In una Bruxelles che pareva città equatoriale, abbiamo presentato al Comitato delle Regioni la figura di San Bernardo di Aosta. Manifestazione in collaborazione con il Consiglio regionale e in particolare con il Segretario Corrado Jordan.
Con autorità di vario genere presenti, ho avuto l’onore di fare da animatore in un tono leggero e non cattedratico.
A chiudere la logica è diventata festiva grazie a fontina, prosciutto di Bosses e vini valdostani, apprezzatissimi.
Ho avuto sempre ai miei piedi “Napoleone”, un cane San Bernardo di proprietà di una famiglia belga che l’acquistò da cucciolo proprio al Colle del Gran San Bernardo. Nome giusto - ho ricordato - visto che il Général passo proprio di lì nel 1800, dipinto da Jacques-Louis David a cavallo, anche se probabilmente l’equino era un meno nobile mulo.
Occasione quella nella Capitale europea per affermare a caratteri di fuoco la valdostanità del Santo e non a caso, in chiusura della manifestazione, ho ricordato come l’ascendenza savoiarda sia ormai chiarito trattarsi di una panzana.
Sul Dizionario biografico Treccani Raffaele Volpini scrive:”Più comunemente conosciuto come "Bernardo di Mentone" per le origini nobiliari falsamente attribuitegli dalla tarda leggenda, è invece nelle fonti liturgiche (secoli XIII - XIV) indicato come "Bernardus Mont Iovis", con riferimento alla località, oggi legata al suo nome, in cui sorse il celebre ospizio (Gran San Bernardo), od anche, più tardi, "Bernardo di Novara", dalla città che, per avere conservato il suo sepolcro, si è trovata al centro del culto del santo. Le testimonianze più antiche, tuttavia, offrono unicamente la menzione dell'ufficio ecclesiastico, da lui ricoperto, di arcidiacono di Aosta. Le notizie biografiche, già estremamente scarse, sono state poi rese più confuse dalle complicazioni di una sprovveduta ma anche fortunata falsificazione agiografica. Il compilatore, che visse agli inizi del secolo XV, si attribuisce il nome di Riccardo di Valdisère e si dichiara compagno e poi successore di Bernardo nell'arcidiaconato di Aosta e, pertanto, testimone dei fatti che narra. Approfittando del vuoto di notizie storiche, pressoché completo, poté ricostruire ex novo la biografia del santo, non solo accogliendo ed amplificando gli svolgimenti di una già ricca tradizione popolare, ma piegando anche quelle risultanze a uno scoperto intento encomiastico nei confronti di alcune nobili famiglie della Savoia, a cui venivano assicurate lontane ascendenze carolinge. Ne derivano, in un contesto di bizzarre divagazioni mitologiche, che si riallacciano alla preistoria pagana del Gran San Bernardo, tutti i dati fino al principio di questo secolo pacificamente acquisiti al profilo biografico di Bernardo e, in particolare, con l'assegnazione del santo alla famiglia baronale di Mentone, le delimitazioni cronologiche della vita (anno 923 per la nascita e 1008 per la morte)”.
Oggi, invece, per bocca anche di Papa Francesco pochi mesi fa in Vaticano in un incontro dedicato al Santo, sulla nascita aostana nulla quaestio e preciso a proposito che Menthon sulle sponde del lago di Annecy ha aggiunto fraudolentemente il nome del ”nostro” Saint-Bernard.
Ricordo con commozione quel momento con il Pontefice la conclusione di quel discorso così bello del Pontefice, ormai colpito nel fisico indebolito, ma lucidissimo nei suoi propositi: “Carissimi, visto che alcuni di voi sono guide alpine e maestri di sci, vorrei concludere ricordando il vostro Santo Patrono attraverso due simboli della montagna: la piccozza e la cordata. La piccozza di San Bernardo è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti; la sua cordata è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo i sentieri rischiosi, per giungere alla meta. Auguro a tutti di percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto cammini dentro il cuore. Abbiamo il coraggio di camminare dentro il cuore per sapere cosa sente il cuore, cosa dice il cuore? Benedico voi e il popolo valdostano, e vi chiedo per favore di pregare per me”.
Ho regalo alcune copie del libro edito dalla Presidenza del Consiglio, che spero possa essere stampato anche a beneficio delle librerie e dunque del pubblico. È un lavoro importante che restituisce quel che si sa di San Bernardo e del culto a lui dedicato.
Una figura non solo di uomo di Chiesa, di gran predicatore, ma si intravvede nel suo apostolato un segno marcante profondamente politico non solo nel tentativo di ricucire fra Papato e Impero a pochi giorni dalla sua morte, ma gli Ospizi che aprì a beneficio della tutela dei Colli e dei viaggiatori furono un segno marcante in epoca medioevale.