È indubbio di come sia sempre necessario mantenere viva la curiosità intellettuale, che - come definizione e nei fatti - dovrebbe più o meno suonare così: “Capacità di aprire il proprio campo di conoscenze, di avere una mente aperta, di acquisire continuamente cose nuove e di imparare quanto utile dalle esperienze pregresse”.
Una sorta di ginnastica mentale che può anche servire per mettere assieme pensieri su questioni apparentemente diverse in un disegno utile di riflessione.
Provo l’esercizio, mettendo assieme due vicende che, all’apparenza, potrebbero sembrare distanti.
Sono reduce dalla Fête des Alpes svoltasi al Piccolo San Bernardo e aspetto con interesse e anche con una certa emozione la visita di sabato prossimo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della quale nei mesi scorsi mi sono interessato nei contatti con il Quirinale.
Può esistere un legame fra due cose in apparenza diverse? Direi proprio di sì. Non sto a sottolineare la valenza storica e simbolica del Colle con radici nel neolitico e tracce delle epoche successive e transiti noti (potrebbe essere ragionevolmente passato di lì anche Annibale con i suoi elefanti). L’Ospizio dal Medioevo in poi è un presidio nel nome del Santo valdostano San Bernardo (che mai nacque a Menthon, come rivendicavo con un falso storico).
Durante la Fête ci sono stati due momenti significativi che evoco in sintesi.
Il primo riguarda la cooperazione transfrontaliera fra Italia e Francia su quella frontiera nata nel 1860 con l’annessione - che cambiò anche la Valle d’Aosta e i suoi rapporti politici - della Savoia alla Francia. Dagli anni Novanta del secolo scorso, con Interreg, è nato un rapporto che ha consentito una miriade di progetti fra Valle d’Aosta e Savoia. Attività che sta proseguendo ancora oggi.
Ma lo scatto in avanti oggi passa attraverso il Trattato del Quirinale che in molte sue parti, nell’allargare la cooperazione transfrontaliera, offre grandi spazi per le comunità locali. Questo può avvenire subito, benché i rapporti fra i rispettivi Governi nazionali siano freddini.
Ecco il link con quanto avverrà con la visita del Capo dello Stato ad Aosta tra pochi giorni: Mattarella e Emmanuel Macron hanno avuto coraggio di definire il Trattato e le discussioni su nuove strade per la cooperazione sono da seguire in fretta. Così la presenza del Presidente della Repubblica diventa simbolo e strumento su materie che vanno - come dico ripetutamente- al di là di quanto previsto dalla politica comunitaria.
Ma al Piccolo San Bernardo, assieme al Presidente della Savoia, Hervé Gaymard, abbiamo anche evocato un grande scrittore, che da alpino diciassettenne arrivò da Asiago in Valle d’Aosta. Parlo di Mario Rigoni Stern, che si trovò poco dopo sul fronte a combattere contro la Francia nella sciagurata guerra voluta da Mussolini nel 1940. Dopo quel fronte, finì a combattere in Albania e visse la tragedia della ritirata di Russia con il celebre Battaglione Cervino, decimato in quella dolorosa fuga. Non aderì infine alla Repubblica di Salò, una scelta di totale asservimento ai nazisti e finì nei campi dì concentramento in Germania. Nel dopoguerra scrisse libri su queste sue esperienze e fu cantore inimitabile e intenso del mondo alpino.
Il figlio Gianni, durante la Fête, ne rievocato la figura e Gaymard ha raccontato di un’amicizia nata dopo la lettura, dovuta al caso di un libro trovato in una libreria parigina, cui seguì un’intensa conoscenza personale con tanto di visita proprio al Piccolo San Bernardo e nelle zone dove Rigoni Stern aveva vissuto da alpino.
Ebbene, anche questo si lega con il Trattato del Quirinale, che parla della montagna e ciò rientra nell’insieme di ragionamenti utili al cospetto del Presidente Mattarella. Quando si discusse alla Camera della ratifica della Convenzione alpina, l’allora deputato Mattarella fu relatore alla Commissione Esteri e io, che con lui ho vissuto a lungo il lavoro nella Commissione Affari Costituzionali. lo incontrai per spiegare la situazione della montagna alpina in vista del passaggio parlamentare. Dimostrò competenza e interesse.
Tutto si tiene. Risale grossomodo a quell’epoca un articolo visionario di Rigoni Stern su La Stampa, di cui era editorialista acuto e serio conoscitore della montagna e dei suoi problemi, a differenza di molti che scrivono di montagna senza conoscerla e averla dentro.
Così diceva: «Le Alpi saranno una risposta a una sfida: sfida della natura e del mondo moderno. Nei secoli passati la gente trovò nelle montagne un luogo per continuare a vivere e lavorare in pace; avvicinandoci al 2000 ancora sulle montagne l'uomo troverà rifugio per superare un sistema che disumanizza e che lascia poco spazio a quelle che sono le vere ragioni dell'esistenza: l'amore, la socialità, il lavoro ben fatto. La montagna è diventata una terra da conquistare per vivere meglio».
Così è ancora oggi per chi abbia il cuore per capirlo.