Il cambiamento climatico implicherà sempre di più situazioni estreme ben più numerose che in passato e sulle Alpi, come altrove, lo sappiamo già, purtroppo e ne abbiamo conferma anche in queste ore.
L’Agenzia Ambientale Europea ha stilato una lista degli eventi estremi che costituiscono un maggior rischio per l’Europa e questa comprende: ondate di calore, piogge torrenziali, inondazioni, tempeste di vento, siccità, grandinate e mareggiate.
Chi mi legge sa che trovo essenziale, visto che mi occupo della materia del Digitale, riflettere sui sistemi di allerta della popolazione.
Ricevo, come molte altre persone nella pubblica amministrazione in Valle d’Aosta, un avviso dalla Protezione civile, diffuso anche attraverso diversi strumenti (fra i quali comunicati stampa ripresi dai media) dei messaggi di allerta.
La Regione autonoma è divisa per zone e i messaggi ricevuti, nel mio caso via SMS, specificano le zone che potranno essere colpite da eventi più o meno pericolosi, a seconda delle previsioni meteo. Giorni fa, ad esempio, c’era – con allarme emesso il giorno prima – un’allerta di colore giallo e cioè la previsione di “Temporali forti e diffusi e piogge. Frane e innalzamento dei livelli nei torrenti”.
Naturalmente ci sono poi interlocuzioni più specifiche nei momenti critici fra autorità pubbliche e la complessa macchina della Protezione Civile. Ad esempio, in episodi recenti di alluvione, ci sono modalità di controllo sul movimento delle acque sulla Dora Baltea, che resta il fiume più importante della Valle per il suo possibile impatto sulle popolazioni.
Prezioso in futuro sarà l’utilizzo vero (sinora in Valle d’Aosta c’è stata una sola sperimentazione) di IT-alert, che è un nuovo sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione che vive in Italia, diramando ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso. Si tratta di un allarme rumorosissimo e riconoscibile dal suono che squilla sul telefonino e io l’ho testato vicino a Los Angeles, l’anno scorso, per l’approssimarsi e i movimenti di un tifone minaccioso e in Valle ha squillato, mesi fa, una volta per prova.
Questo è il futuro ed è intollerabile che per ora sia solo dal centro, da Roma, che si possa azionare questo sistema, che funziona ovviamente se opportunamente decentrato!
Zoë Schlanger sul The Atlantic, giornale americano, ha pubblicato un articolo interessante, ripreso e tradotto da Internazionale. Racconta di questi sistemi di allarme testati personalmente in Canada e negli Stati Uniti e scrive: “Il cambiamento climatico è qui, e queste sono le emergenze che porta con sé. Ogni allerta segnala il ridursi della distanza con il futuro da cui gli scienziati ci hanno messo in guardia.(…) Per il momento sono ancora una novità, ma con l’avanzare del cambiamento climatico e il moltiplicarsi degli eventi estremi queste notifiche saranno sempre più comuni. Con il tempo certi eventi meteorologici estremi legati al clima potrebbero diventare così ripetitivi che i pericoli che pongono – anche se non meno inquietanti – cesseranno di essere percepiti come eccezionali. Questa tendenza degli esseri umani è a volte chiamata shifting baseline syndrome. Chi si occupa di gestione delle emergenze la chiama alert fatigue (stress da allerte), e potrebbe diventare uno dei maggiori problemi del settore con l’aumentare dei disastri climatici”.
Questo per dire che bisogna avere buone previsioni meteo, saperle comunicare e evitare il rischio della celebre favola “al lupo, al lupo”!
Riferendosi a Alert, spiega: “Questo servizio può salvare delle vite, ma la sua efficacia è minacciata dalle storture burocratiche e dalla capacità umana di normalizzare pressoché ogni cosa.Jeannette Sutton, una sociologa che si occupa di allerte e notifiche al College of emergency preparedness dell’università di Albany, mi ha detto che lo stress da allerte è probabilmente alimentato da un cattivo uso del sistema”.
Insomma, bisogna usarlo con l’opportuna misura, ma – sostiene la giornalista – non se ne può fare a meno: “Le notifiche sulle allerte climatiche sono la nostra nuova realtà. Chi si occupa di emergenze continuerà a cercare di mantenere viva l’attenzione delle persone, lottando contro la perdita d’interesse che segna questa strana condizione umana: quando siamo in pericolo potremmo non sentirci spinti a fare qualcosa. Anche se psicologicamente i nostri punti di riferimento cambiano, continuiamo ad avere corpi con ossa fragili e limiti di sopportazione della temperatura. Continueremo a fare i conti con ondate di calore e tornado. Perciò, la prossima volta che riceverete una notifica d’allerta, fate uno screenshot e seguite le istruzioni. Anche se le troverete fastidiose, non disattivatele. In futuro una notifica potrebbe salvarvi la vita”.
In Italia sul tema, sapendo di una conformazione regionale e provinciale, che si eviti la centralizzazione eccessiva del sistema!