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24 set 2024

Il nodo immigrazione

di Luciano Caveri

La questione immigrazione è un bel rompicapo e assieme un tema decisivo per il futuro che non consente semplificazioni. Insopportabile chi predica le “porte aperte” in Europa e altrettanto priva di senso la opposizione di chi, invece, vorrebbe sigillare le frontiere dell’Occidente.

Perché dico questo? La clamorosa crisi demografica che investe il Vecchio Continente ci obbligherà ad avere flussi di immigrazione, senza i quali il venir meno di lavoratori in diversi settori e il progressivo invecchiamento della popolazione rischiano di essere una morsa pericolosa per la tenuta delle nostre società. La soluzione non può in nessun modo essere risolta con gli arrivi clandestini attraverso i “barconi”, che arricchiscono le Mafie di vario genere.

Vanno perseguite due soluzioni: la prima riguarda flussi regolari frutto di accordi fra Stati, che consentano quote ragionevoli e ben definite; la seconda – che non è benaltrismo – è quella di aiutare i Paesi da cui oggi fuggono i migranti. Entrambe sono questioni delicate. Nel primo caso bisogna evitare di svuotare certi Paesi delle migliori risorse umane, nel secondo resta evidente un problema di assenza di democrazia in regimi con élites corrotte che già in passato hanno tratto profitti a loro beneficio del soldi della famosa cooperazione internazionale ed è stato come versare acqua in bidoni bucati.

Tutto ciò, beninteso, consentendo sempre in Italia (e in Europa con regole nuove per equilibrare il numero di migranti accolti) il diritto di asilo, riconosciuto dall'articolo 10, terzo comma, della Costituzione secondo il quale "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge". Oggi sappiamo che sul tema esistono vaste speculazioni e soprattutto meccanismi lenti e diseguali di cui approfittano troppo spesso cattivi soggetti.

Certo bisogna far chiarezza anche sui cittadini stranieri più giovani già presenti con riferimento in particolare ai più giovani e chiudere senza ipocrisie, con una scelta, un dibattito politico sinora infruttuoso e che ruota attorno ad alcune soluzioni. Esiste il principio dello ius soli (dal latino “diritto del suolo”), prevede – pur con qualche modalità applicativa differente - che la cittadinanza sia acquisita per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato.

Vi è poi lo ius sanguinis, che prevede che la cittadinanza sia acquisita per discendenza o filiazione con dei maneggi negli anni mica da poco. In Italia, si ottiene la cittadinanza tramite questo principio, o per naturalizzazione. Pertanto, il cittadino di origine straniera, anche se nato in Italia, non acquisisce automaticamente e autonomamente la cittadinanza italiana, neanche se i suoi genitori risiedono regolarmente nel territorio da molti anni.

Si discute molto dello Ius scholae e cioè il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che avessero risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e che vi avessero frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio, in uno o più cicli scolastici. C’è qualche analogia con lo “ius culturae”, vale a dire l’ottenimento della cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia o entrati entro il 12esimo anno di età, che avessero “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”, conclusi con la promozione.

Intanto in molti Paesi europei si immagina di riflettere su restrizioni sull’immigrazione: lo stanno facendo coalizioni di sinistra in Danimarca e in Germania o di destra in Svezia. In Francia questa la linea descritta in queste ore da Le Monde con il neonato Governo Barnier: “Le premier ministre a estimé que l’on devait «traiter cette question de l’immigration avec beaucoup plus de rigueur». «Il y aura des ruptures, beaucoup plus de fermeté et en même temps de l’humanité», a-t-il ajouté, précisant qu’il s’agitde «la ligne» qu’il compte «suivre» avec Bruno Retailleau, nouveau ministre de l’intérieur. «On va faire des choses pratiques, comme tous nos voisins, pour maîtriser et limiter une immigration qui devient souventinsupportable et qui d’ailleurs conduit à ne pas bien accueillirceux qu’on accueille chez nous», a poursuivi le premier ministre. «Il n’y aura pas d’idéologie, il n’y aura pas de sectarisme» a-t-il toutefois assuré, en projetant de prendre des mesures également«en bonne intelligence avec eux [nos voisins européens]» “.

Già, l’Unione europea, che deve finalmente uscire senza ambiguità con una linea comune non facile ma ormai indispensabile e gli equilibri su questi temi mostrano che l’unanimità per decisioni di questo genere è e resta un limite per fare avanzare l’integrazione europea su temi decisivi come questo.