Ci vorranno lavori importanti per riconsentire il transito stradale verso Cogne e si farà tutto il possibile per accelerare i cantieri e questo a tutela di una località della Valle nota per la grinta e la determinazione dei suoi abitanti fieri del loro modo di essere.
È stata questa la ferita più lacerante causata dal maltempo che ha investito poche ore fa la Valle d’Aosta. L’altra località, Breuil-Cervinia, è stata anch’essa gravemente danneggiata e bisognerà lavorare per tornare alla normalità, ma i tempi saranno più rapidi perché la strada d’accesso è già percorribile.
La Regione interverrà al massimo delle sue possibilità e questo vale anche per i danni causati dalla piena della Dora Baltea nella Bassa Valle e in altre località. Il mondo dell’informazione è stato ovviamente interessato dall’evento e le immagini delle zone colpite hanno fatto rapidamente il giro dei diversi media con un evidente e comprensibile impatto.
Per ragioni ben note le cattive notizie fanno notizia e ci sta. In questo caso, come ho detto più volte di certi fenomeni estremi, sono la triste cartolina che illustra le conseguenze dei cambiamenti climatici. Anche se per onestà ripeto sempre che certe sciagure naturali fanno parte della storia alpina da quando le Alpi sono state abitate, ma certo determinate modalità attuali mostrano accelerazioni dei fenomeni e bizzarrie stagionali di grande violenza. Fa impressione pensare come in alta montagna non ci siano confini. Le vallate del Gran Paradiso vicine a Cogne sono state anch’esse ferite gravemente dagli eventi calamitosi e lo stesso vale per il Cervino, visto che Zermatt, la celebre località svizzera confinante con la Valtournenche, è stata anch’essa travolta dal maltempo.
Quando si parla di necessità di adattarsi ai cambiamenti, oltre a cercare di arrestare il riscaldamento globale che è il motore di certi eccessi, sta proprio nella necessità di convivere con certi rischi con tutte le modalità possibili, sapendo che non si possono azzerare.
Ora, mentre si lavora per ripristinare i luoghi e i servizi stravolti dalla furia della Natura, emerge la già citata preoccupazione di un cortocircuito dell’informazione che troppo spesso dipinge con dovizia di particolari quanto avviene di male e abbandona facilmente il filone per trovare un altro altrove altrettanto drammatico nel fil rouge con cui si susseguono le cattive notizie.
Per cui la giusta preoccupazione è che in questa estate la Valle d’Aosta, immaginando chissà quali distruzioni generalizzate e quali rischi incombenti, entri per evidenti meccanismi mentali del potenziale turista in una sorta di blacklist, che induca a cancellazioni e disdette per paure di fatto inesistenti.
Ecco perché mi sento, nel mio piccolo, di lanciare un appello accorato e cioè che la Valle d’Aosta è pronta ad accogliere i suoi turisti senza alcun problema nella bellezza di una montagna accogliente e tranquilla. Le pioggia che hanno creato i danni in zone circoscritte hanno più che mai reso la Natura verdissima e rigogliosa e la macchina dell’accoglienza è perfettamente funzionante. Mi auguro che i frequentatori abituali della Valle d’Aosta possano essere ambasciatori di questo messaggio, avendo la consapevolezza dei luoghi e anche la comprensione di una stagione estiva che, nata storta, rischia di pesare sull’economia locale.
Per una volta adopero, a fin di bene, questo mio spazio cangiante per una specie di spot, reso necessario dalla situazione contingente. Spero di essere perdonato, perché una scelta per evitare incomprensioni.
Infine aggiungo un pensiero - avendo letto poco fa delle bestialità - per chi, in modo pervicace, cavalca l’esatto contrario, amplificando i fatti e demonizzando la montagna come se qualunque situazione climatica fosse un horror.