Sono nato come giornalista televisivo e ho sempre ritenuto, nel raccontare le storie, la forza delle immagini sul teleschermo.
Ci sono, tuttavia, situazioni in cui - specie per chi ha responsabilità politiche - è un bene vedere le cose con i propri occhi e soprattutto incontrando faccia a faccia le persone che vivono le vicende, i testimoni spesso, purtroppo per loro, protagonisti di situazioni difficili.
Ci riflettevo visitando, con evidente coinvolgimento emotivo, le due località gravemente colpite dall’ondata violenta di maltempo dei giorni scorsi e questo senza dimenticare altri danni, come quelli in Bassa Valle avvenuti per l’esondazione della Dora Baltea.
Cogne e altre località colpite le avevo viste in occasione dell’alluvione dell’ottobre del Duemila e ricordo bene quella del 1993 che colpì la Valle. Le immagini dal vivo nella mia memoria più impressionanti riguardano Epinel con quella frazione assediata da frane enormi e la montagna ferita e scavata a Lillaz.
Questa volta la situazione ha affondato in particolare nel fango e e nelle rocce precipitati a valle la straordinaria Valnontey, una delle porte di accesso al Parco del Gran Paradiso con questa montagna come sfondo. Sceso dall’elicottero, vista dall’alto la gravità più generale che riguarda la viabilità di accesso e altri gravi smottamenti, incontro i cognein e i diversi soccorritori e vedi subito che cosa è la tempra delle persone di questa vallata e del resto della comunità valdostana accorsa in aiuto.
Apro una parentesi. Questa battaglia dei montanari con la Natura di cui essi stessi fanno parte è storia antica, che affonda le radici sin dal primo popolamento delle Alpi. Ovviamente questo significa la capacità di adattamento che ha seguito nel flusso millenario i cambiamenti climatici e ogni generazione, ma con tempi ben più lunga di certe accelerazioni attualmente in corso, si è trovata di fronte a conseguenze.
Queste nostre generazioni, negli anni Venti di questo primo secolo del nuovo Millennio, vivono sulla loro pelle e sui nostri territori alpini rischi che non vanno drammatizzati ma passano attraverso il proseguimento di interventi di prevenzione e di adattamento, di cui - senza imbeccate “romane” - abbiamo perfetta consapevolezza. E non lo facciamo da soli ma con una serie di collegamenti al di qua e al di là delle Alpi e con tutte le Regioni dell’Arco alpino nel valorizzare esperienze valide e scelte oculate.
Poi il Breuil-Cervinia: l’unica analogia è che il Marmore ha fatto danni così come la Grand Eyvia lungo la vallata di Cogne, ma con ovviamente la particolarità di come la furia delle acque abbia colpito il centro del paese con danni a imprese commerciali e alberghiere. Anche in questo caso c’è stato un ruolo essenziale del volontariato e dei cittadini che hanno preso in mano le pale e fatto funzionare le idrovore assieme naturalmente ad un ruolo - come per Cogne - della Protezione civile valdostana, dei Vigili del fuoco, del Corpo forestale e di tutti gli altri accorsi in aiuto.
Mi sento di garantire che si sta facendo il possibile e i valdostani sanno tirarsi su le braghe, ma esiste anche una responsabilità più generale nella comunità, isolando chi usa un momento difficile per inutili polemiche o per cercare un momento di celebrità a proprio uso.
Con Governo e Parlamento bisogna interloquire in modo serio come si sta facendo e lo faremo con la dignità di una Regione autonoma che non scambia le Istituzioni con i partiti politici e le ambizioni elettorali, affinché anche a livello nazionale ci siano gli interventi che riguardano - negli equilibri dei poteri costituzionali- la legislazione statale comprensiva di risorse.