Quando si cresce in quella passerella fra adolescenza e età adulta ognuno di noi, a seconda delle proprie visioni e forse anche delle proprie speranze, si costruisce un Pantheon di personalità di riferimento, spesso delle vere icone.
Non starò ad elencare le mie, ma vorrei dire di come spesso certi miti costruiti attraverso le letture finiscano nel tempo con evaporare o perché non rientrano più nella propria visione delle cose o perché la persona cui ci si era affezionati smette di essere oggetto di ammirazione, perché si scopre che quel che la rendeva ammirevole era purtroppo più apparenza che realtà.
Penso all’Abbé Pierre, il cui vero nome era Henri Antoine Groués, detto Abbé Pierre, che mi pareva esemplare per la sua dirittura morale mista ad un coerente azione politica. Così racconta la branca italiana della associazione da lui creata, Emmaüs: “Nasce il 5 agosto 1912 a Lione, quinto di otto figli, da una famiglia benestante. Compie gli studi presso il Collegio dei Gesuiti di Lione. A 13 anni, partecipa attivamente al Movimento Scout di Francia. A 16 anni, durante una gita in Italia, sosta ad Assisi. L’incontro con S. Francesco, specie al Convento Le Carceri, gli fa prendere la decisione di farsi Cappuccino. A 19 anni entra nel Convento di clausura dei Cappuccini di Lione, dopo aver distribuito ai poveri la sua parte di eredità. Vi rimane 7 anni, per gli studi di filosofia e teologia. Mel 1938 viene ordinato sacerdote, assistito dal padre De Lubac. L’anno successivo, per motivi di salute, lascia la vita monastica e viene incardinato nella Diocesi di Grenoble. In seguito viene nominato Vicario della cattedrale. Nel 1942 comincia, per caso, un’intensa azione di salvataggio delle vittime della tirannia nazista. E’ in questa occasione che l’Abbé Groués, diventa l’Abbé Pierre. L’Abbé Pierre salva diverse persone (ebrei, polacchi) ricercate dalla Gestapo. Falsifica passaporti, diventa guida alpina e trasporta attraverso le Alpi ed i Pirenei le persone in pericolo. Nel 1943, diventa partigiano ed organizza l’Armata di Vercors che tanta parte ha avuto per la liberazione della Francia dal nazismo. Ricercato lui stesso dalla Gestapo, come Abbé Houdin, rientra a Parigi ed organizza un nuovo laboratorio di documenti falsi. Verso la del 1944, di ritorno da una viaggio alla ricerca di nuovi passaggi in Spagna di persone in pericolo che la Svizzera non accettava più, viene arrestato dalla Gestapo. Riesce a scappare e viene spedito ad Algeri in aereo nascosto in un sacco postale. Dopo la guerra, rientra a Parigi e viene eletto Deputato alla Assemblea Nazionale. Nel 1947 fonda con Lord Boyd Orr, il Movimento Universale per una Confederazione Mondiale. Nel 1949, con André Philip presenta un disegno di legge per il riconoscimento dell’Obiezione di coscienza. Verso la fine del 1949, accoglie a casa sua, George, assassino, ergastolano, mancato suicida. Inizia il Movimento Emmaüs”.
Mi fermo qui per dire di come si poteva essere ammirati da una personalità che aveva come indirizzo un aiuto vedo alle persone più povere e più fragili, nel corso della sua lunga vita. Avevo letto i suoi libri e coltivato la speranza, mai realizzata di incontrarlo. Ora non vorrei più farlo, dopo la scoperta delle numerosi abusi e persino violenze sessuali da lui perpetrate sin da epoca lontana e che dimostrano quanto si possa essere addolorati, quando si scoprono cose così.
Leggevo sul giornale svizzero Le Matin: “Comment le silence a-t-il tenu aussi longtemps autour de l’Abbé Pierre? La volonté de protéger l’image d’un homme sacralisé par son action en faveur des démunis, le sentiment d’impuissance des victimes, ont pu, selon les observateurs, contribuer à ce que personne ne parle”.
Una storia incredibile e lo stesso Papa Francesco, nel corso del recente viaggio, ha detto ai giornalisti, come dice una cronaca di Le Monde che ha posto la questione al Pontefice: “ «Je ne sais pas quand le Vatican l’a appris. Je ne sais pas. Je ne sais pas parce que je n’étais pas ici et ça ne m’est pas venu à l’esprit d’effectuer une recherche sur cela. Mais, certainement, après la mort de l’Abbé Pierre en 2007, c’est sûr. Mais avant, je ne sais PAS».(…) L’abus sexuel des enfants et des mineurs est un crime ! C’est une honte ! », a condamné le souverain pontife, alors que la plus jeune victime connue de l’abbé Pierre avait 8 ans au moment des faits”. Che brutta storia (sono passati 18 anni dalle notizie giunte in Vaticano), che ci obbliga a riflettere non solo sulla debolezza umana, ma anche su come una vita straordinaria e nobile d’improvviso crolli di fronte ad un’esistenza parallela del tutto sfasata rispetto all’affermazione dei principi che sembravano solidi e convincenti.
Fa venire i brividi citare una sua celebre frase: ““Pour avoir le droit de parler, il faut avoir les mains propres. Il faut avoir eu le courage de reconnaître, de réagir si on s’est trompé.”
Lui sapeva bene a che cosa poteva riferirsi. Chi ha voglia di capire di più cerchi il podcast su France Inter con un’inchiesta che lascia sbigottiti e si scopre che c’è chi, come il celebre filosofo Jacques Maritain, qualche notizia l’ebbe già tantissimi anni fa e tacque, complice di una ragnatela di omertà.