In questi giorni avrò, in un viaggio verso mete mai viste, parecchi scali in aeroporti grandi e piccoli. Trovo che siano un punto di osservazione interessante dell’umanità cui apparteniamo tutti.
Mi siedo in una sala d’aspetto e che sia il grande hub o poco più di una piccola aerostazione assisto davvero con curiosità ad uno spettacolo dell’andirivieni delle persone. In certi casi per singoli, famiglie o gruppi ci si può baloccare su chi siano e dove vadano.
Gli stessi duty free (se ci sono) o comunque l’insieme di negozi piccoli o grandi mostrano la contraddizione in corso: ci sono prodotti globali, rinvenibili ovunque, ma nelle vicinanze trovi impronte culturali di dove sono che mostrano nello stesso tempo la triste standardizzazione e la capacità di resistenza delle differenze che le singole civilizzazioni rappresentano nelle diverse latitudini.
Non so alla fine quanti ne ho visti che fosse poco più che baracche (tipo Zanzibar) o piste talmente corde da aver paura (come le isole FÆR ØER). poi ci sono i giganteschi aeroporti degli States e anche certi scali europei o asiatici che non scherzano come dimensioni.
Ma tutto ruota naturalmente attorno a loro, gli aerei. Mio nonno materno, che era ufficiale di Cavalleria, mi raccontava dell’impressione che nella Prima guerra mondiale facevano i primi aerei da guerra e mi ricordava il mito fra i soldati dell’Esercito di Francesco Baracca, l’asso dell’aeronautica italiana (gli venne attribuiti trentaquattro abbattimenti di aerei nemici).
Io ebbi il battesimo del volo che ero piccolissimo sull’aereo di Corrado Gex e ricordo il suo volto sorridente, mentre urlavo di paura nei cieli della Valle d’Aosta. Morì purtroppo in un incidente aereo pochi anni dopo.
Io viaggia moltissimo nell’anno in cui ebbi il doppio mandato di deputato nazionale ed europeo ed ero sempre con la valigia in mano nel triangolo - esperienza straordinaria - fra Roma, Bruxelles, Strasburgo e non posso non ricordare certi vantaggi da pendolare del volo Aosta-Roma con suggestivi arrivi e partenze in mezzo alle nostre montagne.
Compatisco almeno due persone che conosco che non volano per legittima paura e ho un amico psicologo che si è specializzato a togliere le paure e far queste anche quelle di volare, come fanno alcune compagnie aeree. Chi rinuncia al volo oggi, di fatto, non approfitta della straordinaria possibilità di girare il mondo, oggi altrimenti preclusa.
Potessi farei quel famoso biglietto per girare il mondo. Ne riferisco le caratteristiche. Il biglietto unico per il Giro del Mondo è un'offerta pensata appositamente per chi vuole fare questo tipo di viaggio e, allo stesso tempo, mantenere un budget basso. Funziona in modo semplicissimo: si chiama “Round the World ticket” ed è un unico biglietto aereo, ma dura 12 mesi e permette di fare mediamente 16 tappe in giro per il mondo a nostro piacimento. E costa davvero poco: in media facendo questo biglietto unico si aggira attorno ai 2500 euro e certo costa di più se si vuole viaggiare in business. Le regole per poter usare il biglietto per il Giro del Mondo sono poche, ma vanno rispettate necessariamente. Innanzitutto il giro in questione deve davvero essere un giro: o si va verso est, o verso ovest, senza mai tornare indietro. Inoltre la durata non può superare i 12 mesi di viaggio totali. Esiste anche una regola ulteriore: l'ultimo volo deve atterrare per forza dall'aeroporto da cui abbiamo cominciato il giro.
Siete tentati? Aggiungo solo una frase di Richard Bach, aviatore e scrittore (cito il famoso Il gabbiano Jonathan Livingston: “Ma ogni volta, ogni singola volta, l’avviamento del motore segna l’inizio del viaggio. Se volete farvi un’idea dell’avventura del volo, aspettate il momento in cui i motori cominciano a girare. In qualunque pagina della storia dell’aviazione, per qualsiasi tipo di aeroplano, in quell’istante c’è un frammento o un grosso blocco di avventura, di epopea e di fascino. Il pilota, nell’abitacolo, prepara se stesso e il suo aeroplano. In tutte le lingue, con un centinaio di termini diversi, viene il momento in cui una parola o un segnale hanno un unico significato: Vai. «Libero!»”.