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21 giu 2024

L’ago della bilancia

di Luciano Caveri

Essere l’ago della bilancia: è questa un’espressione facile da capire, che dimostra in maniera plastica che cosa si intenda quando, anche nel parlare di equilibri politici, si ottiene un ruolo importante.

Direi che questa è l’ambizione di chi crede alle sorti dell’autonomismo valdostano come elemento originale rispetto al cangiante quadro politico italiano.

Capisco bene come questo, à tour de rôle, infastidisca i partiti italiani, perché si tratta di quella che con la loro ottica si può considerare un’anomalia, mentre per chi ci crede è una sicurezza.

Lo è di certo, se si pensa che dei partiti nati nel dopoguerra restano viventi - per la moria progressiva di sigle più o meno illustri - l’Union Valdôtaine e, per pochi mesi precedenti di fondazione, la SVP del Tirolo del Sud, anche se i decani restano i sardisti del Partito Sardo d’Azione, nato nel 1921, di recente punito dagli elettori dell’isola per la troppa vicinanza con la Lega. Partito che sembrava votato al federalismo, ma che è ormai intriso di sovranismo e giacobinismo nazionalista che cozza naturalmente con partiti identitari, naturali portavoce di comunità fiere dei propri particolarismi politici e culturali.

Autocitarsi può risultare ridicolo, ma ho trovato dei miei pensieri di una quindicina di anni fa che sono sempre buoni: “L’autonomie spéciale est de moins en moins comprise, même puisque nous nous éloignons de 1945 et de 1948, et elle devient la victime non seulement des envies et des jalousies pour un modèle institutionnel original qui ont toujours existé, mais également l’objet de phénomènes de vulgaire mépris et de banalisation. Il soit clair à ce point qu’une défense intelligente ne prévoit ni d’éviter l’autocritique, ni de refuser a priori les critiques qui nous viennent des autres. Notre autonomie est pleine de défauts, nous ne l’avons pas toujours employée comme il faut, nous ne pouvons pas nier que certains choix auraient pu être meilleurs ou différents, même pour ce qui est de l’investissement des ressources et de la programmation. Il serait ridicule de réagir en se défendant à outrance comme s’il s’agissait de lèse-majesté et il est bien d’améliorer les choses sans se contenter de ce qu’on a ou en pensant être meilleurs et plus rusés des autres. Le dicton «tanti nemici tanto onore» peut serrer les rangs, mais nous pouvons nous libérer d’une partie de nos ennemis si nos raisons sont bien expliquées et décrites sans présomption ou impolitesse. Toutefois l’histoire nous met en garde: mieux vaut être vigilants et réactifs dans une logique de communauté unie que trop complaisants ou anesthésiés, comme cela arriva avec le centralisme de la Maison de Savoie du XVIIIème siècle, les déformations de l’Unité d’Italie ou la prise de pouvoir du fascisme, lorsque le moment vécu et ses conséquences ont été compris par très peu de personnes. Aujourd’hui, tout doucement, avec un bruit de fond et souvent avec des exploits journalistiques adressés au grand public, on voit augmenter les polémiques liées aux raisons de la spécialité. On voit souvent à la télé des hommes et des femmes politiques, mielleux au Parlement et à l’occasion de rencontres officielles, dire enfin ce qu’ils pensent: ces spécialités ont encore un sens pour leur argent et leur instruction? Les plus ignorants utilisent l’Union européenne comme prétexte pour la fin des autonomies spéciales, alors que c’est plutôt le contraire parce que le régionalisme et le fédéralisme politique sont une clé pour le futur et non pas les meubles d’une brocante”.

È più o meno nello stesso periodo sostenevo: ”Capisco che ogni riferimento al passato sembra, in questi tempi in cui si vive a gran velocità, sapere di muffa e di passatismo. Ma attenzione al fatto che se non si capisce un fico secco della nostra Autonomia speciale se, a fianco del percorso indispensabile delle norme giuridiche che sono a fondamento della nostra identità politica, non seguiamo, pur nella modestia della nostra dimensione, la storia delle idee. Senza idee o, se preferite, senza ideali, non si va da nessuna parte. Si finisce, purtroppo, come una conchiglia senza la bestiolina dentro, puro soprammobile. Il federalismo parte dall'idea di una composizione d'interessi che porta le comunità ad unirsi, in una logica di patto che prevede il rispetto reciproco e l'utilizzo di regole che consentano al più piccolo dei soggetti in campo di non essere vittima di soprusi”.

Molto nel tempo cambia, ma non i principi. E sia chiaro che attorno alla famosa Autonomia differenziata delle Regioni ordinarie (approvata dal centrosinistra in solitaria nel 2001!), ora appena varata dal Parlamento come incipit di un percorso ancora lungo, che questo deve prevedere - come si sta discutendo con il Governo - uno scatto in avanti per le Speciali. E anche una grande attenzione ai Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), e cioè i servizi economici e sociali che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale in alcuni settori fondamentali. Per noi è fondamentale ribadire i sovraccosti derivanti dal nostro territorio montano!