Mi era sfuggito al cinema il kolossal “Napoleon” (che poi avrebbe l’accento acuto sulla é) del regista Ridley Scott, che - in più essendo inglese… - ha fatto girare le scatole ai francesi non poco. La pellicola lunga due ore e mezza ha come protagonista l’attore statunitense Joaquin Phoenix, che interpreta con inconsueta fissità il Generale-Imperatore, che sfugge alla probabile gestualità di un corso. La ricostruzione, fra la Storia e l’intimità (la sua sessualità appare ridicolizzante), è una specie di pasticcio che rende un’immagine nel complesso piuttosto grottesca dell’ascesa brillante e della tragica discesa di un protagonista assoluto a cavallo fra la fine del Settecento e inizio Ottocento. Non pretendevo retorica o celebrazioni, ma il regista sembra giocare su di una rappresentazione sfilacciata che non consente di capire il respiro storico fra Rivoluzione e Restaurazione, facendo di Napoleone una caricatura, oltretutto con un ritmo lento nel racconto e persino difficilmente comprensibile per chi non abbia un po’ di conoscenza dei fatti. Peccato! Napoleone ha pure un fascino antico per noi valdostani. Da una parte la memoria durata per molto tempo e oggi ancora scolpita nelle pagine della storia del celebre passaggio del Général al Colle del Gran San Bernardo. In un libro sulla cartografia, la loro materia, i rimpianti Laura e Giorgio Aliprandi raccontano molti retroscena di questa impresa. Così si legge: ”Per capire il significato di questa impresa è necessario fare un punto sulla situazione politico-militare della Francia all'inizio del 1800. Napoleone era stato eletto Primo Console dopo il colpo di Stato del 18 Brumaio (9 novembre) 1799. Aveva già condotto la prima Campagna d'Italia nel 1796 ed era tornato dalla spedizione in Egitto l'anno precedente e cioè il 1798. Ai vertici della Francia vi erano tre Consoli di cui solo il primo, cioè Napoleone, aveva il potere assoluto mentre agli altri era riservato un potere consultivo. Napoleone all'atto della sua nomina a Primo Console, aveva 30 anni ed in pratica era il padrone della Francia. I problemi che doveva affrontare erano immen-si, sia dal punto di vista politico, in quanto la rivoluzione del 1789 aveva sovvertito le gerarchie istituzionali, sia dal punto di vista militare poiché il paese correva il rischio di essere invaso dall'Austria. La strategia austriaca era di soffocare la Francia da nord (verso il Reno) e da sud (dalla Liguria) con un accerchiamento a tenaglia. Il punto più esposto e vulnerabile era a sud, dove il generale francese Massena difendeva la Liguria in condizioni di netta inferiorità numerica. A questo punto si evidenzia il genio militare di Napoleone. II suo piano strategico era semplice e audace: la campagna contro l'Austria doveva essere un'impresa fulminea, una guerra lampo, un "blitz krieg" ”. E ancora: ”Napoleone scartò il valico del Sempione per la sua inagibilità e decise che l'Armée de Réserve avrebbe passato le Alpi al Gran San Bernardo. Bisogna ricordare che è stata un'impresa grandiosa voluta dalla volontà di Napoleone e dall'energia degli ufficiali e dei soldati. Essendo il passaggio del Gran San Bernardo molto avventuroso e con rischi notevoli, Napoleone non lasciò nulla al caso e preparò la sua impresa organizzandola con molto scrupolo ed accuratezza. Fino a Martigny il percorso era praticabile anche dai carri; da Martigny in avanti e cioè fino a Bourg Saint-Pierre la strada permetteva il passaggio solo a vetture leggere e a batterie di piccolo calibro. Da Bourg Saint-Pierre al colle e da qui a Saint-Rhémy il tragitto seguiva l'antica via romana percorsa anche nel medioevo solo con bestie da soma. Napoleone cercò di migliorare la viabilità: furono consolidati i ponti sul percorso da Martigny al valico, si stabilirono ricoveri per le salmerie e i foraggi, vennero predisposte officine per smontare i cannoni e recinti per i muli e inoltre si cercarono ricoveri dove poter assistere i soldati malati. Poiché il sentiero era stretto e tracciato nella neve, solo partendo all'alba e salendo in fila indiana 5000-6000 uomini al giorno potevano valicare il colle e raggiungere Etroubles dove le retroguardie riuscivano ad arrivare prima di notte. Prevedendo la difficoltà di portare i cannoni sino al colle, Napoleone aveva chiesto 600 uomini al Governo del Vallese per trasportare le artiglierie da Bourg Saint-Pierre al Gran San Bernardo, promettendo l'immediato pagamento di 40 luigi d’oro per ogni cannone trasportato”. I dati di quel passaggio storico dell’Armée sono da paura: 50mila militari, 5000 cavalli, 40 cannoni, 6 obici, 500 bovini. Il passaggio avvenne dal 13 al 25 maggio. La lunghezza della colonna fu di circa 5 Km. . Le avanguardie francesi sono ad Aosta il 16 maggio e raggiungono Bard il 20 maggio. L'Armée rimarrà bloccata per circa una settimana. Gli Aliprandi segnalano come fu sottostimata la fortezza di Bard nelle carte a disposizione: ”La grafica del forte non ha le caratteristiche usuali che contraddistinguono le fortezze ma è disegnato semplicemente come un edificio civile, probabilmente per motivi strategici di segretezza militare. Napoleone era consapevole del fatto che la cartografia a sua disposizione fosse insufficiente e si preoccupò di cercare carte più adatte”. Ma non le ebbe e così fu bloccato a Bard e si vendicò distruggendo il forte, dopo essere stato vincitore sul campo di battaglia a Marengo. La vittoria, ma anche il passaggio sulle Alpi tipo Annibale coi suoi elefanti, ha alimentato il mito napoleonico, ecco gli Aliprandi: ”Napoleone valica il Gran S.Bernardo il 20 maggio quando la maggio parte dell'Armée de réserve aveva già raggiunto Aosta e Bard (…) Nell'immaginario comune Napoleone veniva idealizzato nella sua gloria mentre sale al Gran San Bernardo sul suo cavallo bianco, indicando la via della conquista”. Credo che tutti abbiamo in mente la tela eroica ma fasulla con quel cavallo rampante sul monte del pittore Jacques-Louis David, intitolata Napoleone attraversa il passo del Gran San Bernardo. Più realista quel che dicono la coppia Aliprandi: “Nella realtà, più prosaicamente Napoleone utilizzò un mulo per raggiungere il colle e sull'episodio è stato tramandato un aneddoto. Napoleone, a cavalcioni del mulo, è aiutato da una guida locale, tale Pierre Nicolas Dorsaz, che non conoscendo il suo illustre cliente, lo chiamava "capitano". Durante la salita il conducente del mulo raccontò al "capitano" i suoi progetti matrimoniali e le relative difficoltà finanziarie. La leggenda dice che Napoleone, tornato vittorioso a Parigi, gli inviò il denaro sufficiente per comprarsi la casa. Tutto questo serviva a Napoleone per divulgare la sua immagine al popolo in termini toccanti e umani”. Per la storia valdostana resta la terribile delusione della nostra comunità - specie dei giacobini - per la nascita del famoso Département de la Doire, creato l'11 settembre 1801, quando Napoleone Bonaparte progettò l’annessione della Repubblica Subalpina alla Prima Repubblica francese. La sede della prefettura venne purtroppo insediata nel Palazzo Giusiana di Ivrea e Aosta non ebbe la centralità sperata. L'area tornò, infine, sotto il dominio sabaudo in virtù del Trattato di Fontainebleau dell'11 aprile 1814. Già qualche anno prima la parte reazionaria in Valle d’Aosta diede vita nel 1799, contro le autorità francesi che avevano conquistato la Valle, alla première révolte (révolution) des Socques (zoccoli in legno dei contadini) e cioè alla mobilitazione contro le logiche “rivoluzionarie” e pure anticlericali interpretate dagli occupanti. Poi negli anni successivi si affermò la fama napoleonica sull’onda del passaggio in Valle suo e delle sue truppe, che resistette con la Restaurazione.