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26 feb 2024

La vergogna dei filoputiniani

di Luciano Caveri

I comunisti italiani nel dopoguerra, ma anche durante la Resistenza, guardavano con speranza all’Unione Sovietica, come simbolo che incarnava l’utopia, finita malissimo, di una possibile rivoluzione.

I filorussi italiani di oggi non hanno nulla a che fare con quel passato, oggi non c’è nessuna utopia e nessuna speranza che dalla Russia post sovietica arrivi qualcosa di diverso del regime incarnato da Vladimir Putin, che è null’altro che una cruda e feroce dittatura, per altro in linea con la storia russa e con l’ipocrisia della definizione “socialismo reale”. Eppure con Putin ci hanno giocato in tanti e elencarli non ha nulla di consolatorio. Quel che conta è l’oggi e il caravanserraglio di persone che ammira o spalleggia in qualche modo il leader russo. E c’è da essere straniti. Ci sono giornali e giornalisti, intellettuali e professori vari, politici di estrema sinistra e estrema destra. Probabile che di mezzo ci siano soldi russi e anche, per chi non li piglia, la fascinazione nei confronti dei regimi autoritari e l’infantilismo dei tic antiamericani per partito preso. Questo filone influenza parte di opinione pubblica anche grazie all’uso sapiente delle fake news, che avvengono con abile regia che da Mosca si diffonde e lo si vede dai profili fasulli sui Social che bombardano l’Occidente con notizie false e strumentali che piacciono ai gonzi, che diventano utili idioti al guinzaglio del nuovo Zar. Evidenti la sua spregiudicatezza, l’ubriacatura di potere e pure una follia solipsistica, agevolata dal suo popolo bue che non si ribella, se non con poche eccezioni soffocate con violenza e con la logica dell’uccisione degli avversari politici.

Mi vergogno per i filorussi italiani e soprattutto mi preoccupo per il futuro dell’Europa per questa schiera di amici e difensori, abili nel manipolare le situazioni e sfrontati nel cavalcare le ragioni dell’orso russo. Ormai lo hanno capito tutte le persone ragionevoli: Putin vuole rifare la vecchia Unione Sovietica e avere un cuscinetto vasto che ricordi il vecchio Patto di Varsavia: un delirio senile da prendere sul serio, come mostra la tragica vicenda ucraina. I suoi amichetti e ammiratori italiani sperano nella sconfitta degli ucraini e lo fanno in una logica autolesionista da lettini dello psicoanalista, tranne chi - come abbiamo detto - prende soldi nella triste logica della “pecunia non olet”, mentre i rubli puzzano orribilmente e la sfida con l’Occidente diventa il fatto principale in questo scenario. In questo contesto ci sono, come sempre in Italia, che si arrampicano nel tentativo di mantenere verginità sull’attitudine ipocrita del genere “né con la Russia né con la NATO” o il terribile tentativo di parallelo fra Navalny e Assange, che è come malevolmente mischiare mele e pere. La stessa ipocrisia di chi mischia nell’appello alla PACE scenari con diverse logiche geopolitiche come Gaza e Ucraina con appelli assurdi come la chiusura delle fabbriche di armi. Come si pensa in Europa e in altri posti nel mondo di difendersi dalle follie dei dittatori e delle loro autocrazie se non con una capacità di reagire.

Il riarmo europeo avrà una logica difensiva necessaria, specie se vincerà Donald Trump che vuole mollare l’Europa ai suoi destini in una logica di ignoranza e stupidità che lascia allibiti.. Esistono davvero dei pacifisti nefasti che già si manifestarono nell’humus vario alla vigilia delle due Guerre Mondiali novecentesche, facendo solo dei danni gravissimi. Intendiamoci: ci sono certi pacifisti sognatori in buona fede, ma la loro logica visionaria dev’essere corretta dalla drammatica difficoltà in cui possono trovarsi, ora come allora, le democrazie Occidentali. Ma ce ne sono molti che non giocano col’Occidente e la loro confusione mentale finisce per fare il gioco dei “cattivi”, che come si vede in certe triangolazioni Russia-Corea del Nord-Russia si stanno muovendo con l’alleanze del Male, che non si combattono con le buone intenzioni e con ridicoli appelli al “volersi bene”. Lo riassume bene, nel suo recente documento, il Movimento Federalista Europeo, che chiede più Europa: “Il momento è drammatico, e non possiamo sperare ci siano scorciatoie o facili soluzioni. Possiamo solo resistere o soccombere. Possiamo fingere di sostenere una pace che è invece una resa che non fermerà Putin, come non aveva fermato Hitler; possiamo fingere che l’intera Unione europea non sia sotto attacco, con il suo stato di diritto, la sua libertà, la democrazia, il suo modello di economia e società sostenibili, la sua vocazione di pacificazione e di unità dei popoli; possiamo anche fingere che sia possibile convincere Trump che non è interesse dell’America abbandonare l’Europa al suo destino e alla conquista di Putin; ma fingere non ci salverà dalla realtà di una capitolazione ingloriosa e dalla fine di tutte le nostre speranze”.

Impegno difficile, più facile e certo legittimo manifestare fra striscioni, girotondi e slogan, così distanti dalla realtà e certe parate - spiace dirlo - sono un’arma di distrazione di massa. Meno cuore, più cervello. Bravo, in occasione dei due anni dall’aggressione russa, Claudio Cerasa su Il Foglio: “Piero Calamandrei, grande giurista, ripeteva spesso che la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare. Negli ultimi due anni, l’occidente bistrattato, demonizzato e maltrattato – spesso da se stesso – è riuscito a mettere in campo una difesa dell’Ucraina che a pensarci solo due anni fa sarebbe stata semplicemente impossibile da immaginare. In due anni la Russia ha conquistato terreno in un Ucraina, ma in due anni la capacità dell’occidente di difendere se stesso, anche attraverso l’Ucraina, ha raggiunto vette incredibili”. L’Europa ha fatto il suo dovere, ma ora deve riflettere ancora di più sul futuro del Vecchio Continente.