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21 ott 2025

Il diritto di voto

di Luciano Caveri

L’astensionismo, che siano le elezioni regionali, quelle politiche e anche quelle comunali, è una rinuncia al diritto di voto.

Intendiamoci: ho più volte segnalato come da tempo questo diritto non sia più considerato in Italia come un dovere da sanzionare, se ci si rinuncia.

Quindi, al di là della ”punizione”giuridica inesistente, resta un ragionamento sul piano morale.

Il percorso, che ha condotto all'istituzione del suffragio universale in Italia (inteso come diritto di voto a tutti i cittadini maggiorenni di entrambi i sessi) si è sviluppato per tappe significative, partendo dalle limitazioni di censo del Regno di Sardegna fino alla piena estensione nel secondo dopoguerra. Ecco le tappe principali:

Data cardine anche per la Valle d’Aosta fu il 1848 (un secolo dopo arrivò lo Statuto di Autonomia valdostano!), quando il Regno di Sardegna approvò una sua Costituzione, lo Statuto Albertino e una legge elettorale. Giubilo, all’epoca, anche in Valle d’Aosta.

Il diritto di voto era assai ristretto e veniva regolato da criteri fortemente censitari (legati al reddito e alla proprietà) e di capacità (alfabetizzazione).

Votavano, infatti, solo i maschi che avessero almeno 25 anni, che sapessero leggere e scrivere e pagassero un censo minimo (solitamente 40 lire).

L'elettorato era di conseguenza ristrettissimo, pari a circa il 2% della popolazione del Regno (che, dopo l'Unità, divenne circa il 2% della popolazione italiana).

Così nel 1882 - siamo nel Regno d’Italia - venne approvata la Riforma De Pretis. Prevedeva l’abbassamento la dell'età minima a 21 anni e riduzione del censo. Venne introdotto il criterio dell'istruzione: il diritto di voto viene esteso a tutti i maschi che avessero completato il ciclo elementare obbligatorio (o che dimostrassero di saper leggere e scrivere), raddoppiando l'elettorato.

La scala del rafforzamento del diritto di voto ha ulteriore data simbolo nel 1912 con la Riforma Giolitti (Suffragio universale maschile de facto). Si passa al suffragio universale maschile con restrizioni. Potevano votare tutti gli uomini di 30 anni compiuti, a prescindere dal livello di istruzione o dal censo e i maschi con 21 anni compiuti che sapessero leggere e scrivere o che avessero prestato servizio militare. Questa legge portò il corpo elettorale a circa il 24% della popolazione totale. Le elezioni del 1913 furono le prime a suffragio maschile allargato.

Altro passo in avanti nel 1918 attraverso il Suffragio universale maschile de jure con la legge che estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni e, indipendentemente dall'età, a coloro che avessero prestato servizio nell'esercito mobilitato durante la Prima Guerra Mondiale, eliminando le restrizioni. Il periodo di dittatura Fascista con la soppressione fel voto fecero fare un passo indietro autoritario, di cui certi attuali cantori del fascismo non parlano volentieri.

Infatti nel 1928, con la riforma elettorale fascista, il sistema rappresentativo venne abolito e sostituito con un meccanismo di lista unica e di plebiscito, che di fatto soppresse il suffragio universale e la libera espressione del voto.

Con la caduta del fascismo e nel vento di libertà del dopoguerra si assumono le decisioni cardine. Il 1 Febbraio 1945 si sancisce il Diritto di voto alle donne con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 (Decreto Bonomi), che afferma il diritto di voto alle donne che avessero compiuto i 21 anni di età (età che era allora il limite per votare anche per gli uomini). La legge stabilì che potessero votare ma non essere elette inizialmente, eccezion fatta per alcune categorie di cariche amministrative.

Il 10 Marzo 1946 si giunse all’eleggibilità delle donne con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 74, che estese appunto la possibilità per le donne di essere elette (elettore ed eleggibile).

Così il 2 Giugno 1946 si sancì il Suffragio universale pieno. LE donne votano per la prima volta a livello nazionale il Referendum istituzionale (Monarchia o Repubblica) e per l’elezione dell'Assemblea Costituente.

Questo momento segna l'effettivo e stabile raggiungimento del suffragio universale (maschile e femminile) in Italia. Insomma: un percorso travagliato per ottenere quanto oggi appare come l’assoluta normalità, mentre si è trattato di poco meno di un secolo con saliscendi sino alla meta. Bisogna ricordare i passaggi per rafforzare la coscienza attorno al diritto di voto e la sua importanza. Certo in una democrazia esiste anche la scelta di astenersi e nessuno la può discutere.

Ma una piccola comunità come quella valdostana, che riassume le proprie libertà anche nel contenuto di uno Statuto di Autonomia Speciale, ha nell’esercizio del diritto di voto una potente arma di difesa.

Per dire: noi ci siamo e siamo una comunità coesa che difende tutti i diritti democratici, compreso il voto, che - come credo di avere dimostrato - è stato ottenuto lungo un percorso per nulla banale con il tonfo nella dittatura in epoca fascista.

Ci ragioni chi si astiene!