventasse un posto dove vivono persone che riducono al minimo il contatto con il proprio luogo di appartenenza, smettendo di funzionare quel fil rouge di conoscenza delle montagne che ci attorniano, che sono un timbro forte della identità valdostana. Immagino che questo volesse dire Fournier, in una logica di preoccupazione e non per accendere chissà quale polemica.