Esiste un esempio assai potente di come si debba essere attenti a capire la dimensione sempre più globale in cui siamo immersi.
Oggi, tranne la scelta di chissà quale eremo senza alcun contatto esterno e soprattutto senza connessione, il mondo irrompe come non mai nelle nostre vite. Ripeto “come non mai”.
Partirei da dove abito: le Alpi, per poi finire in un mare tropicale.
Penso al famoso storico Fernand Braudel (1902-1985), vedeva le zone montuose come un elemento di struttura geografica e storica a lungo termine (longue durée) , spesso in contrasto con le pianure, le coste e le città, descritti come centri del dinamismo storico.
Per contro le montagne (come gli Appennini, le Alpi, le montagne dell'Atlante) venivano descritte come aree di ritardo e marginalità rispetto alla storia "centrale" che si svolge nelle pianure, nelle città e sul mare.
In una delle sue frasi più citate (e contestate), arrivò a dire - e ne sintetizzo il pensiero - che la storia della montagna consiste nell'"non avere avuto storia" ("la storia della montagna consiste nel non aver avuto una storia"), intendendo una storia di grandi trasformazioni e rotture, che è più tipica delle zone di pianura e di scambio.
Posizione che è stata ampiamente messa in discussione dalla storiografia successiva (penso al mio grande amico Luigi Zanzi)
Gli studi più recenti sulla storia della montagna hanno dimostrato, infatti, che le zone montuose non sono state isolate, ma hanno mantenuto importanti reti di scambio e mobilità commerciali e culturali). Non sono state semplicemente passive, ma hanno avuto una loro "storia attiva" fatta di dinamiche economiche complesse, adattamenti ecologici e processi politici autonomi.
Le Alpi spiccano in questo e la Valle d’Aosta è un esempio sin dalla storia più profonda.
Spostiamoci nell’isola di North Sentinel, situata nell'arcipelago delle Andamane e Nicobare, in India, nel Golfo del Bengala. È abitata da una delle ultime tribù indigene al mondo, che vive in completo isolamento, spesso descritta come "allo stato selvaggio" per il suo rifiuto ostinato di qualsiasi contatto con il mondo esterno.
I Sentinelesi sono considerati discendenti degli antichi Negriti, popoli pygmei che migrarono in Asia sud-orientale decine di migliaia di anni fa (forse fino a 60.000 anni or sono). Sono imparentati con altre tribù delle Andamane come i Jarawa, gli Onge e i Grandi Andamanesi, ma si sono isolati per un periodo lunghissimo, rendendo la loro lingua incomprensibile anche per i vicini. Si stima che vivano sull'isola da almeno 30.000-40.000 anni, in un'esistenza pre-neolitica: cacciano, pescano con arco e frecce (talvolta con punte di metallo riciclate da relitti), vivono in capanne comunitarie e rifugi temporanei sulle spiagge, e mantengono una popolazione di 50-200 individui (stime imprecise, poiché non permettono censimenti). L'isola, di circa 60 km² (grande quanto Manhattan), è coperta da foresta densa e circondata da barriere coralline, che ne facilitano la difesa naturale.
Questa tribù è stata scoperta dagli occidentali nel Settecento ed è stata vittima di diverse miserie in epoche coloniale fra rapimenti, violenze, malattie portate nei contatti con le spedizioni europee.
Traumi che alimentarono l'ostilità della tribù verso gli estranei. Dopo l'indipendenza dell'India nel 1947, il governo indiano ereditò le Andamane e, nel 1956, dichiarò North Sentinel una riserva tribale protetta vietando l'accesso entro 5 km (poi esteso a 5 miglia nautiche) per prevenire genocidi simili a quelli subiti da altre tribù.
Negli anni '60-'90, ci furono alcune spedizioni per studiare la vita di questa popolazione con rari contatti pacifici, ma poi queste missioni cessarono nel 1997 per motivi etici: il rischio di introdurre epidemie era troppo alto, e i Sentinelese dimostrarono di non volere contatti.
Lo dimostrò nel 2018 il caso del missionario americano John Allen Chau, 26 anni, sbarcò illegalmente per predicare il cristianesimo e fu ucciso dalle frecce della tribù e il suo corpo per non venne recuperato per non disturbare i nativi.
Oggi, l'isola è sorvegliata dalla Guardia Costiera indiana contro bracconieri e turisti e c’è chi si spinge a definire gli abitanti dell’isola come protagonisti di una “resistenza eroica”.
In un suo libro Simone Guida osserva: “Di fatto, i sentinellesi conducono un'esistenza orwelliana, non sapendo che, fuori dalla loro isola, c'è qualcuno, l'India, che tiene d'occhio le loro vite in stile Truman Show, che in teoria li governa e che potrebbe decidere di bombardarli e sterminarli da un momento all'altro. Per quel che conta, e benché probabilmente non ne siano consci, i sentinellesi sono vittime dell'inganno dei confini, auto-segregatisi in un luogo che è anche il loro ultimo bastione difensivo”.
Per dire che oggi, ancora più di ieri, nessuno può illudersi di vivere in una bolla, a meno che non lo capisca a pieno.